I giovani arabi si ribellano. E Noi?

In queste settimane i giovani arabi si stanno ribellando contro i loro governi. Si parla di primavera del Nord Africa. Tutto è partito da un gesto clamoroso di un ragazzo tunisino, il quale si è dato fuoco per aver subito un torto.Da qui è partito un movimento di ribellione contro i dittatori: tunisia, Egitto, Libia e altri paesi.

I giovani hanno sfidato tutti senza aver paura di perdere quello che avevano.

In poche parole non hanno accettato più quello che la generazione di adulti ha accettato per tanto tempo.Sono stati pù coraggiosi di tanti adulti troppo preoccupati di rimetterci qualcosa.

E noi? Noi, anche se in condizioni diverse, stiamo accettando tutto, tutte le ingiustizie senza un minimo di cenno di ribellione. Vuol dire che va tutto? A sentire parlare in giro, le cose che si vedono  sono molto negative: abusi di potere, nepotismo, emigrazione, classe politica uguale da anni e anni.

Ecco perchè i giovani arabi, seppure partendo da condizioni più critiche , ci stanno dando una lezione formidabile.

Forse dobbiamo smetterla di dare la colpa agli altri (agli adulti) se le cose vanno male. Bisogna partire dando la colpa a noi stessi (giovani) che non seguiamo l’esempio dei nostri coetani arabi.

Non so perchè, ma parlando di questo mi viene in mente il teatrino imminente che vedremo tra qualche settimana per le elezioni comunali.

mario dimich


Commenti da Facebook

7 Commenti

  1. Raf

    Ciao Mario,

    se non ricordo male Marx diceva che l’uomo sotto una certa soglia di povertà è rivoluzionario; al di sopra della stessa è conservatore.

    Probabilmente non siamo ancora sotto quella soglia (di povertà in senso lato) o almeno non tutti. Le diseguaglianze e le spaccature sono trasversali e diverse tra loro. Vige la strategia (voluta o non) del “divide et impera”.

  2. drago

    caro raf, dici delle cose molto giuste. Dalle nostre parti, tutto sommato, molti se la cavano e non sono sotto la soglia di povertà.

    Però non possiamo autoassolverci e pensare che le cose vanno bene. I nostri coetani sono capaci di ribellarsi non solo per una questione di soldi. Hanno un sogno, una speranza. Sognano che un uomo di nome Gheddafi sia uguale all’ultimo cittadino di tripoli.Vogliono la libertà che non hanno mai avuto. Noi giovani abbiamo perso questa capacità di sognare e accettiamo che il parente di nessuno abbia meno accesso ad un posto di lavoro rispetto ad un altro e così via. Persa la voglia di sognare abbiamo perso la sacrosanta capacità di arrabbiarsi, viene da dire di “inca°°arsi”. Oppure lo facciamo pure, ma finisce lì. Copiamo i nostri adulti che hanno accettato e accettano tutto.

    Bisogna aver paura di una classe di giovani che fa come gli adulti. Certo non dico che bisogna assaltare i palazzi del governo, ma ci sono altre forme. Poi i giovani possono anche decidere di non fare nulla, ma la lezione araba ci insegna che non bisogna dare la colpa agli altri.

    Ho portato l’esempio della prossime comunali. Non vedo per adesso rotture dei giovani rispetto alla dittatura dei soliti adulti. 

    Se non c’ è nessuno che sogna qualcosa di diverso vuol dire che siamo come gli adulti?

    1. Cattolo

      I telegiornali non informano quanto dovrebbero, o meglio, lo fanno, ma dicono solo quello che gli comoda.

      scusate,da ignorante in materia, potete spiegarmi cosa sta succedendo in Libia?

      Insomma, sento sempre tg, ma non li seguo con  attenzione anche perchè poi perdo il filo, ciò che ho capito è che in Libia è scoppiata una guerra civile, l’Italia, in tutta questa faccenda, rischia qualcosa? Spiegatemi ciò che sapete, perché io non ho capito molto. Non criticatemi, grazie.
  3. drago

    Rispondo a Cattolo

    In Libia sta succedendo quello che è successo nelle settimane scorse in Tunisia  e in Egitto, con alcune differenze importanti.

    Nei paesi del Nord Africa da tanti anni ci sono dei governi non democratici. Ad esempio in Egitto dal 1981 era al comando un militare, Mubarak. In Tunisia da 26 anni c’era Ben Alì, in Libia da 40 anni comanda Gheddafi.

    E’ una caratteristica di molti paesi africani quello di avere governi dittatoriali, spesso sostenuti dalle grandi potenze occidentali interessate alle immense risorse naturali di questi paesi( petrolio, gas ecc.) . Da decenni in molti paesi africani si susseguono guerre civili sanguinosissime tra gruppi di potere. Ma quello che sta succedendo in queste settimane sembra essere molto diverso.

    in Tunisia e in Egitto ci sono state delle sollevazioni popolari contro i governi locali per chiedere la libertà e per avere finalmente delle forme democratiche di potere. I fattori che hanno spinto la gente a rivoltarsi contro i dittatori sono molteplici. Si parla ad esempio della crisi economica mondiale, ma forse l’elemento più forte è stata la spinta delle nuove generazioni, che si sono stancate di accettare le ingiustizie. I giovani grazie ad internet e al confronto di chi è andato a studiare all’estero sono scesi per strada e hanno cominciato a chiedere che i dittatori andassero via dal proprio paese e iniziasse un processo di transizione verso la democrazia. La gente li ha seguiti e dopo giorni di protese e morti sulle strade i dittatori Ben Alì e Mubarak sono stati costretti a fuggire dalla Tunisia e dall’Egitto.La bellezza del tutto è stata quella che le persone non si riconoscevano in nessun partito politico, ma si trattava di un movimento trasversale. L’onda della protesta si è estesa ad altri paesi arabi.

    Anche la Libia è scesa in piazza ed è iniziata una lotta di giorni tra il dittatore Gheddafi, le sue truppe e i manifestanti. L’evolversi della situazione però è stato diverso rispetto ad Egitto e Tunisia. Infatti Gheddafi ha dichiarato sin dall’inizio che non avrebbe mai mollato e avrebbe usato tutti i mezzi per contrastare i manifestanti. E così è stato. Si parla già di diecimila morti negli scontri.

    Per adesso i ribelli controllano una parte della Libia, mentre Gheddafi controlla la capitale e la zona limitrofa.

    In tutto questo va detto che gli interessi in gioco sono fortissimi, infatti la Libia è un paese ricchissimo di petrolio.

    Quindi è giusto riconoscere l’eroismo di molti nostri coetani morti nelle strade egiziane o libiche per un sogno: la democrazia. Proprio come i nonni di molti di noi. Peccato che poi le generazioni successive si sono fatte abbindolare da una forma di governo che ha poco di democratico (aggiungerei per colpa di noi stessi). Ciao

      1. giusy

        Penso che le rivoluzioni siano frutto di un malcotento che cresce nel tempo, di una situazione dalla quale pian piano si prendono le distanze; poi ovviamente c’è il casus belli, l’evento scatenante. Noi siamo, purtroppo, troppo schiavi del “sistema”. Facendo riferimento alle prossime elezioni comunali, la svolta non bisogna cercarla leggendo le prossime liste elettorali se, durante il percorso, in pochi hanno effettivamente voluto e lottato per il cambiamento. A parole sono molti quelli che vogliono una svolta; nei fatti, però, sono troppi i giovani che intendono la politica come “scambio”. E spesso i perbenisti che parlano sono persone giovani, che sono andate a cercare il politico di turno, con raffinate strategie, e che non ci provano nemmeno a farsi una strada lavorativa in un altro modo.

        Per quanto riguarda la nostra regione la situazione è davvero triste. Ripeto sempre le stesse cose, è vero, ma sono quelle che ho più a cuore. Quotidianamenti visito il sito di Maurizio Bolognetti, le cui inchieste più volte sono state riportate su questo sito da ciffo e che quindi sono state oggetto di discussione. Stanno avvelenando la nostra amata lucania, ci stanno avvelenando; i risultatisono sotto gli occhi di tutti…ma noi non facciamo niente nemmeno per difendere la nostra salute. L’unico posto fisso che ci stanno garantendo è quello al campo santo!

        Si è in pochi e dove non c’è la massa ( non quella amorfa che segue i padroni)…le rivoluzioni non si fanno!

  4. vince_ditaranto

    Caro Drago, i tuoi post sono sempre molto interessanti e spingono a riflettere.

    Colgo la riflessione sulle imminenti elezioni comunali.

    Ho sentito, non so se ufficiale, che è stato “scelto” il candidato sindaco per la sinistra.

    Sarebbe troppo facile criticare dicendo, e le primarie invocate da molti della base???? Vabbè….i metodi sono diversi ma il cesarismo delle dirigenze dei partiti è davvero trasversale.

    Ma la cosa più sconcertante è che in quasi 10 anni di opposizione (!!!??) questi non riescono a dare un segnale di cambiamento, e non sanno fare altro che affidarsi ad un uomo della vecchia guardia.

    Tutti i giovani che votano a sinistra a Monte cosa ne pensano? Sono allineati come sempre?

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