Taranto Quist’è – Presentazione Reportage

Montescaglioso – Abbazia San Michele Arcangelo

All’interno del programma Natura Indifesa verrà presentato il Documentario a cura dell’ass.ne Treenet Studios

Taranto questa è
La provincia più inquinata d’Italia, con l’Ilva che produe 8,8% dell’inquinamento europeo da diossina e causa 1.200 decessi all’anno; l’Ilva, primo impianto siderurgico d’Europa, produce dieci milioni di tonnellate di acciaio l’anno ed è attraversato da duecentocinquanta chilometri di ferrovia interna. Un’industria che da quarant’anni distribuisce vita e morte. L’industria siderurgica di Taranto ha causato 180 morti sul lavoro, 8.000 invalidi, 20.000 morti tra cancro e leucemia. Il 97% della diossina prodotta in Italia proviene dall’Ilva di Taranto. Il 78% di tutto il piombo emesso nell’atmosfera nazionale, 32 tonnellate di idrocarburi, il 95% del totale nazionale, 1.300 capi di bestiame abbattuti nel solo 2008 per avvelenamento da diossina.

Taranto Quist’è
Un documentario pubblicato in dvd della durata di 35 minuti realizzato dai giovani filmaker di Treenet Studios. Alla scoperta della cultura urbana che genera l’hip hop, si imbattono nella figura dello “Sciamano”, una delle migliori espressioni della crew tarantina che con i suoi ritmi, un mix di rap, hip-hop e funky, e una scrittura poetica dura, è impegnato in prima fila nel denunciare i problemi che affliggono Taranto: sfruttamento, disoccupazione, emarginazione, corruzione politica, inquinamento.
Il degrado di una città e di un quartiere, Salinella, è raccontato attraverso le testimonianze di residenti che hanno abitato nelle cosiddette saracinesca, abitazioni-garage di 20-30 metri quadri ad alto tasso di umidità, e che sognano di vivere in una vera e propria casa. Storie di miseria, promesse, burocrazia, illusioni.

Guidato da Gianluca, Treenet Studios raccoglie una serie di interviste che ruotano intorno al tema della lotta per la casa. Conclude il suo racconto con le famiglie che, dopo 10 anni circa dall’inizio dei lavori, finalmente abitano nelle case nuove dimostrando che la lotta paga! e le vittorie sono un avanzare impercettibile verso un vivere più civile e una società più giusta, ogni conquista raggiunta pone una nuova meta, l’imperativo è: non abbassare mai la guardia verso l’obiettivo finale, la chiusura di quel gigantesco Moloch! Solitudine! Lerciume! Schifezza! Moloch la cui mente è puro macchinario! Moloch il cui sangue è denaro che scorre! Moloch il cui petto è una dinamo cannibale! Moloch il cui orecchio è una tomba fumante! Moloch il cui nome è ILVA!

Il film, tra documentario e videoclip, con le riprese durate più di un anno – l’ultimo di lotte per far completare i lavori sospesi a causa del dissesto finanziario del comune – , a montaggio ultimato restituisce la storia della città per denunciare in modo puntuale, dati alla mano, la drammatica situazione ambientale.

Sin dalla sua nascita il cinema ha mostrato le sue due facce distinte e complementari. Il cinema di finzione, inventato, immaginato e costruito per raccontare storie nate dalla fantasia di uno scrittore o di un regista e il cinema della realtà, il documentario, la ripresa “dal vero”. Da una parte Méliès e dall’altra i fratelli Lumière. Nel corso degli anni, però, in alcuni casi, i due aspetti si sono confusi e abbiamo assistito a film di finzione trattati come documentari nei quali si trattano argomenti tipici di un’inchiesta televisiva e viceversa. Film come lo splendido Berlin, die Simphonie einer Grosstadt di Walter Ruttmann o come il coraggioso Caro diario di Nanni Moretti sfuggono a classificazioni del genere.
Ci sarebbe piaciuto che da parte di questi giovani promettenti filmaker si fosse scelta una strada piuttosto che l’altra, perché l’argomento in questione poteva essere trattato in due modi differenti. Non si è seguita né una strada né l’altra anche se rimane l’apprezzamento per il lavoro svolto e l’incoraggiamento a proseguire in analisi così puntigliose e documentate.

In definitiva, un buon lavoro di gruppo frutto di un grande impegno, guidato da una forte carica etica; una denuncia particolareggiata di situazioni che forse trattate con più distacco avrebbero sortito un effetto più coinvolgente; una buona selezione di immagini e una particolare cura nella scelta delle inquadrature, talvolta montate con un eccesso di dissolvenze incrociate e di effetti visivi non particolarmente condivisibili.
Testo a cura del blog Urlo del Sole

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