Matrimonio o convivenza?

E’ di questi giorni, la notizia proveniente dalla solita America. Secondo statistiche loro, le convivenze hanno di gran lunga superato il numero di matrimoni.
Ora, le mode o no americane, prima o poi sbarcano da noi, sarei molto curioso di sapere: noi, come siamo messi?
C’è ancora da pensare all’unione di una coppia, sancita da leggi civili o religiose,come caposaldo della famiglia?
oppure abituarci ad altre forme,appunto di convivenza?
Mi farebbe, oltremodo piacere, conoscere il pensiero di qualche genitore, perchè sicuramente ci seguono in tanti….
coraggio…..


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8 Commenti

  1. Cinzia

    A prescindere dai sondaggi della solita America, credo che la convivenza sia diventata una pratica consolidata ormai da tempo anche nella nostra Italietta. Certo, qui al Sud, e nello specifico nei paesini come il nostro, la (contro)tendenza è quella di consolidare il concetto di famiglia attraverso il sacro vincolo del matrimonio.
    Per come la vedo io, la famiglia è formata da un uomo ed una donna che decidono liberamente ed in piena coscienza di condividere la propria esistenza, di diventare padre e madre, di pronunciare o meno il fatidico sì davanti all’Ufficiale di Stato Civile o ad un Ministro di Dio.
    Non credo sia un anello al dito a dare garanzia di indissolubilità ad una coppia o senso di stabilità ad un bambino. Questi dipendono dall’impegno e dal coinvolgimento di ciascun membro della coppia nella buona riuscita del progetto di vita comune.
    Personalmente, trovo particolarmente triste la giustificazione comune della convivenza: una sorta di “matrimonio fast-food” che se ti va bene, te lo sposi il principe azzurro e se scopri che il principe di azzurro ha solo gli occhi, lo rimandi a casa da mammà. E trovo altrettanto tristi quelle coppie che al matrimonio ci arrivano per mille ragioni (perchè dopo tanti anni insieme o ti sposi o è finita; perchè se entro i 30 non ti sposi, la gente comincia a pensare che ci sia qualcosa in te che non va, inizia a guardare tua madre con gli occhi pieni di compassione per la grande disgrazia che le è capitata: una figlia zitella o un figlio scapolo – chissà perchè gli uomini ci fanno sempre una figura un tantino migliore!) tranne l’unica valida: il valore della promessa di eterno “impegno” che si assumono reciprocamente gli sposi.
    Perciò convivenza o matrimonio, ben vengano entrambi. L’importante è che siano frutto di una scelta ponderata e consapevole, e non escamotage per sottrarsi a delle responsabilità o passi obbligati dall’avanzare del tempo. Soprattutto se andarci di mezzo potrebbero essere gli innocenti pargoli!

    E tu, Wiseman, in quanto genitore, cosa ne pensi ;)?

    1. azzurra

      Sono una mamma e, come tale, quello che fortemente desidero per i miei figli è che possano incontrare LA persona giusta con cui condividere un progetto di vita, per tutta la vita.
      Non essendo io giovanissima, tifo ovviamente per il matrimonio, però se i miei figli dovessero prospettarmi la convivenza, beh non mi strapperei i capelli….
      Quello che mi spaventa, piuttosto, e mi fa stare veramente male è la leggerezza con cui la stragrande maggioranza dei giovani affronta il matrimonio o la convivenza e…il dilagare delle separazioni, o divorzio, specie quando a pagarne le conseguenze sono i figli.Sarebbe più opportuno confrontarsi su questo, forse.

  2. Francy Lomonaco

    La convivenza fra un ragazzo e una ragazza, fra compagni di Università, fra colleghi di lavoro… Covivenza è “anche” l’uso di spazi comuni per ottimizzare spese di gestione.. etc.

    La condivisione di pensieri, emozioni, gioie, dolori.. Condividere è “anche” la passione comune per un Genere Musicale, uno Sport, per un Club… etc.

    Posso “convivere” con “tizio” questo ultimo anno di Università. Posso “condividere” con “caia” la felicità di un bel Concerto dal Vivo di Vasco Rossi.

    Proviamo a togliere queste parole dal loro “contesto temporale”.

    Vuoi “tu” convivere e spezzare con “me” il pane ed il vino guadagnato con la creatività delle nostre mani e delle nostre menti,

    vuoi “tu” condividere i tuoi giorni nel rispetto della “mia” persona nella gioia e nel dolore… nella costruzione di un ponte verso il domani dei nostri figli che saranno figli non nostri ma della Vita futura…

    Sono le stesse parole ma iscritte nell”Universalità della Promessa” nel libro della “Eterna Rinascita”.

    Se un giorno sarai interrogato e risponderai senza incertezza e costrizione con un “Si lo voglio” in quel preciso momento sarai unito in “matrimonio”.

    P.S. Il luogo è irrilevante. Francy Lomonaco

  3. LomFra

    Caro Uomo Saggio, il tuo argomento rischia di scatenare uno scontro generazionale —  Laughing 

     

    La mia generazione dà per scontato ciò per cui generazioni precedenti la mia hanno fortemente lottato per ottenere, e sto parlando del divorzio; questa  conquista sociale ha posto l’accento sull’individualismo ed ha notevolmente cambiato il modo di pensare. L’ aumento dei divorzi, porta i giovani a ripensarci più volte sulla scelta da compiere, provocando così anche un prolungamento dei tempi di Convivenza… inoltre la socetà sempre più individualista porta molte volte a fare delle scelte, Carriera-Famiglia, orientando molti sulla prima, per non parlare della sindrome di Peter Pan che affligge molti “giovani ” Italiani e che porta a sfuggire o ritardare le responsabilità della vita, sono tutti fenomeni che fanno propendere le future generazioni alla convivenza!

    Astraendo da questo discorso induttivo, io personalmente la penso come Francy, quando due persone si uniscono per costruire un ponte per il loro futuro, quando mettono le loro anime in comune per una magia che è quella della coppia allora abbiamo un MATRIMONIO, o come lo si vuole chiamare, ( è solo questione di forma, o fede, la nostra cultura ci ha portato a considerare che il matrimonio sia la forma migliore, e ormai non credo che sia più la forma il vero cemento di una fusione di anime come quella della coppia)…

  4. Wiseman

    LomFra, niente scontri generazionali, per carità, ci mancherebbe!
    Io, vorrei solo cercare di capire bene cosa porta alla evoluzione (o involuzione) di usi e costumi consolidati.
    Una volta,in tempi non molto lontani,sembrava che si stipulassero polizze assicurative sulla felicità della coppia,con le famose doti: c’era la gara tra chi donava panni a 12,18,24,una specie di contratto insomma,per il matrimonio.
    In tempi più recenti, la gara si è spostata sui pranzi,chi più ne ha più ne metta.
    Oggi,concordo con la signora Azzurra,sta sempre più prendendo piede la convivenza: perchè?
    Personalmente,avendo due figli,sicuramente non farei salti di gioia se volessero convivere,però certamente non negherei mai il mio sostegno alla loro volontà!
    Dopotutto, non ricordo chi lo disse:é meglio una “happy” convivenza ad un matrimonio infelice!

    1. LomFra

      E’ vero ke la convivenza prende piede, ed è proprio perkè c’è molta insicurezza, la facilità del venire meno alla promessa tramite il divorzio, ci porta alla convinzione ke forse è meglio non affrettare le cose… o al limite che è meglio non sposarsi se si è leggermente indecisi! Ma credo anke, che la socetà occidentale in generale ci ha infuso una visione più (se vogliamo) commerciale della vita, e così anche i rapporti tra le persone diventano sempre più fugaci, commerciali anche qui, come vedi l’economia di massa si riflette su ogni aspetto dell’individuo portandoci a questi cambiamenti sociali (di certo con l’aiuto di mezzi di educazione di massa come la tv)|| Da un punto di vista sociologico, come il passaggio dal feudalesimo alle monarchie ha portato la nascita della moda (e già, la moda è nata nelle corti dei sovrani) così il matrimonio è diventato un fatto quasi di consumo… di certo gli usi sono ancora in evoluzione, e kissà a cosa si arriverà, Huxley, nel libro “Il Mondo Nuovo”, ipotizza che in una socetà immaginaria del futuro i rapporti tra uomo e donna sono logiche di consumo e mette in evidenza la facilità con cui si può avere una donna, o un uomo, in questa socetà non esistono rapporti duraturi, sono vietati dalla legge e dagli usi sociali, questo perkè rapporti duraturi non sono efficenti, distraggono e rendono infelice, nella perversa logica degli abitanti di questo non tanto improbabile futuro, lo scrittore parte da aspetti del presente e gli eleva a ‘N’, N anni forse… ki lo sà!

      Ritornando a noi, indubbiamente è meglio una convivenza felice di un matrimonio infelice, ma allora la differenza tra il convivere e l’essere sposati qual’è se non una questione di forma? Io, per una questione di forma sceglierei un matrimonio cristiano, in chiesa, ma mi è indifferente, potrei anche celebrarlo con rito celtico, o maori, o anche semplicemente in casa, convivendo, fatto stà che la legge in italia m impone indirettamente di sposarmi e Registrarmi come tale, ma se una tale legge non ci fosse? forse i cambiamenti sarebbero più verloci, e può bastare una legge a frenare l’evoluzione (o involuzione) di una socetà? …

      1. ciffo

        Un tempo caro wiseman c’erano le doti, i contratti matrimoniali e addirittura erano i genitori a decidere quali figli dovevano sposarsi e con chi, i matrimoni erano duraturi e il concetto di famiglia molto forte.
        Ma era tutto ciò che rendeva il concetto di famiglia così sentito? Se un secolo fa avessimo avuto il divorzio, nessun matrimonio combinato, la possibilità di convivere senza essere additati come figli del demonio il concetto di famiglia sarebbe stato così poco sentito com’è adesso?
        Secondo me no. Ha ragione Lomfra quando dice che ormai la tv è la causa di tutti i mali. Se uno dei programmi + seguiti da anni in Italia è una soap in cui un personaggio si sposa con 2 fratelli, padre, nipote e chi + ne ha + ne metta…. ci meravigliamo che il matrimonio e + in generale il concetto di rapporto non sia più lo stesso?
        Personalmente credo che tra convivenza e matrimonio non cambia assolutamente nulla. Non approvo wiseman e azzurra quando scrivono che accetterebbero la convivenza ma spererebbero il matrimonio. Io mi augurerei l’amore e basta senza se e ma.
        La forma con cui uno decide di sancire un rapporto è solo frutto di un’evoluzione sociale che ci porta a fare distinzioni tra giusto e sbagliato che potrebbero essere capovolte in un’altra società. LomFra ha citato un ottimo libro. In “Il mondo nuovo” di Huxley c’è una piccola parte di uomini che vive come noi, si sposa e ha rapporti monogami. Questi vengono visti dal resto del mondo come “animali” e tenuti in riserve. Insomma… meglio una convivenza felice di un matrimonio infelice…. ma assolutamente sullo stesso piano una convivenza felice e un matrimonio felice.

        1. LomFra

          … e ki meglio di te può parlare di felicità caro felix… 🙂 sono davvero contento che anche tu abbia letto il Mondo Nuovo, e spero anche il Ritorno al Mondo Nuovo, in cui analizza le tesi del primo libro e le confronta con l’allora presente (anni 1958)notando molte coincidenze… da paura! cmq appena scendi ne riparliamo, del libro intendo, nessuna pretesa di cambiare il mondo!!!!

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