Bradano

Golena di Cannezzano: esondazione 2006  Golena di Isca L'Arena: esondazione 2006

Dalle montagne intorno a Lagopesole e Forenza nasce il Bradano, il fiume più lungo della Basilicata che sfocia nello Jonio a Metaponto. E’lungo 120 km ed ha un bacino esteso per 2.765 kmq di cui 755 appartenenti alla Puglia. Tra i maggiori affluenti, il Basentello, il Bilioso, la fiumara di Tolve, la Gravina di Piacciano e la Gravina di Matera che con il nome Fiumicello, sfocia nel Bradano subito dopo Montescaglioso. Nonostante sia il fiume più lungo della Regione. è quello con la portata media annua più bassa calcolata alla foce e pari a 7 mc per secondo. La causa è da ricercare prevalentemente nella bassa piovosità sul bacino rispetto al versante orientale della Regione. Attraversa terreni prevalentemente costituiti da riporti appenninici e alluvionali ma nel tratto compreso tra S. Giuliano e Tre Confini (territorio di Montescaglioso) incide anche le ultime propaggini calcaree della Murgia dando luogo a formazioni simili alla Gravina di Matera. Da questo punto in poi scorre nel territorio di Montescaglioso formando ampie anse golenali che rallentano la corsa del fiume. L’asta fluviale, già dopo aver abbandonato i terreni calcarei, incide profondamente il fondovalle scorrendo a circa 10 metri sotto il livello della pianura e dando luogo al fenomeno che a Montescaglioso prende il nome dialettale di “ rvolt “, ovvero le golene ove il fiume esonda durante le piene senza allagare la pianura sovrastante. Il corso e le golene del fiume sono ricche di boschi riparali e igrofili. Specie nelle golene le formazioni si ampliano fino a coprire l’intero fondo dell’ansa quando questa non è messa a coltura. Lo sviluppo dell’agricoltura negli ultimi decenni, ha compromesso il corso del fiume con la estensione delle colture fin nelle golene. Il risultato è la distruzione dei boschi riparali e il danneggiamento periodico delle colture conseguenti alle naturali piene del fiume. Tipico esempio di quello che l’uomo non dovrebbe mai fare, salvo poi lamentare l’avversità della natura. Ciò nonostante la copertura boschiva del corso e delle anse è ancora abbastanza ricca ed il fiume costituisce una sorta di autostrada percorsa soprattutto dall’avifauna nella direzione Jonio / bacino di S. Giuliano. La combinazione lago/fiume formatasi dopo la realizzazione della diga, ha generato un importante ecosistema essenziale per la sopravvivenza della fauna selvatica in tutto il comprensorio. Nel territorio di Montescaglioso si possono osservare alcuni dei tratti più spettacolari del fiume: la grande ansa di Tre Confini ove oltre la metà è ancora coperta a bosco accessibile da Isca l’Arena; il tratto di Cannezzano osservabile dal ponte dell’acquedotto realizzato nella stessa zona; il tratto immediatamente sotto Montescaglioso visibile dal cosiddetto Ponte di ferro; il punto accessibile dal guado della Porticella ed altri tratti osservabili dai ponti di Cugno la Volta, Carrera e Girifalco. Laddove il fiume è più lento, è possibile osservare l’avifauna stanziale e migratoria oppure in determinati periodi dell’anno, il passo degli stormi di varie specie verso il Lago di S. Giuliano.

Irsina: esondazione del Bradano presso Monte S. Angelo  Piena al ponte di Cugno La Volta

Il fondovalle ha costituito storicamente un importante percorso. Dal nome antico del Bradano, Acher, deriva il nome di Acerenza, l’antica capitale longobarda della Basilicata. La direttrice bradanica è stata usata dai Greci per giungere e commerciare nel retroterra. Da sempre il Bradano costituisce l’asse di penetrazione verso l’interno della Basilicata che congiungendosi con la direttrice trasversale appenninica dell’Ofanto e del Tanagro, permetteva la comunicazione nord – sud e sul nodo del Vulture le diramazioni verso l’Adriatico ed il Tirreno.

Al Bradano, Montescaglioso, deve la ricchezza odierna e la propria storia. Il territorio di Montescaglioso, fino al termine del secolo XIX, giungeva alle foci del fiume comprendendo anche Metaponto. Da qui l’importanza del paese nell’antichità ed il ruolo dei Benedettini di S. Angelo chiamati a ripopolare nel secolo XI uno dei territori più ricchi della Basilicata.

Testi e foto: Francesco Caputo (CEA Montescaglioso).


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