Volontariato

Una premessa è d’obbligo.

Nel corso di questi anni, durante i quali molto spesso ho concesso gratuitamente prestazioni professionali e materiali (foto, documenti, filmati, ecc.) recuperati con lunghe ricerche e con spreco di energie e di soldi, sono giunto alla convinzione che qualsiasi cosa si faccia o si produca debba essere retribuita. Certo, non sempre è possibile e parecchie volte, vuoi per simpatia, vuoi per amicizia, l’intervento non è per niente ricompensato, ma non mi sono mai dispiaciuto di questo. Dispiace quando, approfittando della mia buona fede, si fa un uso improprio degli oggetti ottenuti. Ma tant’è!

A questo punto vi chiederete il perché di questa premessa.

Qualche giorno fa ho letto la delibera della giunta comunale n° 128 del 2 ottobre di quest’anno con prot. 170 con la quale si approva uno schema di convenzione con l’Associazione Croce Amica, presieduta da tale Giuseppe Criscuolo, per l’utilizzo dei volontari nei servizi di polizia locale. Ebbene si stabilisce l’utilizzo di volontari che in precedenza abbiano frequentato, con profitto, uno specifico corso di formazione professionale con l’intento di collaborare con la polizia locale per un maggiore controllo delle aree urbane, delle zone prossime agli istituti scolastici e in occasione di manifestazioni pubbliche quali il carnevale, le feste patronali, ecc.

Fin qui tutto bene, anche perché nello schema di convenzione approvato e nella stessa delibera è scritto che quest’opera sarà prestata in maniera assolutamente “gratuita, volontaria e socialmente utile” e che non costituisce “in alcun modo carattere di attività lavorativa” e “rapporto di impiego”. Contenti loro!

Ma le cose non stanno effettivamente così.

Subito dopo leggo che la spesa, a carico del Comune, sarà di 6.000 euro l’anno “a titolo di rimborso forfettario”.

Poiché non è scritto da nessuna parte che i volontari dovranno affrontare spese di alcun genere, perché questo rimborso, per che cosa?

Nel dizionario della lingua italiana dell’Enciclopedia La Biblioteca di Repubblica il verbo rimborsare ha questo significato: “restituire a qualcuno il denaro che ha speso per incarico, per conto o per colpa di altri, oppure che ha pagato per beni o servizi dei quali non ha poi beneficiato”, mentre, sempre nello stesso dizionario, la parola forfait (da cui forfettario!) significa “accordo con cui si fissa, di solito in anticipo, un compenso o un prezzo globale invariabile per una data prestazione professionale o per un dato bene”.

Ma allora è una prestazione a pagamento e non gratuita! E perché non viene detto?

E’ forse una furbata per accontentare qualche parente?


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