Due grandi film, due grandi denunce.

costant gardnersyriana Voglio parlarvi di due film che ho visto di recente, anche se non sono proprio “freschi di botteghino”. Mi hanno colpito molto, e volevo attirare la vostra attenzione in quanto di alcune pregevoli pellicole, purtroppo, si parla poco. A maggior ragione quando oltre alla bontà artistica del film si aggiungono “contenuti” molto interessanti. Devono essere cambiate alcune cose nel cinema ad Hollywood. Qualcuna sicuramente in peggio: vista l’innocua staticità nel panorama dei troppi blockbuster di grosso consumo. Qualcuna in meglio: visti due film come Syriana di Sthephen Gaghan e The Constant Gardner di Fernando Meirelles. Da Syriana si esce frastornati: per un verso, non si è in grado di ricostruire il misterioso intrigo e il tortuoso percorso narrativo di attentato in delitto, di trappola in voltafaccia, di giravolta in esplosione; per un altro verso, però, si arriva ad ottenere il preciso quadro complessivo dell’universo e del sottobosco che gira intorno al petrolio, con spie e doppi giochi, tra Medio Oriente, Europa e America, interessi colossali, guerre pilotate, colpi finanziari, brutalità sibilline ed esplicito terrore. Ugualmente, da The Constant Gardner si esce con la consapevolezza di come operi un altro e per certi versi simile mondo, quello delle grandi case farmaceutiche, della diplomazia europea, britannica nella fattispecie, e della classe politica africana, keniota in questo caso; un mondo attraversato dalla corruzione e da una cinica spregiudicatezza, esercitata sulla pelle dei troppi esseri ancora inermi e dannati che ancora abitano la terra. Davvero, a Hollywood qualcosa dev’essere cambiato, o scappato di mano, o forse è l’aria che sta cambiando, se un film come Syriana riesce a fornire un quadro attendibile di tutto ciò che si nasconde (neanche poi troppo) dietro all’oro nero, e se un film come The Constant Gardner arriva a costruire un altro scenario, altrettanto attendibile, di tutto ciò che si accompagna e sta dietro ( neppure tanto dietro) all’umanitarismo degli aiuti e alla presenza del Big Pharma in un continente disgraziato e svuotato dalla malattia e dalla povertà come l’Africa. Nella costruzione i due film sono differenti: alla fine di Syriana è chiaro il quadro generale, mentre restano oscure molte delle tante ramificazioni dell’intrigo; al contrario, fin dall’inizio di The Constant Gardner il panorama generale è chiarissimo. Non sto qui a raccontarvi le trame, perché in fondo non è “il come va a finire…” la cosa importante di queste due pellicole, ma il taglio davvero singolare che viene dato alle due più grandi vergogne che l’imperialismo sfacciato occidentale ha prodotto. Mirabile la regia in entrambi. Si seguono due strade: le scene sono caute ed attente quando c’è da osservare il dedalo di intrighi, cinismo e corruzione; diventano appassionate quando si buttano dentro la storia per raccontare la felicità o la paura, la disperazione o lo stupore. Allora la macchina da presa si fa testimone diretto, si muove a scatti, il discorso si rompe, si passa da primi piani ravvicinati a campi lunghi, la pellicola mostra tutte le sue proprietà cromatiche, il colore diventa il protagonista, e lo spettatore si ritrova immerso in atmosfere difficilmente narrabili a parole. Nei due film c’è un aspetto in particolare che mi ha colpito. In The Costant Gardner è davvero da sottolineare la splendida fotografia che rende giustizia ai fantastici scenari del continente nero. Si può catturare la bellezza e la malinconia del suo “cielo”, il cielo d’Africa, un cielo che con la sua particolare linea d’orizzonte ti dà l’impressione di essere in un posto dove i tuoi sensi sono sollecitati da “misure” e sensazioni totalmente nuove. In Syriana Gaghan riesce a far respirare allo spettatore l’aria particolare di tensione e disperazione che si respira in Medio Oriente e nelle zone “calde” del mondo. Come hanno fatto altri registi ( in Babel e Spy Game per esempio) Gaghan offre un panorama denso di figure ambigue e episodi viziati: un mondo che non si divide più, come il classico stile hollywoodiano imponeva, tra buoni e cattivi, con gli americani che salvano il mondo e cose del genere. Il confine tra quello che è giusto e quello che non lo è sembra quasi non esistere, non si riesce ad intravedere un bene supremo, ne tantomeno un bene contingente. In The Costant Gardner uno dei personaggi dice al protagonista “Non credo ti convenga andare in giro a sollevare pietre, Justin. Ci vivono delle strane creature sotto le pietre. Specialmente nei giardini esotici”.
Beh, credo che Gaghan e Meirelles, a Hollywood, qualche pietra l’hanno alzata.

Quindi, ragazzi io vi consiglierei di vederli perché meritano davvero.
Chissà , magari Cristina&Co. considereranno questi miei consigli per la scelta del loro film settimanale. Buona giornata


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