Il viaggio della sposa.. da Cristina! CRCM

MERCOLEDI ORE 21.30

Nella prima metà del Seicento, giovane donna lascia il convento abruzzese per raggiungere Bari dove la aspettano le nozze con un suo pari. Trucidata la scorta dai briganti, Porzia prosegue avventurosamente il viaggio con lo stalliere Bartolo. Arrivati a destinazione entrambi sono innamorati e cambiati (in meglio), ma ciascuno rientra nei ranghi. 4° film di S. Rubini regista, che l’ha scritto con Umberto Marino, Filippo Ascione, Raffaele Nigro. Sottovalutato e di flebile successo.

Molto accurato nella ricostruzione ambientale, attendibile e spiritoso nel suo arcaico impasto linguistico-dialettale e sul versante antropologico (dove si sente l’apporto dello scrittore lucano Nigro), sullo sfondo di paesaggi ripresi in modi favolistici più che realistici, con una luminosa G. Mezzogiorno, figlia di Vittorio e allieva di Peter Brook, premiata con Globo d’oro, premio Flaiano e alle Grolle d’oro come rivelazione. Il miglior film di Rubini dopo La stazione

LA CRITICA

Una favola sul modello del seicentesco Lo cunto de li cunti di Giovan Battista Basile, cui aveva attinto a suo tempo Francesco Rosi per C’era una volta,..? Una sorta di “on the road” in costume con cui il pugliese Sergio Rubini, nel triplo ruolo di attore/sceneggiatore/regista, torna alle sue radici? Scritto in collaborazione con Filippo Ascione e Umberto Marino, complice di Rubini in tante avventure cine-teatrali, il film racconta di come la nobile Porzia, completata la sua educazione nel convento di Atri, per raggiungere il futuro marito in terra di Bari debba affrontare mille peripezie, scoprendo tutto insieme della vita i doppio aspetto della morte e dell’amore. Mentre l’umile stalliere Bartolo, che il mondo lo conosce nella sua crudezza, fedelmente pilotando a destinazione Porzia viene irradiato dalla sua erudizione nonché dalle sue grazie. Tanto da imparare a leggere e a scrivere, trasformandosi nella maturità in un insegnante.
Girato fra le suggestive asperità montane del Mouse digradante verso l’Adriatico selvaggio, Il viaggio della sposa reinventa, al motto “Da Roma in giù siamo una grande famiglia”, una mappa paesaggistica e linguistica del Meridione. Di cui il personaggio di Bartolo/Rubini incarna, come fosse una maschera della commedia dell’arte, il vitalismo di un popolo più forte delle secolari sopraffazioni subite; e di cui Porzia/Giovanna Mezzogiorno rappresenta un ideale di cultura umanistica, in una tradizione che va da Vico a Croce. E questa l’intuizione più stimolante di un film che, pur avvalendosi di ottimi contributi artistici (dal costumista Maurizio Millenotti allo scenografo Luca Gobbi), risulta più garbato che avvincente. Forse perché la prevedibile passione amorosa che sboccia fra i protagonisti non arriva a coinvolgere, forse per la mancanza di un ritmo interiore a sostegno dell’itinerante impianto; e magari perché Rubini regista non sfrutta al meglio il potenziale di Rubini attore.
Da La Stampa, 28 agosto 1997


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2 Commenti

  1. Cinzia

    Ragazzi del CRCM, ancora una volta complimenti per la scelta. Trovo Rubini un grande artista ed i suoi Tutto l’amore che c’è e La terra due gioielli della cinematografia italiana più recente.
    Buona visione
    Cinzia

    1. titus

      concordo con Cinzia, quando parla degli altri due film secondo il mio punto di vista maggistralmente diretti da Sergio Rubini…
      Vi consiglierei anche il Film “Mio Cognato” di A. Piva in cui Rubini recita,
      film dai toni ed ambientazioni che possono apparire surreali…
      Comunque buona visione…

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