Le Priorità in Italia!!!!!!!!

Leggo e vi porto a conoscenza….

Il bisturi della mutua. Il cambio di sesso diventa gratuito
Dal ministro della Salute la proposta di rimborsare “chi ha bisogno di armonizzare il corpo con la propria identità”

Si è sottoposta a una rinoplastica per respirare meglio e a una mastoplastica aggiuntiva per sentirsi più a suo agio. Il deputato di Rifondazione Vladimir Luxuria non li ha definiti però interventi di chirurgia estetica, ma di “adeguamento di genere”. E si prepara a presentare entro maggio un disegno di legge che renda più accessibili, sul piano della rimborsabilità, gli interventi per transitare da un sesso all’altro.
Perché, dice il deputato, “Noi abbiamo bisogno di maggiore assistenza, ci deve essere permesso di realizzare l’armonia tra fisico e spirito. Qui non si tratta di avere il lifting gratis e di rifarsi per apparire giovani e belli. Abbiamo diritto alla salute psicofisica”.

Dal ministro della Salute Livia Turco è arrivato il commento favorevole. “Non ci trovo niente di scandaloso nel riconoscere ai transessuali maggiori attenzioni da parte del servizio pubblico. Non mi sento di affermare che tutto ciò che riguarda il sesso vada considerato un diritto. Credo però che il servizio ospedaliero debba prendersi carico di chi ha bisogno di armonizzare il corpo con la sua identità.”

Le leggi attuali prevedono che la ri-attribuzione chirurgica di sesso debba essere autorizzata dal tribunale. E che solo gli interventi autorizzati relativi ai caratteri sessuali primari possano essere rimborsati dal Sistema sanitario nazionale…….
Liberamente tratto da affari……..
Quando per avere dei rimborsi, un cittadino comune deve penare, acquistare farmaci che non passa il sistema nazionale di sanita…
1)Mi continuo a chiedere ma queste sono le priorità per il nostro paese!!!!!!
2)Ma Sviluppo, una disoccupazione colmata per le loro indagini istat solo dai precari e dai co co pro…
Ma veramente siamo nella Nazione delle banane….
Ma mi chiedo che stanno a fare!!!!!


Commenti da Facebook

5 Commenti

  1. gianni

    In questa nazione non abbiamo nessun problema , quindi dobbiamo pensare a chi ha bisogno di armonizzare il corpo con la sua identità.

    Che bello vivere in Italia dove si pensa ai diritti dello 0.5% della popolazione ignorando i problemi che giornalmente affligono il restante 99,5 %. E’ straziante per il ministro Livia Turco non aiutare economicamente chi vuol farsi tagliare il  pisellino, mentre sembra giusto far pagare 10 euro in più i cittadini per una ricetta medica per analisi cliniche.

    Chissà forse un giorno il Ministro della Salute accuserà Madre Natura perchè ci impedisce di scegliere il nostro sesso.

  2. Cristoforo Magistro

    Non ho idea di come sia avvertita dai ragazzi montesi di oggi la ricorrenza del 25 Aprile, ma non mi faccio illusioni. C’era una volta, parlo –ohi!- di quaranta anni fa, una conoscenza dei contenuti civili dell’evento forse ancora più scarsa di quella che potranno averne i giovani attuali, ma la sensazione di “festa” che dava era molto, molto forte. Chi abitava vicino alla camera del lavoro era svegliato dalle note dell’Inno dei lavoratori, dell’Internazionale, di Bella Ciao. Era un buon risveglio, un annuncio di primavera piena, di fine anno scolastico, di non si sapeva cosa.
    Gli altri dovevano accontentarsi di sentire gli stessi motivi dalla banda, il che non era male, o rabberciati dalla premiata Bassa Musica di Laterza. Ma neanche il fischietto, formato da un paio di ragazzini, uno zoppo, un ciccione, riusciva a togliere forza a quelle note.
    Quando poi ho sentito parlare a destra e a manca di energia a proposito della musica, ho capito cosa si intendeva pensando all’Inno dei Lavoratori.
    Era, dicevo, una grande festa, una festa senza obbligo di messa, visita ai parenti e vestito –si fa per dire- buono. E senza le compunzioni, le ipocrisie e le esibizioni di quelle religiose. Anche perché l’aspetto ufficiale della celebrazione storico-politico, che io ricordi, restava sullo sfondo.
    Probabilmente la partecipazione che suscitava era dovuta al fatto che di feste se ne facevano poche. Ma non solo di questo si trattava, c’era voglia di festa “altra”e, direi, di riconoscersi come popolo. E questo rivedersi finalmente per quello che si era, arrivava a piena fioritura pochi giorni dopo, il primo maggio, con i braccianti padroni della piazza, le bandiere rosse, la corsa nei sacchi e l’antico richiamo al paese della cuccagna. Il palo della cuccagna, cosparso di grasso per renderlo scivoloso, aveva in cima salumi e, se ricordo bene, un agnello ed era piantato in piazza Roma. Si sapeva già che l’avrebbe scalato Raffaele Savoia, detto il Tarantino, ma la gente seguiva il tentativo di scalata di ogni partecipante con grande attenzione.
    Vinceva Raffaele, quello era il suo giorno di gloria, e a tutti sembrava giusto così. “E che si capisce, ha fatto il marinaio!” diceva qualcuno e la fantasia dei ragazzini correva lontano: si vedevano il Tarantino su alberi di navi salgariane in mezzo a mari tempestosi…
    Questo per quanto riguarda l’impatto emotivo e gli aspetti sociali messi in atto da quelle giornate dell’orgoglio popolare. Per quanto riguarda gli avvenimenti storici che hanno dato origine alla celebrazione del 25 aprile, credo che siano noti ai frequentanti questo sito e non li annoierò con lunghe rievocazioni.
    Mi sembra però importante sottolineare un particolare su cui si riflette poco quando si afferma che il sud partecipò scarsamente alla liberazione del paese. Un particolare che riguarda i tempi e le situazioni a partire dai quali nell’Italia centro-settentrionale un numero rilevante di italiani prese le armi contro fascisti e tedeschi. Al sud le cose andarono diversamente perché dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 a nessuno era chiaro cosa sarebbe successo, si aspettava da un giorno all’altro l’arrivo dei nuovi alleati anglo-americani e, soprattutto, perché i giovani erano sparsi sui fronti di mezzo mondo.
    Le relazioni prefettizie della primavera-estate 1943 insistono monotamente sulla depressione dello spirito pubblico in provincia e stilano interminabili elenchi dei prodotti mancanti.
    “Duce, Duce, come ci ai riduce” aveva scritto una mano anonima su un muro. Effettivamente le scansie dei negozi sono vuote; qualcosina da vendere a carissimo prezzo rimane forse nel retro. Manca persino il sapone da barba, lo spago, il petrolio per le lampade dei traini. La vera ossessione sono però le scarpe che già da mesi non si trovano a nessun prezzo.
    Malgrado la diffusa atonia prodotta dalle difficoltà alimentari e dall’angoscia per la sorte dei soldati al fronte, la gente di Lucania dimostrò di non essere disposta a tollerare tutto, tutto quello che le veniva fatto e pagò i suoi scatti d’orgoglio con 36 vittime trucidate dai nazisti con la complicità dei fascisti locali: 15 a Rionero il 18 settembre del 1943 e 21 a Matera quattro giorni dopo.

    Vi sarebbe molto altro da dire. In questa veloce nota che ho voluto redigere per ricordare che abbiamo un passato da onorare, mi è sembrato opportuno far notare che un contributo alla Liberazione del 25 aprile 1945 fu dato dalle nostre popolazioni nel settembre del 1943 e con le rinunce e i sacrifici fatti nei mesi successivi per contribuire al successo della guerra partigiana.

    1. titus

      Tutto ebbe inizio Con:
      ….”Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze
      anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza”…. Proclama di resa letto da Badoglio…consiglio di leggere attentamente l’ultimo periodo.
      Partiamo proprio dall’ultimo periodo, l’ambiguità e la mancata chiarezza degli ordini mai giunti…
      Così si è avuto:
      1)Cefalonia
      2)Corfù
      3)l’isola di Leo
      4)la difesa di Roma “porta San Paolo”
      5)L’epilogo della Corazzata Roma.
      e tantissimi altri esempi….
      i fatti indicati rappresentano la prima forma di “resistenza” militare effettiva, che per lungo tempo dalla bibbliografia classica sono stati messi all’indice.
      All’indomani dell’armistizio in Italia i Possessori di Armi e munizioni erano solo i Militari, i quali con grande senso del dovere civico e morale decisero liberamente di imbracciarle contro i Nazzi-Fascisti.
      Moltissimi comandanti militari “partigiani” erano militari, che con i loro uomini contribuirono in modo determinante alle azioni di sabotaggio e di guerriglia contro l’esercito occupante.
      La mia non vuole essere una polemica, ma semplicemente un riconoscimento a gente che liberamente hanno compiuto una scelta il più delle volte sino all’estremo sacrificio, per donarci la libertà di una democrazia…

Rispondi a

Info sull'Autore

Post Correlati

Translate »