In diretta dal braccio della morte

Visto che siamo in tema di icone, vorrei spostare l’attenzione su di un personaggio simbolo della lotta al razzismo ed alla povertà, ovvero Mumia Abu Jamal.

In questi giorni la Fandango pubblicherà il suo libro In diretta dal braccio della morte – Scritti dal carcere.

Racconterò brevemente la sua storia:

PREMESSA

“JAMAL, Giornalista nero noto per le sue battaglie contro la corruzione della amministrazione e della polizia in Pennsylvania. Nel 1980 diviene Presidente della “Black journalist association”. Ministro dell’informazione del Black Panther Party. Come ex appartenente al Partito delle pantere nere, sostenitore di MOVE, e giornalista nero vincitore di premi, conosciuto come “la voce dei senza voce,” Jamal ha vissuto una vita vibrante di lotta dalla parte dei poveri, i neri e gli espropriati negli U.S. Anche dalle spaventose condizioni del braccio della morte, Jamal continua a parlare come portavoce degli oppressi in articoli che compaiono regolarmente nei giornali di tutto il paese.”

 

MOTIVO PER CUI E’ CONDANNATO A MORTE

 

  • Nelle prime ore della mattina del 9 dicembre 1981, Jamal stava lavorando come tassista e vide suo fratello Billy che veniva picchiato dall’ufficiale di polizia Daniel Faulkner.
  • Jamal scese dal suo taxi e fu colpito da un proiettile quasi mortale nello stomaco.
  • Jamal fu trovato seduto sul marciapiede quasi morto per l’emorragia.
  • Faulkner era morto.
  • Jamal fu rinchiuso nel braccio della morte in una classica montatura razzista alla maniera sudista sotto l’accusa di omicidio di un ufficiale di polizia.
  • Benché gravemente ferito, Jamal venne picchiato dalla polizia, preso a calci, sbattuto contro un palo e scaricato sul pavimento di un ospedale, dove venne picchiato di nuovo.
  • Jamal ha sempre sostenuto la sua innocenza, ma venne presunto colpevole da un giudice forcaiolo Sabo (Il giudice americano che ha mandato più persone alla pena di morte) e gli fu impedito di presentare una difesa in un processo montatura ricolmo di violazioni dei diritti costituzionali di Jamal, a partire dalla scelta dei giurati fino alle considerazioni conclusive. Tutto questo, nonostante la confessione di Arnold Beverly il vero autore dell’omicidio.

Ancora oggi dopo venticinque anni, aspetta di sapere se la sua vita può ricominciare o se è destinata a finire, naturalmente, tra le pareti della sua cella due metri per tre, o per mano del boia via iniezione letale.

Queta vicenda è a dir poco vergognosa, soprattutto in un paese esportatore di democrazia!!!

 

ps. ringrazio the doctor che mi ha portato a conoscenza del personaggio!!

 


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