Nunc est bibendum et libandum

Il campanaccio 1 2004

Nunc est bibendum et libandum

Vino rosso a fiumi, di quello buono fatto nelle cantine del paese, salsiccia, fra le migliori delle produzioni lucane, arrostita alla brace, frittelle cotte con olio extra vergine d’oliva (l’ pett’l’), latticini di qualsiasi tipo, anche a forma di animaletti, e un suono assordante, coinvolgente, eccitante di centinaia di campanacci che rimbomba per tutto il paese dal pomeriggio e per tutta la notte.

E’ la sagra del campanaccio di San Mauro Forte, in provincia di Matera, che si svolge ogni anno a metà gennaio in onore di Sant’Antonio.

Derivata da una tradizione pagana e agricola e ripetuta per millenni, la sagra in onore del santo è una sorta di scongiuro e di invocazione per un raccolto copioso.

Il frastuono dei campanacci, presi in prestito dagli animali allevati, allontana il maltempo invernale, richiama la primavera e la transumanza, anticipa il carnevale e prepara la popolazione ad un periodo più fertile dopo il rigore e i digiuni dell’inverno.

I festeggiamenti, come si può immaginare, spesso si tramutano in orge alimentari secondo un’antica tradizione del mondo contadino che rompe la frugalità del pasto quotidiano, si prepara all’abbondanza delle messi e partecipa al potere della divinità.

La sagra in onore di Sant’Antonio è appunto un avvicinamento al sacro e mangiare le carni del maiale non può significare altro che mangiare il santo con il quale è da sempre raffigurato. Sebbene il maiale, nel corso dei secoli, avesse assunto, con l’avvento del  cristianesimo, una valenza negativa e simbolica legata al magico e al demoniaco, viene in seguito riscattato e addirittura accostato al santo perché il mondo contadino comprende bene l’importanza dell’animale nel fabbisogno di cibo quotidiano. Ecco quindi la sua rivalutazione tanto che le sue carni, ritenute medicamentose, venivano distribuite fra i fedeli.

A differenza di altre manifestazioni del genere in cui si usa mascherarsi con corna e con raffigurazioni spaventose di animali, la sagra di San Mauro rispetta le antiche tradizioni e utilizza gli abbigliamenti degli avi con cura meticolosa, rispettata soprattutto da emigrati che, puntualmente, ogni anno ritornano nel loro paese d’origine per rinnovare e partecipare numerosi con i campanacci alla festa che coinvolge tutto il paese.

Il movimento, quasi in stato di ipnosi, dei partecipanti è tipico dei rituali pastorali, mentre il campanaccio, elemento fondamentale in questa festa, richiama alla mente l’unione sessuale con la presenza contemporanea dei due attributi maschili e femminili.

Il loro rintronare allontana il buio e il loro suono, da sempre ritenuto un’efficace protezione contro i maligni e le streghe, provoca, nella credenza popolare, addirittura l’allontanamento di tempeste e temporali riproducendo, come i tamburi, le trombe, gli spari di fucile lo stesso suono dell’elemento atmosferico che si vuole allontanare.

In conclusione un’esperienza che vale la pena di vivere cimentandosi con i più esperti suonatori di campane e inebriandosi di cibi e di vino fino ad uno stordimento completo e naturale.

 


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