mercoledì 24 Aprile 2024

Le banche popolari e l’economia del Materano nel XIX secolo

di Piero Didio

Questo lavoro non vuole essere un ulteriore esercizio sull’antico e mai risolto problema della “Questione Meridionale”, piuttosto esso si pone l’obiettivo di individuare il ruolo svolto dalle banche popolari all’interno del sistema economico della provincia di Matera, nel periodo che va dalla data di fondazione della prima banca popolare nel Materano fino al nuovo secolo, nel tentativo di comprendere, da quest’angolo visuale, le ragioni del ritardo socio-economico di questa provincia del profondo Sud.

Da un punto di vista statistico e d’indagine sui fenomeni macroeconomici un intervallo temporale di venti anni non rappresenta certamente un campione significativo sul quale poter costruire modelli economici rappresentativi, ma al fine del nostro studio i venti anni considerati assumono una notevole importanza per una serie di cause.

Negli anni successivi all’Unità d’Italia, come approfondiremo meglio in seguito, la struttura produttiva italiana getta le fondamenta sulle quali, in seguito, costruirà il proprio sviluppo economico e sociale. Gli anni dal 1880 fino alla prima guerra mondiale possono essere considerati quelli nei quali si realizza la rivoluzione industriale in Italia. Si va delineando la geografia economica del paese che, salvo pochi eccezionali casi, resterà praticamente immutata fino ai giorni nostri nonostante i tentativi, più o meno seri, di trasformarne i tratti.

Gli anni che vanno dal 1881 al 1900 rappresentano, dal punto di vista delle banche popolari, un periodo formidabile per la Basilicata e, in particolare, per la provincia di Matera. Sotto il profilo strettamente bancario si registra, nella regione, un fervore insospettabile con la costituzione nel giro di pochi anni di un numero inatteso di banche popolari e una altrettanto sorprendente falcidia delle stesse dopo solo qualche esercizio. Molte di loro non vedranno il nuovo secolo mentre qualcuna, pur tra inevitabili fusioni e trasformazioni che ne modificheranno radicalmente la propria identità e vocazione territoriale, arriverà fino ai nostri giorni.

Ma perché proprio le banche popolari? Perché le banche popolari essendo costituite in forma cooperativa e prefiggendosi lo scopo di procacciare il credito ai propri soci col mezzo della mutualità e del risparmio avrebbero potuto, più che i grandi istituti e ancor più dei modesti monti frumentari, dare una spinta alla statica e stanca economia della zona, coinvolgendo nella vita economica quelle categorie sociali di livello medio – basso che si mostravano le meno attive dal punto di vista imprenditoriale.

E’ largamente condivisa l’analisi fatta dal Nitti [1](Francesco Saverio Nitti 1868 – 1953) sulla fuga del risparmio dal Sud al Nord tramite grandi banche operanti sul territorio nazionale. Tali banche raccoglievano risparmio nelle province meridionali e poi chiedevano, per la concessione dei prestiti, garanzie tali che queste potevano essere fornite solo da imprenditori settentrionali. Diventava pertanto indispensabile, per le regioni meridionali, la creazione di una rete di piccoli istituti che potessero erogare sul posto i mezzi monetari ivi raccolti. Le banche popolari avrebbero potuto assolvere appieno questo compito perché costituite sotto forma di cooperative e perché il fine istituzionale, d’impulso sociale ed economico, si poneva in misura predominante rispetto a quello del lucro.

Sembra abbastanza condivisibile l’opinione secondo la quale buona parte della fortuna delle regioni settentrionali possa attribuirsi all’opera di questi istituti. Ne è prova l’enorme e costante sviluppo che le banche popolari hanno fatto segnare fin dal lontano 21 marzo 1864, data di costituzione della prima banca popolare italiana a Lodi.

Queste banche sono diventate sempre più numerose e partecipi dello sviluppo economico d’intere aree, ma nel Materano, come del resto in quasi tutto il mezzogiorno, qualcosa non ha funzionato. Il meccanismo che pure si era messo in moto a un certo punto si inceppò. Quali le cause? Perché il modello proposto dalle regioni settentrionali qui non ha avuto seguito? È quanto ci proponiamo di scoprire con questo lavoro.

La nostra indagine parte da una breve analisi delle condizioni sociali ed economiche della Basilicata nel XIX secolo e da una loro comparazione con quelle delle altre regioni italiane. Questo ci permetterà di comprendere l’ambito entro il quale le costituende banche popolari andranno a operare.

Nella seconda parte del lavoro approfondiremo l’argomento banche popolari, prima con riguardo alle loro caratteristiche specifiche e alla funzione che andranno a svolgere nelle economie delle regioni italiane negli ultimi decenni dell’Ottocento. Successivamente ci occuperemo di quelle costituite nella provincia di Matera, del loro operato nell’ambito del tessuto socio-economico del territorio considerato e, in molti casi, della loro cessazione. Il lettore sarà sicuramente sorpreso dal numero di questi istituti che scoprirà operare nell’ambito della piccola provincia meridionale, in particolare se riferito a un periodo storico caratterizzato ancora da condizioni sociali con una forte connotazione feudale e da una diffusa situazione di disagio economico.

 

[1]  NICHOLLS, Analisi teorica della concorrenza imperfetta con speciale riguardo alle industrie agricole. Ed. Ames-Jowa, 1941


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