mercoledì 24 Aprile 2024

GOMORRA: in attesa di vedere il film

Come è possibile che in un Paese avanzato e “occidentale” uno scrittore debba essere messo sotto protezione perché rischia la vita per quello che ha scritto? C’è stata un’indifferenza colpevole da parte di tanto potere politico e della stampa in generale nel combattere e denunciare la criminalità organizzata che in Italia rappresenta la maggiore impresa economica esistente e che si è potuta inserire, su tutto il territorio nazionale, in mille diverse realtà economiche e politiche, stringendo rapporti con la criminalità internazionale e creando appunto un “sistema” quasi invincibile. La scena su cui si apre il film è agghiacciante nella sua fredda e quasi chirurgica normalità.

Un solarium con la sua luce azzurrognola diffusa, un piccolo nucleo di assassini che entrano, uccidono, gettano tranquillamente in un sacchetto le armi usate e se ne vanno: solo il rosso del sangue sotto i corpi abbronzati indica quello che è successo. Niente più che uno dei tanti quotidiani episodi che a Napoli e dintorni, accadono, nessuna emozione, nessuno scandalo.

Ecco gli spettatori introdotti nel clima del film. non c’è un’unica storia, non c’è un solo  protagonista, ma tante storie che formano un quadro complessivo, tanti più o meno piccoli personaggi che ruotano intorno a un unico dominante Sistema.
Potere, soldi e sangue. Questi sono i disvalori con i quali gli abitanti della provincia di Napoli e Caserta, devono scontrarsi ogni giorno.
Quasi sempre non puoi scegliere, quasi sempre sei costretto a obbedire alle regole del Sistema, la Camorra.

Cinque vicende s’intrecciano in questo paesaggio violento, un mondo spietato, apparentemente lontano dalla realtà, ma ben radicato nella nostra terra.

Don Ciro è il sottomarino. Paga le famiglie dei detenuti affiliati al suo clan, che comanda incontrastato il territorio. Scaltro, discreto, svolge il suo compito senza mai immischiarsi. Ma quando questo potere si sfalda non sa più da chi deve prendere ordini e deve pensare alla propria sopravvivenza. 

Totò ha tredici anni e non vede l’ora di diventare grande. Così, gradino dopo gradino, fa il suo apprendistato nella scuola della vita, finché un giorno si trova a dover prendere una decisione, una scelta dalla quale non potrà tornare indietro.

Marco e Ciro credono di vivere in un film di Brian de Palma, ma sono solo due cani sciolti che con le loro bravate disturbano la routine degli affari del “sistema”.

Roberto si è laureato e ha voglia di lavorare. Franco gli offre una grande opportunità,  un lavoro sicuro e con grandi prospettive di guadagno: un lavoro nel campo dei rifiuti tossici. Un lavoro troppo scomodo per la coscienza di Roberto.

Pasquale è un sarto eccellente che lavora grazie agli appalti delle case d’alta moda in una piccola fabbrica a nero. La concorrenza cinese gli propone di insegnare i segreti del mestiere ai suoi operai. Sedotto e gratificato dalla richiesta, accetta, compromettendo la propria vita.

“In Italia, e penso non solo in Italia, c’è una grande fame di queste storie”: così Roberto Saviano giustifica la grande e meritatissima attenzione che ha riscosso il suo libro oggi diventato film con la regia di Matteo Garrone presentato al festival di Cannes.”Siamo stanchi di folcloristiche storie di crimine”, respingendo le accuse di aver diffamato l’immagine dell’Italia all’estero.  “Raccontare è un’operazione di verità. Penso che in realtà il silenzio assoluto, che è spesso nella tradizione del nostro Paese, sia un modo per svilirlo. Non ci siamo mai posti il problema di denunciare o di urlare, ma solo di raccontare una storia”.


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4 Commenti

  1. nemesi

    attendiamo…attendiamo tutti con ansia questo film.personalmente penso che neppure 20-30 pellicole possano bastare per restituire le innumerevoli emozioni che quelle pagine mi hanno regalato e il senso di angoscia lasciato in me.

    é nell’assurdità di quei racconti che si svela l’abisso che ci divide dalla realtà!

    davvero non so come in un ora e quindici minuti possano essere riusciti a concentrare il tutto e sinceramente non ho grandi pretese ma in attesa che tutti possiate vedere il film consiglio la lettura del libro, assolutamente!

    ne riparliamo!…mercoledi saprò dirvi qualcosa del film…

  2. Post Scriptum

    ogni volta che guardo un film dopo aver letto un libro, il film non mi piace.

    credo proprio che questo film non lo vedrò anche perchè mi sembra che alla fine sia solo un’altra trovata commerciale…un pò come lo spettacolo teatrale trasmesso qualche tempo fa credo da rai due

    1. michela

      io, invece, lo vedrò nonostante il classico effeto di delusione post libro a cui si va incontro e frenando i dubbi sorti a causa del troppo impatto mediatico che sta avendo il film. certo però che anche noi siamo strani, non se ne parla e ci lamentiamo perchè non se ne parla, se ne parla e ci lamentiamo perchè, invece, se ne parla … in questo caso io dico che un pò di risonanza mediatica sia ottimale vista l’importanza del tema e in più lo vedrò questa volta a maggior ragione perchè, invece, credo molto nel linguaggio cinematografico che può essere molto più incisivo e diretto. ci sono cose che meritano la popolarità nel senso della conoscenza diffusa e a cui la popolarità non ne riduce l’importanza. no questa volta non credo sia solo una trovata commerciale e anche se lo fosse ben vengano queste trovate. spendere in buon cinema di contenuto direi che sia un ottima trovata! tra l’altro, se vogliamo andare sul lato più frivolo, direi che oltre la bellezza di veder recitare persone prese dalla strada la sola presenza del grandissimo Toni Servillo merita la visione del film.
      tutto il resto lo rimando a dopo la visione.
      topobiche_81

      1. Post Scriptum

        la risonanza mediatica va bene, ma bisognerebbe capire a cosa i media danno importanza.

        nell’ultimo periodo mi sembra di intuire che si dia importanza al libro come best seller piuttosto che al suo contenuto, ai fil e agli spettacoli teatrali che se ne traggono piuttosto che al problema palesato da Saviano.

        il problema è che sono sempre diffidente quando si crea un fenomeno così imponente (vedi fenomeno gomorra) da smuovere le coscenze popolari in pochi millesimi di secondo.

        parlare di camorra mi va bene ma, a volte, presi dall’entusiasmo collettivo, credo che si possa perdere di vista il reale problema in questione

         

        Post Scriptum 

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