mercoledì 24 Aprile 2024

IO CI SONO, NON SONO MORTO

Questa è la frase scritta da Lopez Lomong sulla sua tomba fantasma. Si ragazzi è la storia incredibile di un atleta di 23 anni che domani sarà il portabandiera degli Stati Uniti nella cerimonia di apertura delle Olimpiadi a Pechino. Lopez Lomong, sudanese del sud,  è stato creduto morto dopo essere stato malmenato e portato via dentro un sacco davanti al padre che, tra l’altro, si è preso un colpo di pistola per cercare di difenderlo dai miliziani nel Darfur. La sua famiglia era praticamente sicura della brutta sorte che sarebbe capitata a Lopez quindi ha deciso di costrurgli una tomba a Kimotang.

In realtà Lopez era riuscito a scappare dalla milizia grazie all’aiuto di tre ragazzi che non ha mai più visto e che ancora oggi chiama “angeli”. I quattro hanno corso per tre giorni, lì Lomong ha capito di saper resistere alla vita e alla lunga distanza. Alla fine è riuscito ad arrivare fino al confine con il Kenya dove è stato raccolto e buttato in un centro profughi. Miseria, scarse condizioni igeniche e fame hanno caratterizzato buona parte della sua vita vissuta in quel centro. Lopez impara a scrivere sulla sabbia e guarda le olimpiadi del 2000 su una TV in bianco e nero. Ma poco importa, non servono i colori a fargli capire quanto era veloce Michael Johnson, non serve la comodità di un divano e una tv a 32 pollici per poter sognare di diventare grandi. Finalmente nel 2001 qualcosa cambia nella sua vita, finalmente Lopez conosce la parola fortuna. In pratica viene a sapere che per 3500 profughi del campo di Kakuma vi era la possibilità di diventare americani, il giovani Lopez fù così accolto in una famiglia dello stato di New York. Quando è atterrato era convinto di raggiungere casa a piedi, come aveva sempre fatto per i suoi spostamenti. Per la prima volta è salito su una macchina, per la prima volta aveva “assaggiato” sul suo corpo l’acqua calda. 

Lopez batte tutti in atletica nei 1500m prima  al college e poi tra i vari campionati fino a qualificarsi alle olimpiadi tramite i trials. Prima di ottenere la cittadinanza ha ricevuto una telefonata da sua madre, avvisata non credeva ai suoi occhi che il figlio era vivo e quasi americano. I due si sono poi rivisti lo scorso Natale proprio davanti a quella tomba fantasma. “Devo ringranziare l’America che mi ha salvato e mi ha mostrato la strada, sono fiero di portare questa bandiera”, oppure, ” In questo paese basta seguire le regole e sei premiato, lo trovo meraviglioso”. Queste sono dichiarazioni di Lomong.

Dedico questo post a tutti coloro che credono che gli Stati Uniti siano l’espressione di uno stato crudele. A tutti coloro che pensano che gli americani siano contro la pace e a favore della guerra, a tutti coloro che pensano agli Stati Uniti come ad uno stato oppressore. Ricordo, a questi signori, che il vero concetto di libertà nasce negli Stati Uniti e non a Cuba con la dichiarazione d’indipendenza, 4 luglio 1776 “…che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità;…..”. Non esiste un sogno Cubano e Cinese ma esiste il sogno Americano che può realizzarsi concretamente come è capitato  a Lomong. Prima di sparare a zero contro gli Stati Uniti e contro Bush (che tra l’altro ha criticato aspramente la Cina per aver arrestato molti leader religiosi che voleva incontrare), rileggetevi bene la storia e ascoltate le notizie. Disprezziamo gli Stati Uniti e non condanniamo l’Europa ,rimasta senza le palle (mi scuso per l’espressione scurrile), per i suoi silenzi soltanto perchè ha paura di perdere quote di mercato in Cina. Anzi, siamo pronti ad ammirare i cinesi e la Cina per quello che fanno senza considerare minimante la questione dei diritti civili. L’unico che lo fa apertamente è proprio quello che viene definito come il peggior sanguinario e guerrafondaio Bush, l’unico capo di stato ad avere gli attributi a quanto pare.

Signori, chi meglio di Lopez Lomong può comprendere le parole libertà e ricerca della felicità. Chi meglio di lui può comprendere totalmente quella dichiarazione d’indipendenza, chi meglio di lui poteva essere scelto per portare quella bandiera che è l’espressione della libertà di un popolo? Chissà cosa penserà Lomong quando sfilerà con quella bandiera….chissà forse rivedrà tutta la sua vita, forse si ricorderà dello sparo del proiettile che ha colpito il padre mentre cercava di difenderlo dai miliziani. L’unica cosa che noi possiamo fare è quella di guardare gli occhi di quel ragazzo alla TV durante la cerimonia per capire che nella vita non bisogna mai perdere le speranze. Delusioni d’amore, fallimenti nel lavoro o nello studio, brutte malattie possono farci cadere nel baratro ma, come ci insegna la storia di questo ragazzino di appena 23 anni, dobbiamo reagire e scrivere nelle nostre menti e con orgoglio la stessa frase che Lomong ha scritto sulla sua tomba fantasma: “IO CI SONO, NON SONO MORTO”

 

   

 


Commenti da Facebook

4 Commenti

  1. vale461mito

    Caro Gianni, stavolta non sono proprio d’accordo con te.

    L’episodio che hai segnalato è quasi commovente; ridare la libertà a un uomo è qualcosa di straordinario. Attenzione però a confondere la libertà, con chi la concede; la libertà è qualcosa inclassificabile, non ci sono aggettivi in grado di poter rendere l’idea, non ci sono parole per descriverla. 

    Non considero personalmente l’America la patria della libertà, perché è un paese vasto con al suo interno delle contraddizioni altrettanto enormi. Basta pensare ad alcune cose che ancora persistono in quel Paese, a partire ad esempio dalla PENA DI MORTE, come può un paese che si dichiara cosi propenso alla libertà individuale, continuare imperterrito sulla strada della massima punizione? Come può essere considerato libero e liberale un Paese che UCCIDE? 

    Forse la verità bisogna cercarla in altre cose; l’America è grande e difronte a Paesi cosi grandi le contraddizioni sono forse necessarie.

    Per quanto riguarda la questione Bush, direi che le sue parole nei confronti della Cina, seppur belle e forti sono state secondo me studiate a tavolino. 

    Lui è alla fine del suo secondo mandato, è odiato dalla maggior parte dei suoi cittadini e quindi ora può dire quello che vuole, inoltre non dimenticare che è stato uno dei pochi presidenti ad opporsi al protocollo di Kioto, e tra l’altro da buon Texano e Petroliere ha cercato in tutti i modi la guerra, per mettere ovviamente le mani sul petrolio altrui.

    Bush quindi lo reputo un personaggio astuto sotto alcuni punti di vista; ha fatto leva sul popolo, dopo l’undici settembre, per andare in giro a prendersi quello che voleva (Petrolio e altre materie prime di cui gli States sono ghiotti).

    Insomma non si può ritenere l’America uno stato libero o liberale, o comunque non del tutto (almeno questo è il mio parere).

    Tutti in piedi sul divano!!

    1. gianni

      Caro vale,

      non ho mai detto che l’america sia la patria della libertà, io ho detto che in america è nato il concetto di stato libero e di indipendenza dei popoli. Non è una mia opinione ma sono i fatti storici a dirlo: il 4 luglio 1776 ci fu la dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti che significò di fatto l’inizio della Rivoluzione Americana terminata con il trattato di Parigi il 3 settembre 1783 e che sanciva l’indipendenza degli Stati Uniti d’America dall’Inghilterra. Per la prima volta una stato si rifaceva al concetto di libertà  indicata tra le righe di quella dichiarazione(non è la Francia, come in molti credono, perchè la data della Rivoluzione Francese è il 14 luglio 1789 ben 6 anni dopo). Dagli Stati Uniti nasce anche il concetto di liberismo e capitalismo, concetti con il quale, seppur con i suoi lati negativi, noi italiani ed europei conviviamo da quando siamo nati e producono il nostro benessere economico.

      Caro vale, ricordo i commenti all’indomani dell’11 settembre: “…gli sta bene, quelli pensano solo ai soldi”, oppure, “…hanno meritato tutto questo…”. Personalmente io reputo queste persone degli imbecilli-ignoranti che non conoscono la storia o, peggio, fanno finta di non conoscerla. Per non parlare di quelle persone (figli di papà) che godono quando vedono la bandiera americana in fiamme…si dovrebbero vergognare perchè quella rappresenta la bandiera della prima nazione al mondo libera. 

      Sicuramente gli Stati Uniti sono una nazione piena di contraddizioni al proprio interno ma, mi dici in quale altro stato esiste lo stesso livello di democrazia? Mi dici in quale altro stato esiste una stampa più libera di quella statunitense? Mi dici in quale altro stato un individuo può avere maggiori possibilità di cambiare il suo stato sociale?

      Il mio post era rivolto a quanti credono che gli Stati Uniti siano degli oppressori di libertà individuali dandole la colpa di tutti i mali di questo mondo. Libertà e democrazia in senso assoluto non esistono da nessuna parte ma, gli Stati Uniti, sono quelli che si avvicinano di più di tutti. Non possiamo certo dire che a Cuba esiste questa stessa libertà visto e considerato che minacciano chi vuol tornare in patria soltanto per vedere per l’ultima volta la propria madre morente.   

  2. Ape Maya

    Mi dispiace dirlo, Gianni, ma il tuo commento è molto di parte e, come tale, molto superficiale. é bastato un piccolo episodio per redimere tutti i peccati degli U.S.A., per descrivere questa potenza mondiale come la portatrice della più alta moralità e del massimo grado di giustizia, come un piccolo paradiso in Terra. E soprattutto per descrivere Bush come il Dio in Terra. Mi sa tanto che il tuo discorso non regge. Questa questione andrebbe discussa con le dovute accortezze, distinguendo aspetti diversi che tu hai messo tutti nello stesso calderone.

    Prima di tutto, ci vorrebbe un pò di buon senso in più e di meno visioni ideologiche: definire gli U.S.A. come un regime totalitario e Bush come un dittatore è sicuramente estremamente esagerato. Di certo avere la possibilità di costruirsi un futuro, di coltivare dei sogni, di sperare nel raggiungimento di determinati obiettivi è lì possibile, in virtù dello statuto democratico, però, attenzione, non scontato. Alla dichiarazione di indipendenza non è di certo seguito un periodo di valori altamente liberali: la guerra di secessione e il razzismo nei confronti dei neri in tempi moderni ancora persistente ne sono prove tangibili. Per non parlare della situazione odierna: sistema sanitario discutibile, precarie situazioni nelle periferie delle grandi metropoli, sistemi giudiziari che prevedono la pena di morte. La situazione all’interno non è così rosea come si suol credere. Se sono di basso ceto sociale, non ho soldi per pagarmi l’assistenza sanitaria (lo Stato non me la paga) e non posso curarmi come gli altri, devo andare in scuole pubbliche che spesso sono di basso livello e, se sono nero, in alcuni Stati in particolare devo subire anche il razzismo. Non credo proprio che l’atleta a cui fai riferimento sia stato affidato ad una famiglia di questo tipo. Non avrebbe fatto molta strada.

    Riguardo la politica estera, pensare che Bush abbia voluto esportare valori democratici in nazioni dittatoriali, da buon samaritano, mi sembra una grande ingenuità. Non solo per “la malignità” di pensare che abbia agito secondo criteri economici, ma anche alla luce delle crudeltà che alcuni militari americani hanno compiuto in Medio Oriente, pensando di esser padroni del mondo e sentendosi legittimati a far quello che volevano solo perché erano in una società meno sviluppata rispetto alla loro. Se è questo il valore di libertà di cui ci si vuol far portavoci, non siamo messi bene.

    E riguardo il concetto di libertà (e quello di liberismo), fossi in te non sarei così sicuro che sia una prerogativa americana. Io invece farei un’attenta ricerca in Inghilterra. Prima del 1776, inglesi come Locke si erano già interrogati sui valori liberali. Non è la dichiarazione d’indipendenza che ti fa stato liberale nell’effettività, caro Gianni.

    Circa la “mancanza di attributi” degli Stati Europei, in rapporto alle ultime dichiarazioni di Bush, io non sarei così convinta che gli Stati Uniti siano stati sempre così “coraggiosi”: in passato anche gli U.S.A. si sono piegati alla Cina per ragioni economiche.

    Concludendo, gli Stati Uniti non sono di certo un regime totalitario. Ma la favoletta per cui U.S.A.= terra in cui ogni sogno diventa realtà e quella della “possibilità di cambiare stato sociale” che ognuno lì avrebbe al pari di un vero e proprio diritto mi sembra pura utopia.

    1. vale461mito

      Stavolta sono in totale accordo con APE! Caro Gianni sei stato silurato, mi dispiace molto ma la realtà Americana non è quella descritta da te. Si contraddicono troppo in America e sono ben consapevoli di ciò che fanno, mettere la questione economica davanti a tutto è lo sport in cui riescono meglio (altro che il nuoto e la N.B.A.). La questione Razziale sollevata da APE è proprio la dimostrazione di quanto sia stupida la maggior parte della società americana; poi se pensiamo all’inquinamento e al fatto che loro utilizzano auto di cilindrata enorme anche per fare 100 metri (da casa al supermercato/lavoro) ci accorgiamo della fame di energia che hanno, quindi per loro l’economia è il punto centrale su cui ruota la loro vita.

      Io non li vedo cosi liberali e ricordati che la Costituzione è importante ma spesso non viene rispettata in tutti i suoi punti; alle favolette che finiscono con il classico “vissero tutti felici e contenti” non ci credo più. Comunque meglio la stampa Americana di quella Italiana, visto che da noi prima di pubblicare un articolo devi chiedere il permesso a Silvio o a Ualter. :sick:

      Tutti in piedi sul divano!!

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