La regola del sospetto

Quando è stato pubblicato l’articolo sul referendum, avevamo previsto che si sarebbe scatenato un vespaio di polemiche virtuali che temevamo avrebbe oltrepassato i limiti della civile discussione. Un timore che si è rivelato in parte fondato, in parte no. E’ vero, i toni sono sempre rimasti pacati; anche chi è solito esprimere con particolare esuberanza le proprie idee, è stato cauto e rispettoso dell’opinione altrui. D’altra parte, non è detto che nel dialogo posizioni opposte possano sempre conciliarsi; tantomeno intendiamo costruire con questo sito un livello di omologazione ed appiattimento delle idee derivante dal "volemose bene" a tutti i costi. Evviva la diversità, la differenza, evviva la capacità di mettersi in discussione.

Però, però… In una cosa non ci eravamo sbagliati. Una cosa che ci ha sempre spinto a sostenere l’apoliticità di questo sito, checchè se ne voglia dire. A Monte – sia nella comunità reale che in quella virtuale – si ha la tendenza a pesare le affermazioni di argomento politico su una bilancia che mira ad assegnare tendenze e schieramenti, per poi applicare la regola del "o con me o contro di me". Questo è vero in entrambe le direzioni. Non provate a dirci che non è così. Si deve ridurre tutti ad una condizione di "appartenenza" politica. Nulla di male, anzi – nell’avere una coscienza politica nel senso etimologico del termine, nell’avere delle idee e manifestarle con coerenza. Pertanto, la scelta di questo sito di non parlare di politica non è imputabile al fatto che ce ne si vergogni. Non ci sentiamo cittadini di serie B in una società civile organizzata secondo regole democratiche, soltanto perchè non vogliamo schierarci pubblicamente. Ognuno di noi ha delle idee e va ad esprimerle nelle urne elettorali perchè purtroppo nella nostra società per quanto civile e per quanto organizzata secondo regole democratiche, vige la "regola del sospetto", che divide, anzichè unire. E noi in questo sito vorremmo "unire", o perlomeno tentare di farlo, illudendoci che denunciare il malcontento per lo stato di abbandono delle nostre strade, lamentare una condizione di disagio per la disoccupazione giovanile, o semplicemente commentare un film, siano tematiche di interesse comune, su cui ognuno possa portare una propria testimonianza, non necessariamente classificabile secondo le sfumature del rosso, del nero o dell’azzurro.  
Scusateci per averlo ritenuto possibile.
Non vogliamo nascondere la testa sotto la sabbia e fingere che la politica non esista. Tant’è vero che abbiamo comunque corso il "rischio" pubblicando l’articolo di Angelica. Infatti, questo non è un intervento mirato a censurare Angelica ed i vari pareri discordanti sul "No, non è possibile" di Carlo. Il risultato, però, non ci ha smentiti: si è parlato di faziosità, militanza, parzialità per qualunque tipo di idea sia stata espressa, a partire da quella dell’ormai famigerato Carlo.

Commenti da Facebook

11 Commenti

  1. Post Scriptum

    cara cinzia,
    rispondo perchè mi sento chiamato in causa.
    mi sensto militante politico, ma non ho mai detto per chi voto; esprimo con fervore le mie idee, ma sono proto al dialogo cotruttivo.
    su una cosa , però, non transigo: la trasparenza!
    si può essere neri o rossil, verdi o gialli, ma non si può prescindere dall’essere animati dall’amore per la chiarezza, senza ricorrere a figure di supporto per avvalorare le proprie tesi, senza poi essere in grado di svilupparle in maniera personale.
    additare la gente è il dramma dei piccoli centri ( senza falsa modestia, ti consiglio di ascoltare la mia canzone “le comari dei paesini”) e allora “non ti curar di loro, ma guarda e passa”.
    Dante docet

    1. Cinzia

      Caro Pietro,
      mi scuso per il ritardo nella risposta.
      Ben venga la tua militanza politica, ben venga il tuo fervore nell’esprimere le tue idee, ben venga la tua propensione al dialogo costruttivo. Però…Però non mi sembra di aver messo in discussione nulla di tutto ciò. Quindi, se ti senti chiamato in causa dalle mie parole, beh .. devo pensare di non avere del tutto torto. Come dire? Excusatio non petita, accusatio manifesta?
      Un’altra cosa che mi sfugge nel tuo elogio della trasparenza è il significato intrinseco della tua affermazione: "si può essere neri o rossi, verdi o gialli, ma non si può prescindere dall’essere animati dall’amore per la chiarezza, senza ricorrere a figure di supporto per avvalorare le proprie tesi, senza poi essere in grado di svilupparle in maniera personale." Cosa vuoi dire? Non riesco ad afferrare il significato. Quali sono le "figure di supporto" da te citate? E’ solo un vizio di forma o vuoi proprio negare l’autonomia di pensiero a chi ha espresso un proprio parere sulla questione referendum?
      Additare la gente è il nostro dramma, inutile fare finta di essere "altro" rispetto alle verità che ci stanno scomode! Lascia stare Dante e Virgilio dove stanno… Se "non ti curi di loro, ma guardi e passi" è come se dicessi "tir ‘a campà"!
      Ti sarò sembrata polemica, ma il mio intento non è quello di provocare te o altri. E’ solo che certe volte mi sembra di assistere alla fiera dei luoghi comuni e, francamente, non se ne può più!
      A presto. Senza rancore
      Cinzia
      P. S. Ascolterò il tuo brano!

      1. Post Scriptum

        cara cinzia,
        risponderò brevemente, per quanto possibile, al tuo messaggio.
        innanzitutto mi sono sentito chiamato in causa non per il tuo intervento, ma in quanto partecipante attivo alla discussione sul referendum.
        se vogliamo, il tuo post mi ha aiutato ad ampliare il mio discorso.

        cito “Un’altra cosa che mi sfugge nel tuo elogio della trasparenza è il significato intrinseco della tua affermazione”: il significato intrinseco, come tu dici, non è così ostico: parlare di politica non significa citare illustri sconosciuti(chiunque essi siano ) senza poi far proprie, sviluppandole, tali citazioni.
        nel mio post non c’è nè vizio di forma nè discussione sulle capacità intellettive di alcuno, ma un’ esortazione all’onestà intellettuale.

        infine,”non ti curar di loro ma guarda e passa” non significa tirare a campare, ma andare avanti comprendendo le assurde e affascinanti dinamiche di un paese dove la critica sconsiderata e afinalistica è parte integrante della cultura popolare.
        a presto
        senza rancore
        http://WWW.BREVISTORIE.IT

        1. Cinzia

          Pietro,
          scusa la pedanteria, ma – a meno che i miei anni al liceo classico non siano stati tempo perso – il senso dantesco di "Di lor non ti curar, ma guarda e passa" non aveva un intento così "lungimirante" come quello di comprendere "le assurde e affascinanti dinamiche di un paese dove la critica sconsiderata e afinalistica è parte integrante della cultura popolare". Significava semplicemente "ignorare". Ed ignorare non significa far finta di niente? E far finta di niente non significa tir ‘a campà? 
          A meno che… non ti sia preso una licenza poetica ed abbia stravolto il senso della frase. In tal caso, sono sicura che Dante capirà ;)!
          Cinzia

          1. Post Scriptum

            cara Cinzia,
            la tua analisi dei versi danteschi è impeccabile, ma se Dante scrive quei versi inserendoli nel contesto dell’inferno, io li cito plasmandoli ad una realtà meno cruenta come quella di un paesino.
            mi sta bene anche che tu la chiami licenza poetica…non è del tutto errato, ma spesso le cose hanno più chiavi di lettura che non stravolgono del tutto il senso della frase.
            ma questo è un altro discorso.
            http://WWW.BREVISTORIE.IT

  2. margot
    cara Cinzia,
    non ti dirò che mi sento chiamata in causa altrimenti anche io sarò additata come “colpevole”, allora diciamo che da utente del sito mi andava di partecipare alla discussione…
    il primo topic che ho letto di questo sito è stato proprio il famoso “Carlo e il referendum” e la cosa mi ha entusiasmato molto, tanto da farmi ritornare più e più volte a rileggere i nuovi commenti. Ci tengo a precisarlo perchè non credo di essere stata l unica a farlo e perchè credo che a questo punto il problema sia diventato proprio l eccessivo successo che quell articolo ha riscosso fra gli utenti! mi sembra quasi che molti abbiano avuto paura che il dibattito degenrasse e forse qualche volta è stato così, ma io a differenza vostra gioisco per questo. Probabilmente la mia è “deformazione professionale” (dato che studio scienze politiche e sono una appassionata di politica in generale!) ma constatare che tanta gente, e soprattutto tanti ragazzi, abbiano voglia di farsi sentire mi conforta e non poco!
    A molti sarà capitato di affrontare argomenti del genere a bassa voce, quasi a volersi nascondere dai giudizi degli altri; a molti sarà successo di optare per il “non intervento” in discussioni a sfondo politico per paura di esporsi. Bene qui non è successo! Il testo di Angelica ha risvegliato una forte partecipazione che è raro riscontrare in altri ambienti frequentati da giovani!
    come si può non gioire per questo?
    se poi a volte i toni sono diventati un pò più accessi, ben venga…la politica è scontro!Ogni giorno in Parlamento ci sono scontri (non mi riferisco a quelli fine a sè stessi!) e nonostante l opinione comune li etichetti come una vergogna, sono proprio questi a garantirci il raggiungimento di un compromesso! Certo, non giustifico affatto le degenerazioni, che purtroppo ci sono, ma una sana discussione dovrebbe essere il nostro traguardo comune! Ce l avevamo fatta anche noi nel nostro piccolo…ma evidentemente a qualcuno tutto ciò non andava bene! mi spiegate perchè?
    1. ciffo

      “Una sana discussione”… sono d’accordo Margot. Dovrebbe essere il nostro traguardo comune ma non credo che nel nostro piccolo ce l’avevamo fatta. Ci sono buoni propositi ma credo che lo spirito di questa comunità non sia ancora quello giusto…. spero di sbagliarmi.
      Andiamo avanti così, continuiamo a parlare di tutto e anche di politica quando capita ma teniamo sempre presente che questo sito nasce per “costruire” qualcosa. Con l’atteggiamento giusto anche uno juventino e un interista si possono parlare tra loro senza tirar fuori i coltelli.

      1. Cinzia

        Caro Ciffo, non posso che citare le tue parole. Così come sono d’accordo con Angelica, quando dice che la comunicazione su Internet non è immediata. Forse perchè ci si mette di mezzo una tastiera ed uno schermo. Forse perchè quello che possono dire gli occhi ed il viso non possono esprimerlo le dita sui tasti. Dunque è facile interpretare le affermazioni degli altri secondo diverse chiavi di lettura che possono dare luogo ad inevitabili fraintendimenti.
        L’importante è tenere sempre presente che il rispetto per le idee degli altri è il fondamento del vivere civile. Senza questo presupposto, ogni tentativo di "costruire" qualcosa sarà vano.

        1. vince_ditaranto

          Cara Cinzia,
          sottoscrivo l’invito a sane discussioni…..me dissento in pieno con l’affermazione “….la comunicazione su Internet non è immediata. Forse perchè ci si mette di mezzo una tastiera ed uno schermo. Forse perchè quello che possono dire gli occhi ed il viso non possono esprimerlo le dita sui tasti. Dunque è facile interpretare le affermazioni degli altri secondo diverse chiavi di lettura che possono dare luogo ad inevitabili fraintendimenti.”
          Come ho già risposto ad Angelica, secondo me è perfettamente l’opposto…….comunicando in questo modo non ci sono filtri, uno dice quello scrive, e deve stare attento a quello che scrive……non c’è un sorriso o un’atteggiamento o un modo di dire le cose che camuffa quello che stai dicendo!!!!
          Avere una persona davanti a te mentre ti parla, da spesso percezioni fallaci di quello che dice……..perchè potrebbe farti ingoiare affermazioni poco piacevoli o far sembrare come “aggressioni” delle innocenti battutine…….quando si scrive non ci sono incomprensioni!!!! La scrittura, fino a prova contraria, è un linguaggio universale!
          Può solo esserci incura da parte di qualcuno ad usare i “termini” giusti…..ma cacchio stiamo un po attenti….in fondo “a scuola” ci siamo andati tutti!!!!

          1. Cinzia

            Caro Corvo,
            chissà perchè, mi aspettavo un tuo intervento a seguito del mio 😉 …
            Ahimè – non sono d’accordo con te. La scrittura non è una forma di comunicazione immediata. Si serve della parola come "mezzo", quindi è veicolata in qualche modo; non è pura.
            La scrittura è frutto di dell’interpretazione che ognuno da alle proprie idee, esprimendole. La comunicazione è frutto dell’interpretazione che ognuno da alle "parole" degli altri, interpretandole. Nulla è più "mediato" della scrittura.
            Se così non fosse, cadrebbe tutto il mondo del sapere filosofico. Cadrebbero secoli di critica letteraria, di interpretazioni filosofiche, di dibattiti talvolta anche noiosi. Non avrebbero motivo di esistere le figura retoriche; l’unica forma di cinema che avremmo sarebbero i polpettoni d’azione… e chi più ne ha, più ne metta!
            Proprio perchè a scuola ci siamo andati tutti, questo dovremmo saperlo!
            La scrittura si serve di un linguaggio universale fatto di segni che vengono interpretati.
            Paradossalmente, anche la più banale frase da prima lezione di inglese: Il libro è sul tavolo, potrebbe avere mille significati. Letteralmente (e fisicamente) il libro si trova sul tavolo, ma chi scrive o chi legge potrebbe interpretare la frase come: il libro si trova sul tavolo (nel senso che qualcuno lo sta leggendo) o il libro si trova sul tavolo (perchè nessuno lo sta leggendo). Due possibili "interpretazioni" totalmente opposte. Tutto sta nell’attribuire un significato denotativo o connotativo alla frase. E – Deo gratias – l’attribuzione di un significato è assolutamente, inevitabilmente soggettiva!
            Alla prossima, interessante disquizione Wink
            Cinzia

      2. margot
        sottoscrivo ciffo!
        Non ci sono dubbi che il tuo spirito sia quello giusto e credo che molti la pensano come noi….non tutti però, hanno sempre la capacità di essere diplomatici (per fortuna o purtroppo!).

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