S. Biagio in Basilicata.

Il Culto di S. Biagio in Basilicata.

Mostra e ricerca approfondiscono le tematiche legate ad uno dei culti più antichi e popolari del mondo contadino. La Basilicata, a Maratea, conserva  il luogo di culto più importante d’Europa, dedicato al Santo. Fin dal secolo VIII gran parte delle reliquie di S. Biagio sono conservate nel santuario marateota.  

Chi è S. Biagio.

E’ vissuto tra i secoli III e IV ed appartiene ad una nobile famiglia di origine armena. Pratica la medicina e dopo un lungo periodo di meditazione trascorso in una grotta dove cura e guarisce uomini e animali, abbraccia il Cristianesimo. Il conflitto tra Costatino e Licinio, provoca in Oriente grandi distruzioni. A Sebaste nella sede vescovile rimasta vacante a causa della guerra, Biagioè letto Vescovo. Le persecuzioni anticristiane indotte dal conflitto coinvolgono l’Armenia e il governatore romano, Agricola, imprigiona Biagio al quale è inflitta la tortura della scarnificazione mediante i pettini della cardatura. Nel 316, Biagio è martirizzato con la decapitazione e le spoglie, deposte nella cattedrale di Sebaste. Nel 732 i resti del Santo sono imbarcati per essere trasferiti a Roma ma la nave naufraga lungo le coste di Maratea, in Basilicata, i cui abitanti edificano una chiesa dedicata al Santo ove depongono le reliquie del grande taumaturgo. Il santuario di Maratea, diviene così, il principale luogo di culto della cristianità dedicato a S. Biagio.

Santo del giorno.

San Biagio è festeggiato il 3 Febbraio dalla chiesa cattolica ed il 6 febbraio dalle chiese orientali.

Patronati.

Gli eventi principali del bios del santo e le modalità del martirio, determinano la tradizione dei patronati riconosciuti a S. Biagio. Nella grotta ove abbraccia il Cristianesimo, cura e guarisce anche le bestie, quelle selvatiche e quelle dei contadini. E’perciò riconosciuto protettore degli animali. Ancora oggi è usanza per i contadini invocare il 3 febbraio la benedizione di S. Biagio sui propri animali. Durante la prigionia è scarnificato con i pettini da cardatura. Il Santo è protettore dei cardatori, dei lavoratori della lana e dei tessitori in genere. Nel medioevo il patronato si estende ai pastori ed al mondo della pastorizia. Lungo le vie della transumnza, soprattutto nel meridione d’Italia, si rintraccia un grande numero di santuari, cappelle ed eremitaggi dedicati al Santo, protettore degli animali e dei pastori. Prima di subire il martirio S. Biagio salva un bambino, moribondo a causa di una lisca di pesce conficcata nella gola. Il miracolo più noto del Santo, determina il patronato più popolare attribuito al taumaturgo. S. Biagio è invocato contro tutte le malattie della gola. In ringraziamento della guarigione concessa a Filippo IV di Spagna da una grave malattia alla gola, l’Imperatore costruisce nel santuario di Maratea, il sontuoso sacello in marmo, nel quale, ancora oggi, si conservano le reliquie del Santo.

Iconografia.

S. Biagio è sempre rappresentato nelle vesti di un Vescovo. Sorregge un pastorale simbolo della dignità vescovile. Ai piedi o in mano porta un pettine da cardatura, in memoria del supplizio subito. Spesso è rappresentato con due candele incrociate sulla gola di un bambino a ricordo del miracolo attribuitogli.

S. Biagio e la Basilicata.

E’tra i culti più popolari della regione ed appare strettamente legato al mondo contadino. S. Biagio in Basilicata è il patrono di Maratea, Rapolla e Cancellara. In numerosi altri paesi lucani sono presenti chiese e raffigurazioni di S. Biagio. 

Maratea. La basilica di S. Biagio nel paese tirrenico occupa la sommità di un monte dedicato al Santo. La chiesa è costruita in prossimità dell’ingresso principale di Maratea vecchia, ovvero il nucleo fortificato medievale della città, abbandonato agli inizi del secolo XIX. Il nucleo più antico della chiesa risalirebbe ai primordi del culto e quindi ai secoli IX-X. Questa parte della chiesa potrebbe corrispondere alla terminazione quadrangolare dell’attuale santuario. Tra il medioevo e il Rinascimento si susseguono numerosi ampliamenti dell’edificio più antico fino all’aggiunta di nuove navate e dell’elegante nartece. Il cuore del santuario è costituito dal sacello in marmo eretto su committenza di Filippo IV di Spagna nel 1619, in ringraziamento pr la guarigione ottenuta per una malattia alla gola. Nel sacello si conserva un busto in argento e l’urna in marmo con le reliquie del Santo. Nel 1886, il sacello, originariamente aperto, è stato chiuso con lastre di marmo e decorato con un tonndo raffigurante il Santo. Nel 1941, il sacello è stato traslato dalla navata destra all’attuale posizione, in fondo all navata principale. Nella chiesa sono presenti diverse raffigurazioni del Santo, ma anche un’immagine di S. Macario le cui spoglie accompagnavano quelle di S. Biagio nel viaggio da Sebaste a Roma. Un’altra immagine di S. Biagio è nella chiesa della SS. Addolorata ed una statua settecentesca è innalzata su una colonna marmorea nella piazza principale del paese. Nei vicoli del centro storico, nelle case rurali e nelle masserie si ritracciano immagini del Santo costituite da minuscole statue in nicchia o da maioliche infisse sui muri per invocarne la protezione. La festa di S. Biagio a Maratea ha inizio il primo giovedì di Maggio. La statua, rivestita di un manto color porpora, è condotta in processioneda Maratea vecchia o di sopra a Maratea di sotto. Nella chiesa madre sosta fino alla domenica successiva quando sarà ricondotta trionfalmente nell’antico santuario sul monte.

 

      

Rapolla. Il Santo è il patrono della cittadina del Vulture. E’ festeggiato  il 3 Febbraio con un lunga processione che percorre tutte le strade del paese e con il rito dell’unzione della gola e delle candele incrociate. La festività principale è preceduta dai falò di S. Biagio che si accendono la notte tra il 2 ed il 3 Febbraio. Intorno ai fuochi i fedeli intonano inni e sotto la cenere si cuociono le patate novelle che sarano degustate sul momento accompagnate da vino moscato o aglianico che si conserva nelle numerose grotte del paese. Ogni famiglia porterà poi in casa un pò di cenere sottratta ai falò e ritenuta di buon asuspicio pr la casa. Fino a notte inoltrata i vicoli del paese risuonano del ritmo di tamburi e grancassse, il cosiddetto rito della ” Diana ” che incita la poplazione ad accorrere tra le strade e ad accendere i fuochi. Un statua di S. Biagio si venera nella cattedrale di Rapolla che, però, ai margini del centro storico conserva una chiesa di origine medievale dedicata al Santo. Il nucleo più antico della chiesa è costituito da una struttura rupestre della quale avanza solo una nicchia o absidiola decorata da affreschi datati tra i tra i secoli XIII-XIV. La raffigurazione della Crocifissione è affiancata dalle immagini di S. Nicola e di S. Biagio. Sulla volta della chiesa compare un’immagine di S. Biagio (sec. XVII) in bassorilievo rappresentato mentre guarisce un bambino. Una inusuale immagine del Santo compare nel grande palmento in grotta di masseria Radini: il Santo è invocato a protezione del raccolto di uva, il principale prodotto delle campagne di Rapolla, e pertanto è affrescato su un pilastro con in mano un grappolo.      

Montescaglioso. Culto attestato tra il medioevo e l’ottocento. L’antica cappella dedicata a S. Biagio, sorge a circa 2 km dal paese, sui resti di un edificio o di un insediamento più antico del quale per ora si conosce solo la necropoli databile all’alto medioevo (sec. X-XII). La chiesetta è in stretto rapporto con la necropoli e ne condivide la datazione. E’ stata ricostruita più volte. La fase più antica è testimoniata dalle mura perimetrali esterne (sec. XI-XII) nelle quali sono utilizzati grandi conci di tufo provenienti da edifici greci o indigeni. Nel medioevo l’insediamento risulta posseduto dall’abbazia benedettina di S. Michele Arcangelo. Nel 1677 la chiesa è officiata dal clero della Chiesa Madre che in occasione della festività del Santo, provvedeva anche ad una processione campestre. Alla fine del secolo XIX sono ancora attestate pratiche rituali, processioni e benedizione degli animali praticate in occasione della festività del Santo. Altre pratiche cultuali dedicate al Santo sono documentate nella chiesa della SS. Concezione annessa all’omonimo monastero benedettino femminile, ove si conservano una statua e reliquie che la tradizione locale attribuisce a S. Biagio. Lo stretto rapporto tra culto e Benedettini è attestato anche dalla presenza di un’immagine di S. Biagio risalente al 1523, affrescata nella chiesa di S. Maria in Platea appartenuta all’abbazia di S. Michele Arcangelo. 

Rapolla: cattedrale, statua di S. Bagio.Rapolla: chiesa di S. Biagio.Rapolla: chiesa di S. Biagio. Affresco delSanto (sec. XIII-XIV).Rapolla, chiesa di S. Biagio: bassorilievo sulla volta.Forenza: chiesa di S. Biagio.

Bernalda. Nei pressi del fiume Basento, in località Avenella, i Benedettini dell’Abbazia di S. Michele Arcangelo di Montescaglioso, possedevano una cappella (sec. XVI-XVII) dedicata al Santo. Il piccolo edificio sorge lungo un antico percorso che collega vari insediamenti rurali benedettini esistenti nella zona ed in prossimità di un luogo di culto magnogreco dedicato a Zeus Aglaios. Il sito perpetua pratiche cultuali legate al mondo rurale indigeno, greco e medievale.

Matera. Una chiesa di S. Biagio risalente alla metà del secolo XVII è eretta lungo ai margini della città barocca. La presenza nella facciata delle statue di S. Lucia e S. Agata, potrebbe attestare il possesso della chiesa da parte dell’omonimo monastero benedettino femminile. La chiesa è luogo di pratiche cultuali legate alle virtù taumaturgiche del Santo e si propone come elemento significativo della religiosità popolare di Matera. 

Forenza. Lungo un antico tratturo di collegamento tra il paese e la valle del Bradano, il sito di S. Biagio conserva una chiesa rupestre medievale ed una chiesa in muratura databile ai secoli XVII-XVIII. Il nucleo più antico è costituito dalla chiesa-grotta i cui affreschi sono databili ai secoli XIII-XIV. Nei pressi dell’ipogeo principale, altre cavità artificiali documentano una lunga frequentazione da parte dei pastori e dei contadini insediati nell’area. Dopo l’abbandono della grotta, l’erezione della chiesa in muratura dimostra una continuità del culto anche in fasi più recenti. La chiesa è formata da unica aula conclusa dall’altare sormontato dalla nicchia del Santo. Lungo le pareti sono incise decine di impronte di mani a testimonianza del passaggio di numerosi pellegrini.

Bernalda: cappella di S. Biagio all'Avenella. Matera: chiesa di S. Biagio (sec. XVII). Cancellara: chiesa del Carmine, altare di S. Biagio.

Venosa. Una chiesa di S. Biagio è eretta tra i vicoli della parte più antica della città. La costruzione, per la presenza dello stemma della famiglia Del Balzo, feudataria della città, è databile tra la fine del secolo XV e gli inizi del secolo XVI. Nel coro della muratura e nel portale d’ingresso sono presenti elementi di spoglio provenienti dai numerosi edifici romani della città. Una preziosa immagine affrescata di S. Biagio, databile alla fin del sec. XIV, è conservata nella chiesa dell’abbazia benedettina della SS. Trinità. 

Cancellara. S. Biagio è il patrono del piccolo paese abbarbicato tra i rilievi dell’Alto Bradano e dominato dall’imponente castello medievale. La festività si celebra il 3 febbraio con processione e funzioni nelle quali si benedice la gola dei fedeli con le candele incrociate. La statua e le reliquie del Santo sono custodite nella Chiesa Madre dedicata alla Madonna del Carmine.

Avigliano. S.Biagio è uno dei più importanti culti popolari del paese. Si festeggia il 3 febbraio con la benedizione in chiesa madre delle candele, imposte sulla gola e del pane che saranno conservate in casa. Nel paese esiste una cappella dedicata al Santo eretta nei primi decenni del secolo XVII.


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