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Montescaglioso cripta di San Eustachio

Con affacci panoramici lungo la sponda della Gravina nascosto nelle sue gole troviamo l Insediamento rupestre di S. Eustachio. Due chiese e ben tre livelli di grotte con alcuni affreschi, databili tra i secc. XVI e XVII.

Montescaglioso ha molto da offrire, questo è un esempio di promozione.

 

La cripta di S. Eustachio è ubicata a mezza costa sul ciglio della gravina, in contrada Selva Venusio, a confine con il territorio del Comune di Montescaglioso.


È raggiungibile dal cippo sovrastante la Cripta della Madonna della Loe o della Murgia,



dopo aver percorso circa 300 metri, lungo il ciglio della Gravina, tra arbusti e cespugli, una gradinata, intagliata nella roccia, segnala l’accesso al complesso rupestre, dove è collocata la chiesa.



 

L’intitolazione della cripta è dovuto alla presenza di un grande pannello affrescato che rappresenta S. Eustachio, nella sua tradizionale iconografica. Discesi i gradini, si percorre uno stretto sentiero a strapiombo sulla gravina, intervallato da grotte e tratti di mura, nonché murature di contenimento e terrazzamento che si estendono lungo l’intero percorso. Ciò dimostra che si trattava di una zona abitata, infatti nuove ipotesi lasciano intravedere in questa località, non un monastero rupestre, di cui non vi sono attestazioni e tracce sul terreno, ma un grosso insediamento abitato sin dall’alto medioevo, che ha avuto sviluppi fino al secolo scorso.

Ancora oggi gli ambienti che gravitano intorno alla chiesa sono frequentati da un pastore che vi custodisce il gregge. La cripta è riconoscibile, rispetto alle altre cavità, dagli elementi architettonici quali nicchie ed altari, nonché affreschi sulle pareti. In queste ultime sono visibili sepolture, completamente rovinate, riconoscibili dalla forma stretta e allungata, che ne stabilisce periodo e tipologia.  Il percorso è reso accidentato e pericoloso dai crolli che hanno interessato la facciata della chiesa e l’intero complesso, causati da infiltrazioni d’acqua e dalle possenti radici di varietà rupicole che attecchiscono sulla roccia. Attraverso una piccola grotta e uno stretto passaggio si raggiunge il cuore della cripta, probabilmente una cappella laterale, separata dalla navata centrale, da un pilastro con due archi di ottima fattura.

La cappella è ben conservata ed è completamente intonacata. Sulla parete di sinistra un grande pannello affrescato con S. Pietro e S. Paolo, che trattiene la spada, mentre, di fronte, è visibile un altro pannello, molto danneggiato, che rappresentala Madonnain piedi con il Bambino, con ai lati delle lettere, S. e M. Il pannello, diviso in due riquadri, conserva la figura di S. Domenico (nella nicchia) e quella di un Santo non identificato, inginocchiato, con alle spalle due soldati. All’interno del catino absidale, intorno all’altare, notevolmente danneggiato, è raffigurata una Deposizione dalla Croce, dove è visibilela Madonnainginocchiata che abbraccia Gesù. Lo stesso plinto dell’altare è affrescato con una croce equilatera inscritta in una circonferenza. Nella parete di destra è affrescato S. Eustachio, titolare della cripta, rappresentato a cavallo, fermo davanti al cervo tra le cui corna è apparso il Signore. Il ciclo pittorico di questa cappella può essere datato al XVII secolo, come opera di rifacimento della decorazione della chiesa.


 

 

Della navata centrale si conserva solo la parete sinistra, intervallata da 3 nicchie con altrettanti altari, ricavati all’interno della parete. Nella parte terminale della navate si vede la presenza di un archetto che segnava l’ingresso al presbiterio. Al di sotto della chiesa, tutta una serie di cavità, alcune tompagnate da murature, corredate da cisterne e da incavi, un tempo utilizzati per riporvi oggetti. In una di queste grotte, essendoci un ambiente che si sviluppa in profondità è facile imbattersi, appesi al soffitto, da una piccola colonia di chirotteri. Da questo punto, si ammira la gravina in tutta la sua profondità, in basso scorre il torrente formando una serie di anse, in cui è facile osservare la fauna locale mentre staziona.



ZODD: io sono quello che faccio
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