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Carnevalone

Carnevalone di Montescaglioso. Martedì grasso. Organizzato da associazionismo locale, gruppi informali, giovani cartapestai, Comune di Montescaglioso, con il sostegno delle imprese locali.

Le feste ed i riti del Carnevale costituiscono l’occasione nella quale le pulsioni ancestrali più profonde della civiltà agropastorale del Meridione emergono in tutta la loro spettacolarità. Non c’è comunità nella quale non si rinnovino le tradizioni che mutano da paese a paese, mantenendo però alcuni substrati comuni quali il legame con i riti della fertilità, il rapporto con il bosco, la transumanza ed infine l’innesto della civiltà cristiana con i rimandi alla morte e soprattutto all’imminente Quaresima. In Basilicata si conservano alcune delle tradizioni più complesse e codificate del Mezzogiorno le cui radici profonde giungono fino ai riti pregreci connessi al risveglio della natura ed ai Saturnalia romani. A S. Mauro Forte sfilano i suonatori di campanacci; a Teana, un feroce Orso rapisce il Carnevale destinato a sicura morte; a Satriano ancora un Orso ed il Romita sbucano dalla foresta per chiedere offerte. La sfilata congiunta del Carnevale di Montescaglioso, Tricarico e Cirigliano organizzata dalla Pro Loco, permette di apprezzare le differenze nel quadro di origini comuni di tre delle manifestazioni carnascialesche più complesse della Basilicata. Nel Carnevale di Tricarico sfilano personaggi che impersonano tori e vacche. Neri con nastrini rossi i primi, bianche con nastrini colorati le seconde. Inquadrati secondo un ordine rigoroso che si rifà alla mandria in transumanza, il corteo è aperto dal massaro, vestito di pelli, con bastone e fucile, impegnato a mantenere l’ordine nella coloratissima sfilata e ad impedire e controllare le intemperanze dei tori. Tutti scuotono imponenti campanacci momentaneamente sottratti ai bovini e le vie del paese sembrano attraversate da un immensa mandria in movimento. Come altrove anche qui gli abitanti offrono vino, salumi e formaggi che costituiranno la dote per le libagioni notturne prima che il Carnevale muoia. E come è tradizione Carnevale muore sempre a pancia piena.A Cirigliano il corteo celebra la morte di Carnevale e la nascita del nuovo. Qui è possibile leggere l’affondare delle radici del Carnevale nei riti della fertilità collegati all’arrivo della Primavera, ma anche la memoria ancestrale delle feste annuncianti l’anno nuovo nel mondo romano ed altomedievale. La sfilata è aperta da pastori, simboli della comunità locale, e da personaggi che, ricoperti dalle bianche vesti di improbabili e blasfemi preti, precedono con una croce ed il teschio di un bovino il feretro di Carnevale impersonato da un giovanotto in carne ed ossa. Emaciato e ben vestito, come ogni cadavere che si rispetti, il finto morto non rifiuta l’offerta di vino. Come pure i portatori del defunto giammai si sottrarrebbero all’offerta del vino nuovo che si stura proprio a febbraio. Segue la vedova di Carnevale che urla e si lamenta, ben sapendo però che il congiunto è già pronto a risorgere. A fine corteo, il riproporsi dell’offerta propiziatoria e, nell’avanzare della notte, i bagordi prima dell’arrivo del mercoledì delle ceneri.

 

Il Carnevalone di Montescaglioso nasce soprattutto dalla cultura dei massari e dei braccianti. Anticamente i costumi erano realizzati con pelli di animali, ma la festa si è evoluta insieme al mondo contadino. Si è utilizzata la tela di canapa, di juta e poi anche la plastica dei sacchi per le sementi del grano, ora, invece, carta, cartoni, stoffe di vestiti in disuso. Il Carnevalone come la natura ricicla quasi tutto. All’alba del martedì grasso, ha inizio il lungo rito della vestizione. Il gruppo ha precise figure e gerarchie. Apre la parca che rotea il lungo fuso tra le gambe della gente: simbolo della ruota del tempo che gira e della morte che prima o poi arriva. Guai a farsi colpire. Seguono i portatori dei campanacci più grossi, sbattuti con l’ausilio del ginocchio. La tetra figura della “Quaremma”, vestita di nero e con in braccio un neonato. La carriola con il Carnevalicchio in fasce, ove depositare le offerte in natura. La sposa di Carnevalone, più o meno sguaiata, ferma tutti e chiede offerte in natura e danaro: serviranno a fare crescere il Carnevalicchio ma in realtà a fornire materia prima per la cena e l’ubriacatura notturna. A ruota libera e con i campanacci più piccoli, tante figure sempre suggestive in costumi ogni anno diversi. Si accetta ogni offerta: pane, finocchi, pasta, dolci, frutta, vino e salsiccia. Chiude il corteo il vecchio e massiccio Carnevalone. Intabarrato in un mantello nero, in testa un cappellaccio, cavalca un povero asino. E’ conscio che nella notte schoccherà la sua ultima ora. Non parla ma accetta tutte le offerte. Sulle spalle di Carnevalone, sui fianchi o sulle chiappe dell’asino, qualche cartello con gocce di saggezza contadina condite da aspre critiche, sempre sgrammaticate (Carnevalone non ha avuto tempo per studiare), rivolte per lo più a politici e pubblici amministratori. Il governo è ladro, le tasse sono alte, il padreterno non dà pioggia, l’annata è andata male! Verso mezzogiorno i cortei convergono esausti nella piazza principale del paese. Si fa la conta degli incassi in denaro e natura. Ci si prepara alla lunga notte sacrilega poiché già appartiene alla Quaresima.

  

Il pomeriggio sfilano i “ matrimoni “, gruppi a coppie, spesso coppie di soli maschi, accompagnati da fisarmonica e possibilmente da carrozza e cavallo. Lentamente e irriconoscibili, ogni tanto una sosta ed un giro di ballo. I costumi sono tipici della buone famiglie contadine. E’un carnevale meno sguaiatoo e più controllato.

A sera inoltrata cambia tutto. Entra in scena il carnevale rocchettaro e pop. Alcuni carri di notevoli dimensioni sui quali per molte settimane giovani e meno giovani hanno sudato e lavorato. Riciclano tranci di carri acquistati a Putignano o altrove rimontati ed integrati alla bisogna. Musica a tutto volume ma soprattutto davanti al carro centinaia di giovani e giovanissimi scatenati in balli e danze. Non c’è biglietto, tutti sono liberi di partecipare. E’ la caratteristica che fa il successo del carnevale di Montescaglioso.

Il pomeriggio sfilano i “ matrimoni “, gruppi a coppie, spesso coppie di soli maschi, accompagnati da fisarmonica e possibilmente da carrozza e cavallo. Lentamente e irriconoscibili, ogni tanto una sosta ed un giro di ballo. I costumi sono tipici della buone famiglie contadine. E’un carnevale meno sguaiatoo e più controllato.

A sera inoltrata cambia tutto. Entra in scena il carnevale rocchettaro e pop. Alcuni carri di notevoli dimensioni sui quali per molte settimane giovani e meno giovani hanno sudato e lavorato. Riciclano tranci di carri acquistati a Putignano o altrove rimontati ed integrati alla bisogna. Musica a tutto volume ma soprattutto davanti al carro centinaia di giovani e giovanissimi scatenati in balli e danze. Non c’è biglietto, tutti sono liberi di partecipare. E’ la caratteristica che fa il successo del carnevale di Montescaglioso.

A notte avanzata nel pieno del carnevale rocchettaro, compare il funerale di Carnevalone. Un fila di preti e frati esaltati precede il feretro di Carnevalone portato a spalla dagli amici disperati e seguito dalla vedova allucinata che in grembo porta già Carnevalicchio. Il corteo si fa largo tra la folla e in piazza il feretro è bruciato, mentre la consorte dell’estinto partorisce Carnevalicchio. A mezzanotte in punto dal campanone della Chiesa Madre, partono 40 lugubri rintocchi che segnano l’avvio della Quaresima. Inizia la penitenza, la festa è finita, ma Carnevalicchio è già nato e pronto per il prossimo anno. Anzi è già il protagonista della lunga cena notturna che chiude il Carnevale. Al mattino del mercoledì successivo nei vicoli già compaiono le sette figure della “ Quaresima “ appese ad una corda per ricordare a tutti gli obblighi del buon cristiano per la Pasqua che è vicina. Ma questa è un’altra festa.

 

Testo e foto di Francesco Caputo (CEA Montescaglioso). Testi e foto liberi da copyright: si prega di citare la fonte.

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