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L’Albergo dei Poveri, Tahar Ben Jelloun, Einaudi, 1999.

L’Albergo dei Poveri è un luogo magico. Fatiscente ex-ricovero per indigenti nel cuore di una Napoli languida e decadente, è un crogiolo di storie, di vite, di amori, di fantasmi e proiezioni della mente. Luogo infestato da ratti e miseria, approdo di naufraghi della vita e dell’amore che vi trovano ristoro e rinascita.

Uno scrittore marocchino, stufo di una vita piatta, senza stimoli, lascia Marrakech e va a Napoli, apparentemente per scrivere un libro sulla città partenopea.

Napoli compie la sua magia. Lo scrittore si imbatte in quel luogo incantato, una corte dei miracoli, che è la rimessa dell’Albergo dei Poveri e grazie ad un’inquietante quanto carismatica signora anziana – la Vecchia, la chiamerà per tutto il libro – riesce a cogliere le anime molteplici, nascoste, sfuggenti di Napoli e, attraverso queste, la propria.

La Vecchia vive circondata da personaggi irreali, oggetti eccentrici, in un’atmosfera lurida e magica insieme, in un mondo in cui ognuno può trovare la propria storia, custodita in uno degli scrigni gelosamente conservati nella rimessa, e nel quale a tutti è riservato un pizzico di calore umano che allevia il peso di vivere.

Attraverso lo straordinario potere evocativo della parola, il lettore viene rapito, in un vortice di sofferenza e dolore che – come per lo scrittore straniero – alla fine lo porta a prendere coscienza di sé.

Una rivelazione, questo romanzo, in cui l’eterna metafora del viaggio come scoperta di se stessi si arricchisce del magnetismo di una narrazione intima e corale, in cui è possibile identificarsi in un destino comune di riconciliazione con il proprio io.

 Memorabili le pagine dedicate a Napoli. Magia nella magia.

 

Come Dio comanda, N. Ammaniti, Mondadori, 2006.

Nella solitudine di una stanza, tra le mani il libro di Ammaniti, avverti intorno a te la presenza di Rino e Cristiano Zena, vedi i muscoli tatuati dell’uno ed i capelli crespi dell’altro, senti Quattro Formaggi parlare a scatti e nell’aria l’odore dell’ultimo goccio di grappa appena trangugiato da Danilo Aprea. Sono tutti là, non ti lasciano neanche quando chiudi il libro e ti appresti a trascorrere la tua serata in compagnia.

Creature che si materializzano nella tua mente, nella tua stanza e non vanno via neanche cacciandole in malo modo. Ti rimangono dentro per la loro tristezza, per la loro grande, infinita debolezza celata nelle esplosioni di rabbia di Rino, nei silenzi sofferti di Cristiano, nell’ingenua follia di Quattro Formaggi, nell’ansia di riscatto di Danilo.

Personaggi sconfitti in partenza dalla vita, che se la vita non ha ancora abbattuto totalmente, ci pensano loro a fare il resto. Un senso di impotenza, di ineluttabilità ti accompagna per tutta la lettura e non c’è spazio per la speranza, neanche dopo la parola Fine.

In nessun modo le loro vite deviate possono ritrovarsi sul sentiero della ricerca della felicità, perché è una strada, una possibilità, loro bandita. Nemmeno l’amore, in tutte le sue forme (padre-figlio, verso una donna, verso un amico) si rivela condizione sufficiente per la salvezza.

Non è solo inettitudine, per quanto il romanzo ci regali esempi di mediocrità umana perfettamente riusciti, come Beppe Trecca. Forse è inadeguatezza, incapacità di adattarsi, aggravate da una forza sovrannaturale e beffarda che pilota le vicende, il destino.

Ammaniti riesce ad insinuare un senso di irreversibile angoscia anche nel lettore più spensierato, lasciandogli in bocca e nell’animo un’amarezza sapientemente acuita da una scelta di brani musicali a scandire le vicende, colonna sonora egregiamente orchestrata dallo scrittore.

Cinzia:

View Comments (3)

  • ... e siamo a due Cinzia... due libri che devi passarmi!!;-)
    in particolare "l'Albergo dei poveri"..
    aspetto con ansia!!
    topobiche_81

    • ... ebbene sì, cara Michela. Lasciami finire "Mappe per amanti smarriti" e ti dirò...
      In attesa di lanciare il bookcrossing, quali letture mi consiglieresti tu?

      Cinzia

  • cara Cinzia,
    sono pienamente d accordo con te...l'albergo dei poveri è uno dei libri più belli che io abbia mai letto! Sono passati un pò di anni da quando, per caso, mi ritrovai fra le mani questo capolavoro, ma tutt'oggi, quando ripenso a quel libro, mi torna alla mente quell' atmosfera magica e surreale!
    Consiglio davvero a tutti di leggerlo, anche solo per poter viaggiare un pò in quel mondo parallelo!!!!!
    cio ciao
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