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Fosso del Portico

  

Un’ asta torrentizia a poca distanza dalla strada Carrera che segna il confine tra i Comuni di Montescaglioso e Ginosa e confluisce nella Gravina di Matera. Il pianoro collinare ad est della Carrera è inciso da un canalone che raccoglie le acque di un’area abbastanza vasta. L’avvio del sistema è costituito da un piccolo fossato coperto da un rigoglioso lecceto. Basta percorrere i primi 50 metri e tutto cambia. Il passaggio diventa stretto e tortuoso, le pareti sempre più alte e la copertura del bosco sui bordi del fosso, sempre più fitta fino a nascondere alla vista la profonda incisione sul terreno. Il canale si sviluppa in un banco roccioso formato da conglomerati di sabbie e ciottoli ben consolidato. Si presenta tortuoso e riceve alcuni piccoli affluenti laterali. Il fondo è coperto da sabbia molto fine, risultato dell’erosione mentre le pareti presentano spettacolari sequenze di sedimenti alluvionali. Si notano le tracce della frequentazione di numerosi animali: volpi, istrici, cinghiali, donnole e tassi. Dopo circa trecento metri il canale, che ha ormai raggiunto l’altezza dei 10 metri, si interrompe bruscamente e con un salto di quota di circa 3 metri sbuca in un vasto anfiteatro naturale con pareti a picco. Le dimensioni sono notevoli e nel punto più largo si superano i 100 metri. In questo punto la spettacolarità delle formazioni geologiche si apprezzano molto di più poiché i conglomerati di arenarie appaiono con splendidi cromatismi ocra / arancione. Una fitta vegetazione arbustiva copre tutto il fondo mentre l’acqua raccolta dal canale continua a scavare il proprio letto. Quasi al centro di questa sorta di piazza naturale, si innalza un enorme masso roccioso (all’incirca quanto una casa di 4 piani ) coperto da rampicanti. La vera sorpresa è alla base del masso ove in più punti emergono sorgenti di acqua.

   

Con la presenza dell’acqua perenne, cambia anche la vegetazione: ancora più fitta e con formazioni di giunco, sambuco e canne. Nelle piccole anse del ruscello si nota la presenza di numerosi granchi di acqua dolce che se disturbati si nascondono immediatamente sotto la sabbia. Da questo punto le pareti del canale cominciano a diventare meno ripide e si trasformano in pendii ove compaiono le prime coltivazioni che sembrano molto antiche.  Si notano, infatti, terrazzamenti di pietra a secco realizzati per permettere l’impianto di olivi, mandorlo e vigna. Il fondo del ruscello diventa sempre più largo e coperto da canne. Con qualche difficoltà si riesce a percorrerlo e non mancano le sorprese. Piccoli salti di quota creano cascatelle di acqua e minuscoli bacini collegati l’uno all’altro. Poi all’improvviso su un masso roccioso e a ridosso di un terrazzamento trasformato in agrumeto dalla penombra appaiono i resti di una costruzione. Un muro scalzato dall’acqua, distrutto dall’abbandono ed attaccato dalla vegetazione. Sono probabilmente  i resti di un mulino ad acqua del quale si conserva qualche labile testimonianza nelle carte dell’abbazia di S. Angelo, anticamente proprietaria dell’intera zona. Dopo poco meno di un chilometro, il canale si trasforma in un vero vallone assumendo il consueto aspetto dei coltivi di pianura ma nascondendo a monte il segreto di una natura e di luoghi incontaminati.  

Testo e foto: Francesco Caputo (CEA Montescaglioso).

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