martedì 05 Novembre 2024

Personaggi storici

Una galleria di personaggi attinenti la storia di Montescaglioso o noti per l’impegno in vari campi e attività. Le date sono riferite alle attestazioni dei personaggi, alla data di nascita o di morte. Quando la scheda è ancora in lavorazione, è appositamente segnalata da una scritta in rosso.  In calce alle schede è segnalato l’eventuale contributo di esperti o soggetti terzi.

893. Godano, patrizio longobardo di Matera. Ricopre la carica di protospadario nell’amministrazione bizantina della città. Nell’anno 893, riceve in enfiteusi dall’abate dell’ abbazia di S. Vincezo al Volturno (c/ Venafro, Molise), cinque chiese nel materano con i relativi beni tra cui la chiesa di S. Lorenzo sita presso Montescaglioso. E’ la più antica attestazione medievale scritta su Montescaglioso e la prima testimonianza della presenza benedettina nel paese.

1059 -1072. Roberto di Montescaglioso: feudatario normanno, nipote di Roberto il Guiscardo e primo Conte di Montescaglioso. Figlio di una non meglio identificata esponente della famiglia Altavilla, probabilmente una sorella del Guiscardo, e di Ruggero, un conte normanno. Ha un fratello, Goffredo che detiene la titolaità della contea di Conversano e, secondo il Tansi, una sorella Beatrice, che potrebbe aver sposato il normanno Umfreda Macabeo, feudatario di Montescaglioso, negli ultimi decenni sel sec. XI. Roberto è attestato per la prima volta in una carta del 1053 come sottoscrittore di un documento dello zio Drogone. Con lo zio Umfredo ed il fratello Goffredo di Conversano, nel 1055 attacca l’esercito bizantino conquistando Gallipoli, Minervino ed Otranto. Non è tra i baroni ribelli che tra il 1057 ed il 1063 si oppongono a Roberto il Guiscardo, succeduto al fratello Umfredo nel possesso del Ducato di Puglia. Invece tra il 1064 ed il 1068 è tra i protagonisti di una nuova rivolta dei baroni contro il Guiscardo, appoggiata dal Catapano Bizantino Abulchares, sbarcato in Puglia. Il Guiscardo nell’ottobre 1068, conquista Montepeloso (Irsina) e mette fine alla rivolta, concedendo il perdono ai nipoti Goffredo di Conversano e Roberto di Montescaglioso. Nel 1078, i due fratelli, capeggiano una nuova rivolta contro lo zio, ma anche questa volta, sconfitti i ribelli nel 1080, riescono ad ottenere il perdono. Roberto di Montescaglioso è ritenuto il fondatore della Cattedrale di Tricarico al cui Vescovo concede ampi privilegi ed i feudi di Montemurro ed Armento. Concede beni anche al monastero greco di S. Maria del Rifugio a Tricarico. Fortifica la linea costiera metapontina: nelle carte normanne dell’abbazia di Montescaglioso è citato come il costruttore del castello di S. Salvatore a Metaponto (Serramarina). E’ presente come sottoscrittore in alcuni documenti a favore delle abbazie di Venosa e Banzi e della cattedrale di Melfi. Secondo vari studiosi la giurisdizione della Conte di Montescaglioso, tra il 1055 ed il 1080 è a macchia di leopardo e coinvolge comuni della Puglia, materano, valle dell’Agri e Vallo di Diano. Alla Contea controllata da Roberto  oltre a Montescaglioso, sarebbero appartenuti Noicattaro (BA), nel materano, Policoro, Montalbano, Colobraro, Pisticci, Stigliano, Pomarico, nel potentino, Santarcangelo, Saponara, Roccanova, Castronuovo, Armento, Montemurro, Brienza e nel salernitano, Polla. Roberto muore il 26 Luglio del 1080 ed i suoi possedimenti feudali saranno divisi tra diversi nuovi titolari.

1065 (?) – 1092. Umfreda Macabeo: feudatario normanno e Dominus di Montescaglioso. Nelle carte si qualifica come Normannorum genere ortus. Secondo il Tansi, avrebbe sposato Beatrice, sorella del Conte Roberto di Montescaglioso e nipote del Guiscardo, ottenendo così, ancora vivente Roberto, il controllo di Montescaglioso. Ha 6 figli: Adelasia, Giuditta, Goffredo (morto in Terrasanta nel 1097), Rodolfo (gli succede nel feudo), Roberto, Guidelmo (al quale assegna i feudi di Noja e Stigliano). Sottoscrive il documento del 1065 (sospettato di falsità) per la concessione della chiesa di S. Maria in Platea all’abbazia di Montescaglioso. Effettua numerose donazioni all’abbazia di S. Michele, ponendo le basi per la prosperità della comunità benedettina di Montescaglioso, che ha sempre ritenuto Umfreda una sorta di cofondatore del monastero. Sarebbe morto intorno all’anno 1093 e probabilmente sepolto nella chiesa dell’abbazia.

1078. Simeone: monaco benedettino e abate dell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso. Probabilmente è l’abate che ha avviato la costruzione della nuova chiesa del monastero consacrata pochi mesi dopo la sua morte nel 1099. Ottiene numerose donazione dai Normanni: nel 1078 il feudo di S. Maria del Corno a Pisticci e di S. Giovanni Battista. Nel 1082 la chiesa di S. Reparata a Gorgoglione e metà del feudo di Murro a Montescaglioso. L’anno successivo, il 1083, ottiene la chiesa e le terre di S. Giovanni Evangelista all’Avenella. Nel 1085  una lunga serie di giurisdizioni sulle terre del monastero e nel 1093 un vasto comprensorio di terreni nel  metapontino. Simeone risulterebbe attestato quale abate di S. Michele per oltre un decennio durante il quale l’abbazia acquisisce un vasto complesso patrimoniale le cui rendite possono aver contribuito a realizzare l’ampliamento del monastero e probabilmente l’avvio della costruzione di una nuova chiesa.

1092 – 1109. Rodolfo Macabeo: feudatario normanno e ” Dominus di Montescaglioso “. Sposa Emma, figlia di Ruggero I Gran Conte di Sicilia e sorella di Ruggero II primo normanno a cingere la corona del regno meridionale. Nel 1097 succede al fratello Goffredo, morto in Terrasanta, nel possesso del feudo di Montescaglioso. Sottoscrive numerose donazioni e concessioni di feudi, terre, chiese e giurisdizioni a favore dell’abbazia. Avvia l’ampliamento della cinta muraria di Montescaglioso, portata a termine dalla moglie Emma. Concede chiese e terreni anche alle abbazie di S. Maria a Banzi, SS. Trinità a Venosa, S. Pietro Imperiale a Taranto. Presenzia con i principali feudatari normanni della zona alla consacrazione della nuova chiesa dell’abbazia il 29 settembre del 1099, concedendo per tale occasione conferma di tutte le giurisdizioni e proprietà assegnate ai monaci ed effettuando nuove e cospicue donazioni a favore del monastero. Muore intorno al 1110.

1092 – 1119. Emma Macabeo: Contessa di Montescaglio, moglie di Rodolfo Macabeo. E’attestata tra il 1092 ed il 1119. Figlia di Ruggero I Gran Conte di Sicilia e sorella di Ruggero II, ava di Federico II di Svevia, che la ricorda in alcuni documenti del secolo XIII. Sposa Rodolfo Macabeo, figlio di Umfreda. Avrà tre figli: Adelasia (sposa in Sicilia Raynaldo de Aquila), Ruggero (morirà molto giovane intorno al 1124 estinguendo la dinastia diretta dei Macabeo) e Giuditta (sposa un normanno, Ruggero de Montibus, suffeudatario di Pomarico). Emma concede all’abbazia numerosi privilegi e conferme dei beni già posseduti: il diritto di tenere fiera, le giurisdizioni feudali su Metaponto (compreso il porto  Basento e le saline ) ed il diritto di pesca lungo la costa. Competerà l’ampliamento delle mura di Montescaglioso avviato dal marito ed in virtù di tale merito sottoscrive molti documenti come ” Ego Emma Comitissa Civitatis Severianae Domina “ a ricordo dell’antico nome di Montescaglioso. Muore dopo il 1119.

1097. Goffredo Macabeo: feudatario normanno, figlio di Umfreda Macabeo. Segue Boemondo, figlio del Guiscardo, in Terrasanta, ove muore nella battaglia di Dorylée il primo Luglio del 1097.

1099. Crescenzio: monaco benedettino e abate dell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso. Consacra la chiesa dell’abbazia il 29 Settembre 1099. ottiene dai Normanni numerose concessioni: nel 1099 la chiesa di S. Maria del Piano a Pomarico e la conferma di tutti i possedimenti già in mano al monastero. Ancora nel 1099  il casale di S. Nel 1110 e nel 1115 ottiene da Emma e dal figlio Ruggero alcuni privilegi a favore dell’abbazia tra cui il diritto di tenere fiera nelle festività di S. Michele. Nel 1110 riceve da Arnaldo, Arcivesco di Aderenza, la conferma del possesso di tutte le dipendenze del monastero.

1119. Guarino: monaco benedettino e abate dell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso. Nel 1119 ottiene da Emma Contessa di Monteescaglioso alcune terre a Campagnolo e numerose giurisdizioni  e rendite su Metaponto ed il suo porto. Nel 1124 ottiene da Costanza, coniuge di Boemondo principe di Taranto, la conferma di alcuni privilegi spettanti all’abbazia  e da Ruggero II la conferma di tutte le concessioni fatte all’abbazia.Tre anni dopo, nel 1127 Ruggero II di Sicilia, è a Montescaglioso o nei pressi del paese e riceve l’abate Guarino al quale conferma le giurisdizioni spettanti al monastero. Nel 1132 definisce con Erberto, Vescovo di Tricarico le giurisdizioni dell’abbazia sulle chiese di Gorgoglione, Cirigliano e Stigliano.

1145. Rodolfo: Monaco benedettino e abate dell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso. Nell’estate del 1146 si reca a Palermo ed ottiene da Ruggero II  la conferma di tutti i possedimenti dell’abbazia già concessi da Emma all’Abate Crescenzio e confermati da Ruggero al suo predecessore.

1331 – 1343. Pietro De Felice. Vescovo. Nato a Montescaglioso nella famiglia felo o De Felice. Nel 1331 è nominato Vescovo di Venosa (PZ) da Papa Giovanni XXII. Nel 1334 è traslato alla sede di Acerenza e Matera con il titolo di Arcivescovo (Pietro V). Muore a Montescaglioso il 17 settembre del 1343 dove è sepolto, probabilmente nella Chiesa Madre.

1443 – 1484. Baldassare del Balzo. Protonotario Apostolico presso la Santa Sede. Zio di Pirro del Balzo, Conte di Montescaglioso e Duca di Andria. Ultimo abate commendatario dell’abbazia di Montescaglioso. Nel 1484 l’abbazia è annessa alla Congregazione di S. Giustina da Padova. Scheda in completamento. 

1472 – 1555. Girolamo dai Libri. Pittore e miniatore (da qui il soprannome). Nato a Verona e figlio di Francesco altro celebre miniatore veneto. Realizza opere per molte chiese e monasteri di Verona e del Veneto, tra cui S. Giustina a Padova e Praia nei dintorni. Secondo il Vasari avrebbe miniato molti libri e codici ai Benedettini di S. Angelo a Montescaglioso. Muore il 2 luglio del 1555.   

1484. Pirro del Balzo, Conte di Montescaglioso, Duca di Andria e Venosa, Principe di Altamura. Figlio di Francesco II Del Balzo. Nel 1482 eredita dal padre la Contea di Montescaglioso. Sposa nel 1459 Maria Donata, figlia del Duca Gabriele Orsini Del Balzo. A Venosa costruisce il castello e la nuova cattedrale. A Montescaglioso è il promotore dell’unione dell’abbazia di S. Angelo alla Congregazione di S. Giustina da Padova. Conferma al monastero con un ampio privilegio, tutti i possessi e le giurisdizioni concesse dai Normanni. I monaci ricordano l’azione di Pirro a favore dell’abbazia inserendo in alcuni stemmi scolpiti nel primo chiostro, la stella simbolo dei Del Balzo. Concede a un De Cappellanio, patrizio di Venosa e suo procuratore a Montescaglioso, il patronato della chiesa di S. Andrea ed il palazzo adiacente alla cappella. Pirro è tra i principali esponenti della Congiura dei Baroni che tra il 1485 ed il 1487, tentano vanamente di opporsi a Re Ferrante D’Aragona. Il Duca sottoscrive a Miglionico con gli altri congiurati e presente il Re, un’accordo per la pacificazione del regno, che Ferrante non rispetta. Nel 1487, i congiurati, convinti della buona fede di Ferrante, accettano l’invito del Sovrano, per un sontuoso banchetto di riconciliazione a Castel dell’Ovo a Napoli. Saranno tutti imprigionati e immediatamente giustiziati. Pirro del Balzo è strangolato e tutti i suoi possedimenti sono concessi dal Re a Federico D’Aragona (figlio di Ferrante) che aveva sposato, Isabella, figlia di Pirro.      

14841487. Luca Antonio Romolo da Firenze. Monaco benedettino professo nell’abbazia di S. Maria di Firenze il 17 Luglio 1463. Primo abate di S. Michele di Montescaglioso appartenente alla Congregazione di S. Giustina da Padova. Riceve la nomina da Timoteo Riccio, abate di S. Angelo di Gaeta, incaricato dal Capitolo Generale dell’Ordine di S. Giustina di provvedere all’annessione del monastero di Montescaglioso.

1507. Benedetto da Matera. Monaco benedettino, professo a Montescaglioso il 1° Novembre del 1507. Esperto miniatore, gli sono attributi libri liturgici dell’abbazia di Montescaglioso. Nelle cronache del monastero è citato anche per la grande forza fisica e per aver abbattuto con le nude mani un toro dal quale era stato caricato.  

1484 – 1500. Stefano Antodaro, Arciprete della Chiesa Madre di Montescaglioso. Nel 1484, sottoscrive come teste la presa di possesso dell’abbazia di Montescaglioso da parte della Congregazione di S. giustina da Padova. Nel 1499, sottoscrive sempre come teste, la ricognizione dei confini dei possessi dell’abbazia di S. Angelo. 

1507-1593. Altobello Persio: scultore, nato a Montescaglioso nel 1507, morto nel 1593. Sposa Beatrice Goffredo di nobile famiglia materana.  Trasferitosi a Matera realizza nella Cattedrale ril Presepe (1534) ed il dossale di un altare. Gli sono attribuiti: gruppo scultoreo dei SS. Pietro e Paolo (chiesa madre di Oppido Lucano); la Crocifissione con la Vergine e S. Giovanni (chiesa di S. Nicola a Lagonegro); gruppo scultore raffigurante Isabella e Federico D’Aragona (chiesa madre di Ferrandina); S. Giuseppe e il gruppo scultoreo della Pietà (chiesa madre di Miglionico); il Presepe (chiesa di Maria Maggiore nella Rabatana di Tursi)   Alla numerosa discendenza appartengono personalità artistiche e culturali di grande rilievo. Antonio (figlio: Matera 1542, Roma 1612) medico e filosofo. Autore dei trattati  Dell’ingengo dell’uomo e Della natura del fuoco e delle calore. Nel 1603 è tra i fondatori dell’Accademia dei Lincei. Ascanio (figlio: Matera 1554 – Bologna 1616) filosofo e insegnante presso l’Università di Bologna. Domizio (figlio), pittore allievo dello Stabile. Gli sono attribuiti la la Madonna con Bambino tra i SS. Ilario e Giovanni da Matera (Cattedrale di Matera); la Madonna con Bambino in gloria (chiesa di S. Rocco, Pomarico);  la Deposizione (chiesa madre. Miglionico); la Sacra Famiglia (chiesa di S. Domenico, Matera) esemplata su una tela di Raffaello; la SS. Trinità e La Deposizione (chiesa di Francesco, Matera). Giulio (figlio) scultore. Autore della Cappella della SS. Annunziata nella Cattedrale di Matera e del gruppo scultoreo della Sacra Famiglia nel Santuario della Palomba (Matera). E’ anche Sindaco di Matera.  Orazio (1579 – 1649, nipote, figlio di Giulio), letterato.  Aurelio (1518-1551,fratello di Altobello). Si impratichisce nella bottega di Domenico Gagini e del figlio Antonello in Sicilia, scultori lombardi trasferitisi nell’isola. Autore del corredo scultoreo della Chiesa Madre di Castellana Grotte. 

All’ambito dei Persio sono attribuibili a Montescaglioso il portale d’ingresso dell’androne e quello del piano superiore nell’abbazia e forse le statue della Vergine nella chiesa della SS. Concezione ed in S. Maria in Platea. Scheda in completamento.

1521. Michele Madalena da Montescaglioso: monaco benedettino dell’abbazia di S. Michele.  E’il primo monaco che emette la professione nell’abbazia di Montescaglioso dopo l’annessione a S. Glutina da Padova il 2 Febbraio 1487. Governa quale abate le abbazie di Montescaglioso, di S. Nicolò l’Arena a Siracusa,  S. Lorenzo di Aversa, ( primo abate della Congregazione Cassinese di questo monastero campano), S. Stefano di Calonerò in Sicilia.

1571 – 1579. Egidio Sarnicola da Matelica. (Macerata).Monaco benedettino e abate dell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso nel 1571-76, nel 1577-82 e nel 1590.  Professo in nell’abbazia di  Montescaglioso il 25 marzo 1545. Monaco di grande  erudizione. Studioso e professore di letteratura, matematica e teologia. Abate di Montecassino dal 1587 al 1589 ove amplia e restaura le fabbriche ed ottiene per la comunità da Sisto V immunità e nuovi privilegi. Abate dell’abbazia di S. Maria del Monte a Cesena. Morì nel 1590 a Montescaglioso probabilmente dopo aver dato inizio alla costruzione della nuova chiesa completata nel 1650.

1610. Giovan Battista De Angelis da Napoli, monaco benedettino professo nell’abbazia di Montescaglioso il 4 Luglio 1610. Scrive opere di teologia e letteratura che si conservavano manoscritte nell’abbazia.

1610. Girolamo Gatta, moanco benedettino professo nell’abbazia di Montescaglioso il 3 Luglio del 1610. Scrive numerose opere di teologia. I suoi manoscritti si conservavano nella biblioteca dell’abbazia di Montescaglioso e nell’abbazia di S. Benigno a Genova.

1612. Fabiano Pino da Matera. Monaco benedettino professo nell’abbazia di Montescaglioso il 23 Settembre del 1612. Monaco di grande erudizione. Aveva scritto numerose opere di teologia e filosofia che si conservavano manoscritte nella biblioteca dell’Abbazia di Montescaglioso. Muore in odore di santità nel 1675 ed i monaci e per conservarne i resti mortali, i confratelli lo seppeliscono in luogo rimasto segreto.   

1624. Lattanzio Stella da Brescia: monaco benedettino e abate di Montescaglioso dal 1624 al 1626.  Professo in S. Faustino a Brescia il 4 Marzo del 1582. Erudito in letteratura, è stato tra i fondatori dell’accademia degli Erranti a Brescia.

1626. Mauro Castello da Altamura: monaco benedettino e abate dell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso. Professo in S. Michele Arcangelo di Montescaglioso l’11 Novembre 1591. Sarà nuovamente abate a Montescaglioso nel 1629. Restaura la chiesa di S. Maria in Platea a Montescaglioso e sottoscrive quale committente l’epigrafe apposta sulla retrofacciata della chiesa.

1665 – 1750. Serafino Tansi da Matera: monaco benedettino e abate dell’abbazia di S. Michele a Montescaglioso nel 1717-21 e nel 1735-41. Al  secolo Alessandro, figlio di Giacinto del seggio dei nobili di Matera. Nasce a Matera nel 1665. Professo a S. Michele in Montescaglioso il 12 Marzo 1682.  Insegna filosofia e teologia nelle abbazie di Parma, Padova, Venezia e nel Collegio Canonico della Congregazione a Roma.  Nel 1713 è Priore dell’Abbazia di S. Paolo fuori le Mura a Roma. Nel 1723 fu nominato Procuratore Generale e nel 1726 Priore generale della Congregazione Cassinese.  Riordina l’archivio dell’abbazia e pubblica l’opera fondamentale per la storia di Montescaglioso e dell’abbazia:  Historia Cronologica Monasterii S. Michaelis Arcangelis Montis Caveosi ab anno 1065 ad anno 1484, Napoli 1746. Nel 1741 lasciò Montescaglioso per ritirarsi presso il Sacro Speco di Subiaco ove visse gli ultimi anni. Muore il 26 Aprile del 1750 anni a Subiaco.

1716 – 1788. Carlo di Borbone. Re di Napoli (Carlo VII) dal 1735 al 1759 e Re di Spagna dal 1759 al 1788. Figlio primogenito di Filippo V Re di Spagna e di Elisabetta Farnese dei Duchi di Parma e per linea materna, figlia di una Medici. Nei complessi equilibri geopolitici europei dei primi decenni del settecento, è destinato ad ereditare il Ducato di Parma e la Toscana. Con la guerra di successione polacca nel 1733, la Spagna, alleata con la Francia contro l’Austria, riconquista il Regno di Napoli la cui corona è assegnata a Carlo che in cambio rinuncia a qualsiasi pretesa su Parma e sulla Toscana ed in caso di successione al padre in Spagna, si impegna a cedere Napoli al fratello Filippo. La pace di Vienna del 1736, riconosce la nuova situazione politica. Nel 1737 Carlo sposa Maria Amalia, figlia del Re di Polonia. Nel governo del Regno napoletano Carlo, sotto la ferrea tutela del padre utilizza prima alcuni ministri spagnoli ed in una seconda fase, personale politico italiano tra cui il toscano Tanucci che introduce nel Regno significativi elementi di modernizzazione. Carlo è l’artefice della rinascita di Napoli: avvia la costruzione di imponenti edifici tra cui la Reggia di Caserta e riforme nell’amministrazione e nell’organizzazione dello Stato. Nel 1759, alla morte del padre, cinge la corona di Spagna e lascia il trono di Napoli, al figlio Ferdinando. Nel 1735 intraprende un lungo viaggio che da Napoli lo condurrà fino in Sicilia per cingere a Palerma la corona dell’isola, unificando dopo quai cinque secoli il Regno Meridionale. Soggiorna a Montecassino, attraversa la Puglia e, diretto verso la Calabria ove si imbarcherà per la Sicilia, soggiorna a Montescaglioso per tre giorni nell’abbazia di S. Angelo. E’accolto dai nobili montesi, dal popolo in festa e dai monaci di S. Angelo. A Montescaglioso festeggia il suo diaciannovesimo compleanno partecipando a battute di caccia a Difesa S. Biagio. Nel lasciare l’abbazia concede ai monaci la protezione reale. L’archivio dell’abbazia conserva una dettagliata descrizione del soggiorno con una lista delle eprsonalità che accompagnano Re Carlo nel lungo viaggio. L’evento è rievocato ogni anno a Montescaglioso con un corteo storico che si svolge la prima Domenica di Agosto.         

1759-1812. Giambattista Gattini. Al secolo, Nicola. Monaco benedettino nell’abbazia di Montescaglioso. Nasce a Matera il 22 MAggio 1859 da Francesco e Candida Venusio, appartenenti a due delle famiglie più in vista della città. Monaco professo nell’abbazia di Montescaglioso in data 00000. E’archivista e bibliotecario dell’abbazia nell’ultima fase della sua storia a Lecce. Lettore di Sacra Scrittura presso l’abbazia di S. Severino e Sossio a Napoli. Il 17 Marzo 1997 entra nell’Accademia dei Sinceri con il nome di Tirinto Agirino. Grande erudizione in filosofia, teologia, matematica, astronomia. E’ un valente paelografo e valido poeta. Pubblica e lascia manoscritte diverse opere tra cui le osservazioni sull’ecclise di sole dell’11 febbraio 1804. Dopo la soppressione della comunità monastica, si ritira a Matera. Nella biblioteca di famiglia, trasferisce parti significative dell’archivio e del patrimonio librario dell’abbazia di Montescaglioso, salvando il tutto dalla dispersione. Muore a Matera il 16 Agosto 1812.

1763-1806. Agostino Montemurro. Sacerdote. Nato il 17 ottobre 1763. Figlio di Luca e Margherita Carriero. Aderisce alla Repubblica Napoletana e tenta vanamente di costituire a Montescaglioso il Municipio Repubblicano. E’arrestato e considerato reo di stato. Successivamente modifica la propria posizione politica e si schiera col Borbone. Il 23 febbraio 1799, partecipa ad una spedizione armata a Pomarico per sciogliere il Municipio Repubblicano che si è insediato nel paese. Nell’estate 1806, con il fratello Giuseppe e seguito dall’altro fratello Pietro, molto giovane, organizza la resistenza di Montescaglioso contro i Francesi. E’arrestato e tradotto a Matera. Nel carcere, il 20 settembre 1806, riesce a organizzare una sommossa alla quale aderiscono carcerati e sbirri, con l’obiettivo di attaccare i Francesi che occupano la città. La congiura è scoperta ed  è condannato a morte con i fratelli. La sentenza è eseguita a Matera il 13 Ottobre 1806. Il fratello più giovane, Pietro, è giustiziato nonostante la giovane età (14 anni).

1779. Domenico Gatti. Nato a Potenza intorno al 1779 da Vincenzo e Serafina De Primis, rientra a Montescaglioso, paese natio della madre, in data imprecisata. Avvocato Sindaco di Montescaglioso nel 1816. Filoborbonico, dopo il 1860 è sottoposto amisure di controllo da aprte della polizia piemontese a causa della sua attività antiunitaria. Scheda in completamento. 

1788. Giuseppe D’Alessio. Nasce nel 1788 da Tommaso e Maria Ditaranto. Possidente e carbonaro. Partecipa ai moti antiborbonici del 1820-21. Nella ” vendita ” carbonara di Montescaglioso ricopre il ruolo di ” secondo assistente “.

1783. Vincenzo D’Alessio. Nasce nel 1783 da Tommaso e Maria Ditaranto. Agrimensore e carbonaro. Cassiere della ” vendita ” di Montescaglioso. Partecipa ai moti antiborbonici del 1820. Nel 1829 a causa delle simpatie liberali, è escluso dalla terna degli eleggibili alla carica di Sindaco di Montescaglioso. 

1791. Grazio Gatti. Nato a Potenza nel 1791 da Vincenzo e Serafina De Primis nativa di Montescaglioso. La famiglia rientra a Montescaglioso in data imprecisata. Studia medicina a Napoli. Esercita a Montescaglioso. Affiliato al movimento carbonaro, è un importante esponente della ” vendita ” di Montescaglioso. Partecipa ai moti antiborbonici del 1820-21 ed è sottoposto a vigilanza dalla polizia.   

1793. Giuseppe Lomonaco, figlio di Nicola Antonio. Sottufficiale dell’esercito napoletano durante il decennio francese. Dopo la restaurazione borbonica, è mantenuto in servizio e raggiunge il grado di maggiore. Ritiratosi a Montescaglioso, diviene Capo Urbano ed aderisce al movimento legittimista. Sospettato di attività filoborbonica, dopo il 1860 è sottoposto a misure di polizia.

1796. Giovanbattista Locantore. Figlio di Gregorio, nasce nel 1796. Avvocato  e supplente giudiziario a Montescaglioso. Nel 1860 aderisce al Comitato Borbonico e nel 1864, a causa delle attività aniunitarie, è sottoposto a misure di polizia.

1797 – 1834. Camillo Cattaneo della Volta. Arcivescovo, patrizio napoletano e genovese. Appartenente alla famiglia dei Marchesi Cattaneo di Montescaglioso. Eletto Arcivescovo di Acerenza e Matera il 2 dicembre 1797. Regge la diocesi fino alla morte avvenuta il 27 marzo del 1834. Durante la sommossa antiborbonica a Matera del 18 Febbraio 1799, l’ Arcivescovo, con altri maggiorenti della città scampa alla morte. Dopo la riconquista della città da parte delle truppe legittimiste comandate dal Cardinal Ruffo, è arrestato poichè sospettato, per i contatti avuti con ambienti liberali, di partigianeria antiborbonica, ma poco dopo è rimesso in libertà. Nel 1806 è membro della Commissione incaricata dal governo bonapartista di applicare le leggi abolitive degli Ordini Religiosi. Con Vincenzo Cuoco, il Duca di Carignano e Ferdinando Politi, è incaricato di esprimere a Parigi a Napoleone Bonaparte, in rappresentanza del Governo napoletano, l’accettazione da parte delle città e del Regno del passaggio del trono da Giuseppe (fratello dell’ Imperatore, salito al trono di Spagna) a Gioacchino Murat, cognato di Bonaparte. Per tale merito, riceve dall’Imperatore, l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Corona di Ferro. Nel 1819 riesce ad ottenere il ripristino della cattedra vescovile di Matera, soppressa dal Concordato del 16 febbraio 1818 tra Santa Sede e Borbone, nel frattempo ritornato a Napoli. Effettua importanti lavori di restauro nel palazzo vescovile e nella Cattedrale di Matera. Muore a Napoli ed è sepolto a Pozzuoli secondo le sue disposizioni.     

1799. Arpaia Nicola, figlio di Saverio. Piccolo possidente e ” galantuomo “, nel 1799 partecipa ai moti antiborbonici ed al movimento repubblicano. A Montescaglioso, con i figli Luca e Giovanni, è tra i promotori del movimento repubblicano. Il 7 Settembre del 1800 è tra i principali organizzatori di una azione contro la Università di Montescaglioso (il Comune) sfociata in cruenti disordini che provocano l’uccisione dell’eletto (consigliere comunale) Michele Carniola, che avversa il tentativo di proclamare nel paese il Municipio repubblicano.

1806. Giuseppe Montemurro. Fratello del sacerdote Agostino e di Pietro. Partecipa alla sommossa antifrancese dell’estate 1806. Condivide la sorte dei fratelli. Giustiziato il 13 ottobre 1806.

1806. Pietro Montemurro. Fratello del sacerdote Agostino e di Giuseppe. Coinvolto nella sommossa antifrancese del 1806 e nella rivolta a Matera del 20 settembre 1806. Il 13 ottobre è giustiziato con i fratelli. 

1809. Vito Nicola Santamaria, figlio di Giuseppe, possidente. Membro del Comitato Borbonico di Montescaglioso. Con Vincenzo Salinari, nel 1861 organizza a Montescaglioso l’insurrezione antipiemontese contro i r ichiamo dei militari sbandati dell’ex esercito borbonico. Riconosiuto colpevole quale organizzatore della sommossa, usufruisce dell’indulto del 17 Febbraio 1861. Quale membro riconosiuto del movimento borbonico è sottoposto a misure di controllo da parte dell’autorità di pubblica sicurezza ed in tale condizione appare ancora nel 1864.    

1820. Venezia Filippo. Figlio di Domenico, nato nel 1820. Agente del Principe Ruffo dello Spinoso. Esponente del movimento legittimista. Dopo il 1860, sospetatto di attività filoborboniche è sottosposto a misure di sorveglianza della polizia.

1820. Nunzio Basile. Esponente del movimento carbonaro di Montescaglioso. Noto per le capacità oratorie dimostrate nella propaganda politica della ” vendita ” di Montescaglioso. Partecipa ai moti antiborbonici del 1820-21 e dopo la repressione, sottoposto a controllo della polizia borbonica.   

1820. Vincenzo Salinari. Figlio di Domenico e Vita Dalia, possidente. Nasce intorno al 1800. Partecipa ai moti antiborbonici del 1820/21 su posizioni moderate. Nel 1829 è escluso dalla eleggibilità a Sindaco di Montescaglioso per aver partecipato al movimento del 1820. Estraneo ai moti del 1848 ed all’insurrezione del 1860, aderisce al Comitato Borbonico di Montescaglioso. Con Vito Nicola Santamaria, organizza la sommossa antipiemontese del 2 Febbraio 1821 contro il richiamo dei militari sbandati dell’ex esercito borbonico.

1820.  Luigi Casella. Liberale e Gran Maestro della ” vendita ” carbonara di Montescaglioso. Partecipa ai moti antiborbonici del 182-21. Schedato e sottoposto a misure di controllo da parte della polizia borbonica. Priore della Confraternita del Purgatorio, custode della chiesa di S. Rocco, nel 1827 promuove la ricostruzione della chisa del Santo Patrono semidistrutta dal terremoto che in quell’ anno devasta la Basilicata.     

1820. Tommaso Deodato. Possidente e carbonaro. Partecipa ai moti antiborbonici del 1820-21. 

 

1822. Arcangela Cotugno. Brigantessa e moglie del brigante Coppolone. Nasce a Montescaglioso nel 1822 da Nunzio Paolo e Giovanna Miraldi, contadini. Sposa Rocco Chirichigno, più giovane di 12 anni. Il fratello Giovanni segue Garibaldi e si distingue nella battaglia del Volturno. Nel 1861, il marito, segue il Borjes , inviato nel Meridione dal Borbone nel tentativo di restaurare la monarchia napoletana. Nel Luglio del 1862 segue il marito alla macchia partecipando a molte delle azioni imputate al medesimo tra i quali vari sequestri e omicidi. La notte del 2 Giugno 1864, ammalata, si consegna all’autorità di pubblica sicurezza di Montescaglioso per essere l’indomani incarcerata a Matera. Il 16 Agosto 1864, riconosciuta colpevole del reato di brigantaggio, non provata la sua partecipazione a molti dei reati ascrittigli, è condannata dal Tribunale di Guerra di Potenza a 20 anni di lavori forzati. Apprende in carcere della morte del marito, il 22 Febbraio 1865. Successivamente è imputata di altri reati ma nel 1867 è prosciolta perché già condannata a pene maggiori dalla precedente sentenza. Fonti e bibliografia: Maurizio Restivo, Ritratti di Brigantesse, Lacaita editore, Manduria 1997.

1824. Andriulli Giovanni Battista. Nasce nel 1824, figlio di Giovanni, in una famiglia di possidenti. Antiliberale e schierato con la monarchia borbonica. Dopo il 1860, sospettato di attività a favore delle forze legittimiste ed antiunitarie, è sottoposto a misure di controllo della polizia. Scheda in completamento.

1825. Francesco Lenge. Esponente del movimento liberale a Montescaglioso ed in Basilicata. Nasce il15 Febbraio 1825 da Carlo e Lucia Fini. Aderisce al movimento liberale ed è in stretto contatto con Giacinto Albini, uno dei massimi esponenti del movimento in Basilicata e protagonista dell’insurrezione antiborbonica dell’estate 1860. Già nel 1856 organizza il movimento antiborbonico a Montescaglioso e con il grassanese Giovanni Battista Materi, diviene ben presto punto di riferimento per i liberali della Provincia di Matera. E’arrestato dalla polizia borbonica nel 1859 e poco dopo rilasciato. E’ inviato dal Comitato Insurrezionale lucano nel Salento per coordinare la rivolta con le organizzazione di quell’area. E’ nominato responsabile del Sottocentro insurrezionale di Miglionico e del Comitato di Montescaglioso. Riceve la nomina a Maggiore. Nell’Agosto del 1860, prende il comando militare del Sottocentro di Miglionico, ed organizza i reparti inviati in rinforzo a Potenza, ove è scattata l’insurrezione antiborbonica. Gli è affidato il comando militare della X Colonna delle forze insurrezionali nella quale convergono tutte le forze antiborboniche di Matera, Montescaglioso, Grottole, Miglionico, Pomarico e Laterza. Guida la X Colonna nel soccorso a Potenza e nel presidio della valle del Marmo con l’incarico di difendere la strada tra Potenza e Salerno. Il 5 settembre a Vietri di Potenza, assume anche il comando della IX colonna delle forze ribelli costituita dai rivoltosi provenienti da Craco, Montalbano J., Pisticci, Salandra, Bernalda e Ferrandina. Guida ambedue le colonne al seguito di Garibaldi, nell’occupazione di Salerno e Napoli e nella battaglia del Volturno (1 – 2 ottobre 1860). Tornato a Montescaglioso, prende il comando della Guardia Nazionale ed in tale veste partecipa alle azioni contro il brigantaggio e il 2 febbraio del 1861 reprime a Montescaglioso una rivolta antipiemontese e filoborbonica capeggiata da Vincenzo Salinari e Vito Santamaria. Muore a Lizzano il 9 Agosto del 1900.   

1830 – 1864. Marcello Di Serra. Contadino e brigante, nasce nel 1830 da Domenico Antonio e Stellla D’Anzi. Detenuto a Ponza, nel 1863 evade. Si unisce alla banda di Coppolone e successivamente costituisce una propria piccola banda. Batte le campagne del materano e del barese. E’ ucciso in conflitto a fuoco il 10 ottobre del 1864 nel bosco di S. Vito, tra Montescaglioso e Bernalda.

1831. Ferdinando Lenge. Figlio di Carlo e Lucia Fini. Fratello di Francesco Lenge. Esponente del movimento liberale. Partecipa all’insurrezione del 1860. Portabandiera della X Colonna degli insorti, comandata dal fratello che segue a Potenza, Salerno e Napoli e nella battaglia del Volturno.

 

1834 – 1865. Vito Rocco Chirichigno detto Coppolone, brigante. Nasce il 7 febbraio 1834 da Giuseppe e Maria Rosa Dinuzzo. Nell’ottobre – novembre 1861 partecipa alle scorrerie di Crocco e del Borjes nella zona del Vulture. Dopo il saccheggio di Bella, l’occupazione di Balvano e di Pescopagano, la reazione delle forze piemontesi e della Guardia Nazionale costringe le comitive di briganti a rifugiarsi nella foresta di Monticchio, ove Carmine Crocco, contro il parere del Borjes, scioglie le bande.  Coppolone  con i fratelli Angelo e Paolo (capobanda) Serravalle si sposta verso la valle del Basento. Partecipa con Paolo Serravalle, che resta ucciso, al sequestro di Donna Cherubina Di Donato, figlia del sindaco di Brindisi di Montagna e moglie dell’avvocato Salomone, rimasta uccisa nello scontro con la forza pubblica.  Riorganizzata la banda, nel 1863 agisce in Val d’Agri insieme alle bande di Egidione e Masini. Ad Armento, si scontra e respinge un reparto di truppe regolari.  Opera successivamente nel materano ove è responsabile di numerosi reati. Furto di animali a danno di Don Giovanni Malvezzi a Matera; estorsione contro Don Francesco Giudicepietro; abigeato contro Don Domenico Memoli di Montescaglioso; sequestro di Don Rocco Zito e Michele Fabrizio; furti e attacchi alla forza pubblica a Pomarico e Montescaglioso; furti e minacce nel 1864 contro D. Pietro Marino a Pomarico; sequestro di Nicola Urgo e Giuseppe Tornaquindici e scontro con la forza pubblica a S. Vito presso S. Mauro Forte. Partecipazione agli omicidi di Don Francesco Arcieri, Don Matteo D’Anzi, Don Pietro Vitale a S. Mauro Forte e Don Nunzio Salvi a Bernalda. Il 23 Agosto 1863 presso Montepeloso (l’attuale Irsina) la banda di Coppolone è attaccata dalla Cavalleria Mennuni di Genzano, subendo pesanti perdite. Si sposta ancora operando tra le campagne di Montescaglioso ed il tarantino ove si rifugia nei boschi tra Noci e Mottola. Presso Montescaglioso si scontra con un reparto della Guardia Nazionale, uccidendone il comandante.  Si unisce alle bande di Canosa e Percuoco. Nel Giugno 1863 è attaccato presso Montescaglioso in località Sterpina. Si rifugia nelle campagne tra Ginosa e Mottola. In questa zona, sotto il comando del “ Sergente Romano “, si concentrano sbandati provenienti da varie bande. Oltre a Coppolone anche le bande di Monaco (Ceglie), Pizzicchicchio (San Marzano), Nenna Nenna e Nicola Laveneziana (Carovigno),Sfacciatella (Terlizzi) e Capraio (Abriola). Agli inizi del Febbraio 1865, la banda di Coppolone è intercettata ed attaccata dalla Cavalleria del Mennuni nei dintorni di Girifalco presso Ginosa. Coppolone è ferito gravemente ma riesce a sganciarsi. Muore qualche giorno dopo, il 17 Febbraio 1865, nelle campagne di Bernalda. Qualche settimana dopo, i luogotenenti di Coppolone, Angelo Serravalle e Vito Leonardo Scocuzza di Montescaglioso che aveva assunto il comando dei superstiti, si consegnano alle autorità con il resto della banda, rivelando il luogo di sepoltura di Chirichigno.

1842-1865. Domenico Botte, figlio di Angelo. Contadino e brigante della banda di Coppolone. Si dà alla macchia nel 1862. Ucciso in un conflitto a fuoco nei pressi di S. Fele (PZ) il 10 Febbraio 1865.

1843. Lospinuso Rocco. Figlio di Giuseppe e MArgherita Dichio. Nato il 20 Gennaio 1843. Pastore e brigante. Affiliato alla banda di Coppolone. Si costituisce il 13 maggio del 1864 ed è condannato a 20 anni di lavori forzati.

1844. Gaspare Motta. Figlio di Grazio. Nato nel 1844, contadino. Membro della banda Coppolone. Catturato nei dintorni di Ginosa il 9 febbraio 1865. Muore in carcere in attesa di essere giudicato.

 

1848. Gaetano D’Alessio, figlio di Vincenzo. Possidente. Partecipa all’insurrezione antiborbonica del 1848. E’sottoposto a misure di controllo da parte della polizia borbonica. Partecipa all’insurrezione del 1860. Ufficiale della Guardia Nazionale, segue Francesco Lenge, nella X Colonna degli insorti lucani al seguito dei Garibaldi. 

1860. Pietro Casella, figlio di Luigi. Medico. esponente del movimento antiborbonico a Montescaglioso. Partecipa alla insurrezzione antiborbonica del 1860. E’arruolato nella X Colonna lucana comandata da Francesco Lenge. 

1860. Giovanni Cotugno, figlio di Nunzio e fratello di Arcangela (moglie del brigante Coppolone). E’tra gli insorti antiborbonici del 1860. Segue Garibaldi nella battaglia del Volturno (1 – 2 ottobre 1860). Successivamente, è sospettato di rapporti con Coppolene e accusato di brigantaggio. 

1860. Vito Leonardo Andripani. Figlio di Leonardo. Antiborbonico. Nel 1860 partecipa all’insurrezione antiborbonica della Basilicata. Si arruola nella X Colonna dello forze insurrezionali lucane, comandata dal montese Francesco Lenge, partecipando a tutte le azioni del reparto.

 

1860. Nunzio Bitonto. Figlio di Vito. Antiborbonico. Nel 1860 partecipa all’insurrezione antiborbonica scoppiata in Basilicata prima dell’arrivo di Garibaldi. Combatte nella X Colonna dello forze insurrezionali lucane, comandata dal montese Francesco Lenge, partecipando a tutte le azioni del reparto.

1860. Francesco Contangelo, figlio di Ferdinando. Esponente del movimento liberale di Montescaglioso. Segretario del Comitato Insurrezionale di Miglionico nel 1860. Vice comandante degli insorti di Montescaglioso. Combatte nella X Colonna del Maggiore Francesco Lenge.

1860. Giuseppe Contuzzi, figlio di Vito Antonio. Medico ed esponente del movimento filoborbonico. Dopo il 1860 è sottoposto a misure di polizia poichè sospettato di attività antiunitaria e di appoggio al brigantaggio.

1860. Antonio Cozzolino, figlio di Francesco. Esponente del movimento liberale a Montescaglioso. Partecipa all’insurrezione del 1860. E’furiere nella X Colonna degli insorti comandata da F. Lenge.  

1860. Nicola D’Alessio. Figlio di Vincenzo. Aderisce al movimento liberale. Ufficiale della Guardia Nazionale. Partecipa alla insurrezione del 1860. Combatte nella X Colonna di Francesco Lenge. 

1860. Vito Danzi. Milite della Guardia Nazionale. Partecipa all’insurrezione del 1860. Combatte nella X Colonna di Francesco Lenge.

1860. Domenico De Gregorio, figlio di Raffaele. Milite della Guardia Nazionale. Partecipa all’insurrezione del 1860 e combatte nella X Colonna di F. Lenge. 

1860. Michelangelo De Pascale. Aderisce al movimento liberale. Membro della Guardia Nazionale. Combatte nella X Colonna degli insorti di F. Lenge. 

1860. Graziano Di Lallo, figlio di Vincenzo. Partecipa alla insurrezione del 1860 e combatte con la Brigata Basilicata nella battaglia sul Volturno (ottobre 1860) tra Garibaldini e Borbonici.

1860. Francesco Dimichino, figlio di Giuseppe. Milite della Guardia Nazionale. Partecipa alla insurrezione del 1860. Combatte con F. Lenge.

1860. Nicola Fini. Parente di Francesco Lenge, comandane della X Colonna degli insorti lucani nel 1860. Il 12 ottobre del 1959 partecipa a un’azione a Pomarico con la quale i liberali issano il tricolore italiano. E’ tra gli organizzatori del movimento antiborbonico a Montescaglioso. Partecipa alla insurrezione del 1860. E’ luogotenente della Guardia Nazionale. Partecipa alla repressione del brigantaggio meritando una menzione d’onore per aver partecipato nel  Giugno del 1863 ad uno scontro con la banda Coppolone in contrada Sterpina presso Montescaglioso.      

1860. Luigi Gallipoli. Figlio di Francesco. Caporale della Guardia Nazionale. Partecipa all’insurrezione antiborbonica del 1860 e combatte con Francesco Lenge.

1860. Carmine Giacummo. Detto Giacumbo. Figlio di Francesco. E’ tra gli insorti del 1860. Segue la brigata Basilicata e Garibaldi nella battaglia del Volturno (ottobre 1860).  

1860. Andrea Maggi. Nasce il 14 Dicembre 1819 da Luca e Rosa Antonia Santandrea. Nel 1860 si oppone all’insurrezione antiborbonica e nel 1861 aderisce ai movimenti legittimisti ed antiunitari ed tra i capi del comitato borbonico di Montescaglioso. 

1860. Antonio Matarazzo, figlio di Mauro. Tra gli insorti del 1860. Segue Francesco Lenge nella X Colonna degli insorti lucani. 

1860. Francesco Masciullo, figlio di Angelo. Contadino, combatte con Garibaldi sul Volturno.

 

1860. Tommaso Memmoli. Medico appartenente ad una ricca famiglia. Partecipa ai moti del 1848 ed all’insurrezione antiborbonica del 1860. Il Governo Provvisorio Lucano, lo nomina ufficiale medico ed è assegnato alla cavalleria della Brigata Basilicata.

1860. Mauro Menzella. Figlio di Rocco. Popolano, partecipa all’insurrezione antiborbonica del 1860. 

1860. Giuseppe Mianulli figlio di Francesco. Tra gli insorti del 1860. Sergente nella X Colonna di F. Lenge.

1860. Raffaele Mianulli, figlio di Francesco. Segue il padre con il grado di caporale nella X Colonna di F. Lenge.

1860. Antonio Milano, figlio di Giacomo. Partecipa all’insurrezione del 1860 e combatte nella X Colonna degli insorti lucani.

1860. Luigi Palazzo. Figlio di Luigi. Partecipa alla insurrezione del 1860 e combatte con F. Lenge.

1860. Luigi Palma, figlio di Raffaele. Partecipa alla insuurrezione del 1860 e combatte con F. Lenge.

1860. Angelo Pietrapenta. Figlio di Michele, contadino. PArtecipa all’insurrezione antiborbonica del 1860 e combatte nella X Colonna di F. Lenge. 

1860. Francesco Pietromatera, figlio di Antonio, contadino. Nel 1860 è nella banda Coppolone. Muore in conflitto a fuoco nel Giugno del 1865.

1860. Pometti Raffaele, figlio di Luigi. Partecipa alla insurrezione del 1860 e combatte con F. Lenge.

1860. Carmine Felice Porcella. Partecipa all’insurrezione del 1860. Combatte nella II colonna degli insorti lucani comandata da Francesco Paolo Lavecchia.

1860. Giuseppe Rossetti, figlio di Gennaro, fabbro. Partecipa alla insurrezione del 1860. Milite della Guardia Nazionale, combatte con F. Lenge. 

1860. Luigi Salinari, figlio di Francesco, possidente. Nel 1860 partecipa all’insurrezione antiborbonica e combatte nella X colonna di F. Lenge. 

1860. Francesco Salluce, figlio di Giuseppe. Partecipa all’insurrezione antiborbonica del 1860. Combatte nella VII colonna degli insorti comandata da Davide Mennuni di Genzano con la quale partecipa alla battaglia del Volturno.  

1860. Francesco Scarano, figlio di Luigi. milite della Guardia Nazionale, partecipa all’insurrezione antiborbonica del 1860 e combatte nella X Colonna di F. Lenge. 

1860. Cesare Venezia. Figlio di Luigi, possidente. Partecipa alla insurrezione antiborbonica del 1860.  Caporale della Guardia Nazionale, combatte nella X Colonna di F. Lenge.

1860. Filippo Venezia. Figlio di Carlo, possidente. Milite della Guardia Nazionale, combatte nella X Colonna del comandante F. Lenge.  

1860. Venezia Luigi, figlio di Carlo, possidente. partecipa all’insurrezione antiborbonica del 1860. Milite della Guardia NAzionale, combatte con F. Lenge nella X Colonna degli insorti lucani.

1860. Venezia Giovanni, figlio di Giuseppe. Milite della Guardia Nazionale, partecipa alla insurrezione antiborbonica del 1860 e combatte nella X colonna degli insorti di F. lenge.

1861. Vito Modugno. Nasce il 27 Dicembre 1835 da Francesco e Giulia Mazzone. Nel 1861 aderisce al Comitato Borbonico di Montescaglioso capeggiato da Andrea Maggi.

1861. Domenico Pallotta. Figlio di Nicola Antonio, pastore. Nel 1861 entra nella banda Coppolone. Muore in combattimento.

1861. Antonio Scocuzza, nato il 27 Febbraio 1841. Figlio di Francesco e di Porfida Di Simine, contadino. Nel 1861 è attestato quale brigante membro della banda Coppolone. Segue il fratello Vito Leonardo che dopo la morte di Coppolone assume momentaneamente il comando della banda. Si costituisce alle autorità piemontesi il 28 febbraio del 1865 ed è condannato a 20 anni di lavori forzati.

1861. Domenico Scocuzza, figlio di Francesco, contadino e brigante. Nel 1861 risulta membro della banda Coppolone. Muore in combattimento. 

1861. Michele Scocuzza. Nato il 30 Settembre 1826 da Francesco e Porfida Di Simine, contadino e brigante. Non risponde alla chiamata della leva. Arrestato nei pressi Montescaglioso, sarà immediatamente fucilato il 30 Novembre 1861.

1861. Vito Leonardo Scocuzza, figlio di Francesco e di Porfida Di Simine, contadino. Nato il 1° Agosto 1838. Partecipa all’insurrezzione antipiemontese del 1861 e segue il comandante spagnolo Borjes nel tentativo di riorganizzare vanamente le forze legittimiste. Scampa alla distruzione del manipolo comandato dal Borjes e dopo la fucilazione di quest’ultimo, si aggrega alla banda Coppolone nella quale è seguito dai tre fratelli, Antonio, Rocco e Domenico. Dopo lo scontro con la cavalleria Mennuni nel Febbraio 1865, riorganizza la banda Coppolone che ha perso il capo. Con i pochi superstiti scampati agli scontri con i Piemontesi e le truppe locali, si costituisce il 28 Febbraio 1865. Processato nei mesi successivi, il 27 Maggio 1865, è condannato a 20 anni di lavori forzati.

1861. Rocco Scocuzza, figlio di Francesco, contadino e brigante. Nel 1861 è membro della banda Coppolone. E’catturato in combattimento nel 1863 e immediatamente fucilato.

1862. Serafino Garbellano. Nato il 1 Marzo 1828 da Nicola e Maria Andrisani. Brigante della banda Coppolone, ucciso il 17 Luglio 1862 nel bosco di S. Vito Vetrano, nel litigio con un altro brigante.   

1863. Francesco Bisceglia. Figlio di Vito e di Mariangela Armando. Brigante detto ” Cirulo “. Datosi alla macchia dopo il 1806. Membro della banda Coppolone. E’ ucciso dalla Guardia Nazionale di Bernalda il 14 Maggio 1863 nel bosco di Girifalco nell’agro di Ginosa.

1863. Mauro Matera. Popolano e brigante della banda Coppolone. E’catturato il 14 Maggio 1863 dalla Guardia Nazionale di Bernalda. 

1863. Mauro Antonio Pietromatera, porcaro e brigante. Nasce il 1° Maggio del 1841 da Vito Nicola ed Elisabetta Necchia. Nel 1861 è attestato quale membro della banda Coppolone. Dopo essere stato catturato dalla Guardia Nazionale di Bernalda, sarà fucilato a Montescaglioso il 18 Maggio del 1863.  

1863. Bartolomeo Rosati. Figlio di Angelo Luca. Nel 1861 è tra i briganti di Coppolone. Si costituisce nel 1863. 

1863. Nicola Tralli, detto Cesaricchio, porcaro. Nato il 25 Agosto del 1833 da Cesare e Grazia Gravina. Soldato dell’ex esercito borbonico. Nel 1862 è attestato quale membro della banda Coppolone. Catturato e fucilato il 1° settembre 1863.  

1864. Vincenzo Contangelo, figlio di Liborio. Possidente e massaro. Nato nel 1819. Nel 1864 è schedato dalla polizia piemontese perchè sospettato di connivenza con il brigantaggio.

1864. Vincenzo Nobile. Figlio di Leonardo, contadino. Nel 1864 è nella banda Coppolone. Dopo la morte del capobanda si costituisce ed è condannato a 10 anni di carcere.

1865. Vito Rocco Nobile, detto Pascione. Contadino, nato il 2 Settembre da Francesco e Anna Barba. Brigante membro della banda Coppolone. Si costituisce il 18 MArzo 1865 ed è condannato a 20 anni di carcere.

 

1878-1960. Luigi Loperfido (il Monaco Bianco). Sindacalista e predicatore battista. Nasce a Matera il 5 Giugno 1877 da madre che non lo riconosce. E’iscritto all’anagrafe con il nome di Luigi Medauro. E’ preso in affidamento da Maria Giuseppa Barra ” levatrice ” originaria di Grottole, in servizio a Montescaglioso che sposa Emanuele Loperfido, macellaio di Matera. Hanno figli naturali e legittimano l’adozione di Luigi solo il 9.11.1890, poche settimane prima della partenza di padre e figlio per l’America (1890). Qui studia in scuole d’arte e lavora come decoratore. Viene in contattato con ambienti evangelici che influenzano profondamente il suo sentire religioso. Acquisisce una certa notorietà come scultore. Espone in alcune città americane e a Parigi. Nel 1899 è riformato alla leva. Rientra in Italia e soggirona per brevi periodi in Toscana. Nel 1900 è Matera ove si impegna sul fronte del sindacalismo contadino entrando in contatto con il nascente movimento socialista. Tenta anche di affermarsi come scultore ed organizza, una sua personale nella sede della Società Operaia di Matera. Nel 1901 rientra dalla madre a Montescaglioso ove si impegna nella difesa dei contadini provocando la reazione degli agrari. Si trasferisce a Matera per sottarre la madre alle pressioni dell’ambiente locale.  Nel 1902, nella città capoluogo, fonda la “ Lega dei Contadini “. Predica la  necessità l’uguaglianza, la necessità dell’istruzione delle classi più umili e il diritto ad una giusta retribuzione. Indossa un saio bianco e da qui il nome che lo rende famoso tra i contadini con il nome di “ Monaco Bianco “. La “ Lega “ nel 1902 conta qualche migliaio di iscritti ed organizza i braccianti ed i contadini materani.  L’atteggiamento profetico del “ Monaco Bianco “ e l’impegno di tipo sindacale contribuiscono a sviluppare la coscienza politica delle classi più povere guidandole oltre il puro e semplice ribellismo. Le rivendicazioni e gli scioperi della Lega nel maggio-giugno del 1902 sulla riduzione dell’orario di lavoro e l’aumento salariale, obbligano gli agrari a sottoscrivere un accordo che però alla fine della campagna della mietitura sarà disatteso vietando ai salariati la “ spigolatura “ nei campi. I contadini riprendono gli scioperi ma occupano anche le terre. A Matera i Carabinieri sparano provocando feriti ed un morto, il bracciante Giuseppe Rondinone, e procedono all’arresto di 24 contadini e del Monaco Bianco, che difesi da Ettore Cicciotti e dal nipote Raffaello Pignatari, esponenti del nascente movimento socialista lucano, saranno rilasciati dopo alcuni mesi. Il Monaco Bianco accentua l’aspetto profetico e spirituale della sua predicazione. Nel 1904 aderisce alla chiesa battista e riceve dal Piccinni, esponente della comunità battista di Miglionico, il battesimo nel fiume Basento insieme ad altre 26 seguaci. Nasce la chiesa Battista a Matera sotto la sua stessa guida. Poco dopo assume anche la responsabilità della comunità di Miglionico. Tenta esperimenti sociali e di lavoro collettivo fondando una cooperativa per la conduzione della tenuta “ La Selva “ presa in fitto dal nobile Vincenzo Caropreso. Il tentativo, però, è già fallito nel 1911. Durante il fascismo il controllo sulle attività del Monaco Bianco si accentua e nel 1940 Luigi Loperfido è inviato al confino. Muore nel 1960. Sulla vicenda storica e sociale del Monaco Bianco, Serra scrive una commedia, mentre a Matera circola una sceneggiatura per un film. Scheda in completamento. 

Al centro con la barba, il Monaco Bianco. Il Monaco Bianco Francesco D'Alessio

Le foto del provengono dal sito di www.miglionicoweb.it al quale si rimanda per ulteriori approfondimenti.

1886–1949. Francesco D’Alessio. Giurista, docente universitario, deputato e Sottosegretario alle Finanze (1922). Ottiene per Matera il rango di Provincia. Dal 1924 al 1935 docente di diritto amministrativo presso l’Università di Pavia. Ricopre cariche istituzionali ed è insignito di varie onorificenze: Ordine della Corona d’Italia; Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia; Commendatore dell’Ordine Equestre dei SS. Maurizio e Lazzaro. E’stato Deputato al Parlamento e Sottosegretario di Stato al Real Ministero delle Finanze. Scheda in completamento.

Benedetto Casella. Generale dell’Aviazione Militare Italiana. A Montescaglioso esiste ancora la casa natale dell’Alto Ufficiale. Zio della storica d’arte Pia Vivarelli recentemente scomparsa.  Già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica; noto inventore del cronoaccellerografo. E’ stato docente di Clinica Otorinolaringologica presso l’Università di Roma ed anche Direttore dell’Istituto Medico Legale di Roma (scheda in completamento).

1919 – 1977. Carlo Salinari. Partigiano, dirigente nazionale del PCI, storico della letteratura italiana e docente universitario. Nasce a Montescaglioso il 17 ottobre 1919 e muore nel 1977 a Roma. Membro di una delle famiglie più importanti di Montescaglioso. Ultimo di otto figli. La famiglia si trasferisce a Roma nel 1923. Salinari mantiene sporadici rapporti con Montescaglioso, soprattutto durante la prima giovinezza. Tutta la sua formazione si svolge a Roma. Durante la guerra è membro dei GAP romani (Gruppi di Azione Patriottica) che organizzano l’azione di via Rasella contro un reparto di SS. L’attacco è ordinato dal Comando Centrale dei GAP ed è progettato da Giorgio Amendola (comandante in capo), Carlo Salinari e Franco Calamandrei (comandanti sul terreno). Il 23 Marzo 1944, alle ore 15,52, due squadre di gappisti per un totale di 12 uomini ed una donna, la studentessa Carla Capponi, sotto il comando di Franco Calamandrei (Cola) e Carlo Salinari (Spartaco) attaccano il Primo Battaglione Reggimento Polizei SS Bozen, forte di 156 uomini. Allo scoppio di una bomba segue l’attacco dei gappisti.  Restano feriti 110 tedeschi, muoiono 33 SS e due civili, tra cui un bambino, coinvolti nell’azione. I Tedeschi rispondono con il massacro delle Fosse Ardeatine ove assassinano 335 italiani. Poco dopo Salinari (con una taglia tedesca di un milione di lire) è arrestato a seguito della delazione di un gappista (Blasi). Respinge la richiesta di delazione avanzata dal comandante nazista Koch; è torturato e condannato a morte con altri partigiani. Rinchiuso nel famigerato carcere nazifascista di via Tasso, il 4 Giugno 1944 è avviato alla fucilazione presso il campo della Storta. Alcuni mezzi della colonna delle SS che trasportano i condannati, sono sabotati e i prigionieri riportati in carcere. Nel frattempo gli Alleati liberano Roma e Salinari si salva. Per la partecipazione alla Resistenza Carlo Salinari è stato decorato con due medaglie d’argento. Nel dopoguerra, con il gruppo di gappisti che ha partecipato all’azione di via Rasella, Salinari, è al centro di feroci polemiche circa l’attuazione dell’attacco e la mancata resa del gruppo ai Tedeschi. Varie interventi del Governo ed alcune sentenze tra cui un pronunciamento della Cassazione del 19.7.1953, dell’11.5.1957 ed infine la n. 1560 del 1999, hanno riconosciuto l’azione di via Rasella come legittimo atto di guerra.
Il punto di vista della Resistenza romana: http://www.romacivica.net/anpiroma/Resistenza/resistenza3.htm

Le posizioni critiche sull’attacco: http://www.italia-rsi.org/chivolleguerracivile/rasella.htm

  Un’intervista a Rosario Bentivegna che collocò la bomba a via Rasella dando inizio all’attacco: http://209.85.135.104/search?q=cache:8LJCgvZjzhwJ:www.larchivio.com/rasella.htm+Carlo+Salinari+medaglia&hl=it&ct=clnk&cd=17&gl=it&lr=lang_it
Carlo Salinari, allievo di Natalino Sapegno, si laurea in lettere all’Università di Roma. Docente di letteratura italiana presso le Università di Cagliari, Milano, Salerno e Roma, nonché uno dei massimi storici della letteratura italiana. E’stato un’autorevole membro del PCI, ove nell’immediato dopoguerra lavora nella Sezione Stampa e Propaganda.  Tra i fondatori, nel 1945, della rivista quindicinale “ Il Calendario del Popolo “, pubblicazione a grande tiratura rivolta alla grande massa dei militanti della sinistra. Nel 1954 con Antonello Trombadori fonda la rivista “Il Contemporaneo “. E’ anche direttore della  rivista “ Il Risorgimento “ e collaboratore dell’organo del PCI “ L’Unità “ e di “ Rinascita “. Il Comune di Montescaglioso ha intitolato la Scuola Media a Carlo Salinari. Per un approfondimento sull’attività di storico della letteratura italiana e sulla bibliografia, si rinvia agli atti del convegno su Salinari, organizzato dall’Amministrazione Provinciale di Matera nel 1986. Scheda in completamento. 

 

1932 -2004. Padre Prosperino (Rocco Luigi Gallipoli). Cappuccino e missionario in Mozambico. Nasce a Montescaglioso il 7 ottobre 1932. Muore a Maputo (Mozambico) il 18 Febbraio 2004. Entra nel noviziato dei Padri Cappuccini di Alessano (LE) il 12 Agosto 1948. La prima professione è del 25 Agosto 1949. La professione solenne, in data 1 novembre 1953. Compie gli studi ginnasiali a Scorrano e quelli di Teologia presso Santa Fara a BAri. Ordianto sacerdote il 2 marzo del1957. Parte per missionario nello Zambesi Inferiore, attuale Mozambico ed allora ancora colonia portoghese, il 30 novembre 1958. Dal 1959 al 1965 è coadiutore a Morrumbala e Mopeia. Dal 1971 al 1977 Superiore Regolare delle missioni. Nel 1975, dopo la conquista dell’indipendenza del Mozambico, si evidenziano contrasti con il partito unico (FRELIMO) che governa il paese che nel 1979 determinano l’espulsione di PAdre prosperino dal Mozambico. Nel dicembre dello stesso, il Ministro degli Esteri del Mozambico Roberto Chissano (attuale Presidente del paese) e l’allora Presidente Samora Machel, ” riportano ” Padre Prosperino in Mozambico. Si stabilsice a Maputo, capitale del Mozambico ed intensifica l’opera di ” formazione delle comunità ministeriali ” el’intervento nel sociale. Ha fondato scuole secondarie a Morrumbala. Crea l’Unione Generale delle Cooperative ( Uniao Gera das Cooperativas Agro-pecuarias de Maputo) che riunisce 227 strutture produttive cooperative (80% donne) impegnate in diverse attività nel settore agricolo e zootecnico, con circa 6500 persone impiegate. E’insignito dal Presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi, del titolo di Commendatore della Croce dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana. Il 17 Aprile 2004 il Sindaco di Roma ha ricordato l’opera di Padre Prosperino durante la manifestazione internazionale “ Il destino dell’ Africa dipende anche da noi “. Tante espressioni delle comunità lucane hanno sostenuto l’opera di Padre Prosperino in Mozambico e nel 2002 il Presidente della Regione Basilicata, Bubbico e l’Arcivescovo di Matera, mons. Ciliberti, hanno visitato le missioni mozambicane consegnando aiuti. Il Comune di Montescaglioso ha recentemente dedicato una piazza a Padre Prosperino. 

Alcuni siti dedicati all’attività di Padre Prosperino (dall’intervento di C. Magistro, su Montescaglioso.net):
http://www.italcoopmoz.com/docs/newsletter/10.pdf.
http://www2.varesenews.it/articoli/2004/aprile/malpensa-ticino/16-4cislticinoolona.htm

http://www.romaeconomia.it/view_rubrica.php?rubrica=oblo&&id=2.

Scheda in Completamento.  

 

1949. Giuseppe Novello. Scheda in completamento.

1945 – 2007 Pia Vivarelli. Storica dell’arte. Nata nel 1945 a Montescaglioso. Zio materno era il generale Benedetto Casella mentre la nonna materna, Aurora, era maestra e filantropa. Si trasferisce a Bari con la famiglia laureandosi pressol’Accademia di Belle Arti della città ove inizia anche la sua carriera di docente universitaria. E’stata tra le maggiori esperte della pittura di Carlo Levi e Direttrice della sezione Novecento della Galleria Nazionale d’Arte Moderna  di Roma nonchè docente di Storia dell’Arte Contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli. Tra  le curatle di mostre si ricordano le più significative: De Chirico, Galleria Nazionale di Arte Moderna, Roma, 1981; Birolli, Palazzo Reale, Milano, 1989; Perilli, Roma Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 1989; Novelli, Museo d’Arte Moderna, Trento, 1999. Tra le numerose collaborazioni con instituzioni estere si ricordano interventi con il Museo di Arte Occidentale di Tokyo, il Centro Pompidou di Parigi, la Royal Academy e la Tate Gallery di Londra, lla Staedtische Kunsthalle di Dusseldorf, il Louisiana Museum di Humlebaeck. Responsabile di varie mostre su Carlo Levi, è stata anche Presidente della Fondazione Nazionale dedicata al pittore piemontesefu Presidente nelle sedi di Roma e Matera.

(scheda in completamento).

 

 

 


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