San Giuseppe

I falò di S. Giuseppe e dell’ Annunziata. 

Un’antica tradizione strettamente legata al mondo agropastorale ed ai cicli agricoli. Il 19 marzo si festeggia San Giuseppe con l’accensione dei falò nei vari quartieri del paese tradizione ancora viva che tutt’oggi si ripete puntualmente. Il 25 marzo, è la volta dei festeggiamenti in onore della Santissima Annunziata, durante i quali si ripete il rito dell’accensione dei fuochi propiziatori, sulle varie piazzette o lungo le strade del paese. Gli uomini, le donne e i bambini del vicinato, un tempo, si disponevano attorno ai falò e cantavano insieme le “lodi a Maria” mentre mangiavano taralli e bevevano vino, accompagnati dal suono dell’organetto. Quando la fiamma era esaurita e la legna era ben consumata, si facevano avanti con i bracieri, i vari rappresentanti delle famiglie del vicinato e ciascuno prendeva, per la propria casa, un poco di brace ritenuta benedetta con la quale si sarebbe poi acceso il braciere della carbonella in casa. A tarda serata, spenti gli ultimi tizzoni, tutti rientravano nella propria dimora.

Falò di S. Giuseppe 

Il rito, fortemente propiziatorio, nella realtà dei fatti serviva anche a smaltire gli enormi quantitativi di ” frasca ” prodotti dalla potatura degli oliveti ed in genere degli arboreti che grosso modo si concludevano entro il mese di Marzo. Una festa, ancora oggi, soprattutto per i bambini ed i ragazzi. La frasca si accumula per tempo, qualche settimana prima e già a partire da Carnevale. I papà sono ” obbligati ” a non bruciare tutto in campagna o a non cedere tutto il frascame ai pastori che lo utilizzano per alimentare le greggi. Si scatena una gara tra quartieri e comitive di ragazzi per l’accumulo di frasca più imponente e per il fuoco più grande e duraturo.

Testo: Grazia Cifarelli (CEA Montescaglioso). 


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