Gaming online e socializzazione

Uno dei più tradizionali motivi di avversione al videogaming è la preoccupazione per il fatto che il videogiocatore potrebbe finire per estraniarsi dal contesto reale, dedicandosi al videogioco a tal punto da avere ripercussioni sulla vita quotidiana. Le conseguenze, in molti casi, investirebbero proprio la sfera della socializzazione: interagendo costantemente con un contesto virtuale si rischierebbero peggioramenti delle capacità di interazione nel mondo reale, due ambienti dove le due logiche viaggiano su binari diversi, solo talvolta sovrapponibili. È innegabile che il videogaming, se praticato senza alcun limite, possa avere ripercussioni non tanto sulla socializzazione quanto, più in generale, sul quotidiano; si tratta tuttavia di una caratteristica condivisa con qualsiasi attività, ricreativa o lavorativa che sia, la cui pratica deve rientrare in un contesto bilanciato. Si pensi allo sport: persino un’attività indubbiamente sana, se praticata senza controllo, può portare a conseguenze negative. Dal punto di vista della socializzazione, comunque, il videogaming si è ben presto dimostrato in grado di prevedere dei veri e propri correttivi al rischio di isolamento, inserendo funzioni mirate a collaborazione e comunicazione che, in molti casi, diventano vere e proprie componenti videoludiche.

Una componente sociale, nel videogaming, è effettivamente sempre stata presente, specie quando le console casalinghe erano ancora dei lussi per pochi. Anche per questo, soprattutto negli anni ’80 ma fino ai primi 2000, fiorirono le sale giochi, locali che oggi sopravvivono dedicandosi al retrogaming e alla nostalgia: i vari cabinati e coin-op rappresentavano la meta preferita da molti videogiocatori del periodo, che proprio nelle sale giochi potevano dedicarsi alla loro passione e, ovviamente, socializzare con altri appassionati.

Il fatto che il videogaming moderno sia indipendente da locali “fisici” ad esso dedicati, pur senza averli mai totalmente abbandonati, non fa venir meno alcune componenti che si inquadrano in questa stessa esigenza. I giochi che anche nella realtà hanno un contesto sociale, naturalmente, hanno una marcia in più: è il caso del poker, la cui trasposizione online offerta dai siti specializzati come PokerStars eredita proprio alcune componenti comunicative. Prima fra queste, la chat di testo nelle partite: si tratta del modo più semplice per parlare con gli altri giocatori, ricreando un aspetto comunicativo presente da sempre nel poker. Oggi qualsiasi videogioco multiplayer include una funzione di chat: indispensabile per le comunicazioni relative alla partita, si rivela più in generale utile proprio per relazionarsi con gli altri videogiocatori.

La comunicazione con altri giocatori diventa ancor più centrale dove questa risulti una vera e propria componente del gameplay. È evidente, per esempio, la necessità di socializzare con altri giocatori nelle modalità cooperative proposte da innumerevoli titoli di genere trasversale: che siano shooter in prima persona, strategici in tempo reale o survival, la necessità di collaborare con altri giocatori rende indispensabile comunicare gli uni con gli altri. Fra i vari esempi si può pensare ad Among Us o First Class Trouble, titoli dove più giocatori devono collaborare per ottenere un risultato ma, segretamente, alcuni fra questi hanno il compito di impedirlo: l’importanza del relazionarsi con gli altri videogiocatori è centrale per identificare i sabotatori. Altri titoli simulativi, invece, pongono l’enfasi sulle comunicazioni vocali: alcuni shooter a sfondo storico, per esempio, prevedono mappe di dimensioni enormi e delle vere e proprie gerarchie. Le azioni dell’intera squadra, composta da decine di videogiocatori, sono coordinate da alcuni giocatori che, a tal fine, comunicano utilizzando la chat vocale inclusa nel titolo, non di rado arrivando a vivere esperienze non dissimili da un gioco di ruolo.

Infine, da un punto di vista tecnico, è significativo notare come siano molti gli accorgimenti nati proprio per facilitare la comunicazione e la socializzazione tra videogiocatori. Primi fra tutti proprio quei software che, utilizzando la tecnologia VoiP, permettono di comunicare con gli altri videogiocatori: che si tratti di amici con i quali organizzare una partita insieme, o di perfetti sconosciuti che casualmente si trovavano nello stesso server, applicazioni come Mumble e soprattutto Discord permettono di affiancare la chat vocale a qualsiasi videogioco, proprio perché software esterni. La valorizzazione delle relazioni tra videogiocatori era ben presente anche quando Sony decise di includere, a partire dalla Play Station 4, un microfono nel suo controller: un segno esplicito di quanto la possibilità di socializzare con altri giocatori tenendo semplicemente in mano il controller fosse tenuta in considerazione.

 


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