Censimento dei Bisogni/Sogni per una “città partecipata”

E’ un progetto di “culturAttiva”  che si chiede venga adottato dalla Agenzia Educativa di Montescaglioso. Una idea per avviare indagini Demoscopiche (Tecnica di indagine statistica che rileva e analizza, dal punto di vista quantitativo, i comportamenti e le valutazioni dei membri di una comunità in merito a determinate questioni),  con la precisa volontà di  preparare il terreno alla formazione di un modello “innovativo” di partecipazione dei cittadini nelle decisioni collettive.

Questo il testo della lettera

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Al Dirigente Scolastico

Prof. Nunzio Nicola Pietromatera

 Montescaglioso 8 Aprile 2013

 

Richiesta di adozione del progetto

CITTA’ PARTECIPATA

 

Cosa è una “comunità partecipata”?

E’ un modo nuovo di concepire tutti gli interventi pubblici all’interno di un territorio considerando tutte le sue ricadute nella vita culturale e sociale della comunità intera. Interventi di Edilizia e Urbanistica, di Educazione e Istruzione, di Salute e Sicurezza. Interventi specifici coniugati con Azioni e misure con l’intento di favorire lo sviluppo sociale.

Secondo le direttive dell’Unione Europea, il miglioramento della qualità della vita nel quartieri di una città, si ottiene attivando una pluralità di azioni e di misure in settori diversi che, oltre agli aspetti edilizio-urbanistici considerino le questioni connesse alla istruzione, all’integrazione sociale e all’incremento di occupazione.

Come si lavora per realizzare una città “partecipata”?

Si progetta assieme lo sviluppo dei singoli quartieri a partire dal coinvolgimento attivo di chi dentro vi abita.  Attraverso la “progettazione partecipata” si valorizzano le conoscenze degli abitanti e di chi lavora sul territorio: Cittadini, Operatori economici, Operatori sociali, Responsabili di associazioni con le Amministrazioni locali, per costruire progetti di riqualificazione che mettano d’accordo le diverse parti in causa.

In cosa consiste il progetto

“democrazia partecipata” a  Montescaglioso?

Mettere insieme capacità e competenza nella individuazione e nella soluzione di problematiche legate alla coesione sociale. Il progetto è indirizzato ai cittadini di Montescaglioso che credono nella  “intelligenza collettiva”.

In particolare prevede che in 5  anni si realizzino:

–     una metodologia chiara, semplice e di facile attuazione per affrontare le problematiche nella redazione di un BILANCIO COMUNALE partecipato;

–     le linee guida del fare comune, le indicazioni delle  priorità  per lo  Sviluppo dei Settori ritenuti strategici: per es. Turismo, Agricoltura, Artigianato…;

–     un Piano Energetico Territoriale. Indicazioni per il raggiungimento della ottimizzazione della bolletta energetica pubblica e strategie di lunga durata per il raggiungimento della AUTONOMIA energetica del territorio locale;

–     le idee per la mobilità sostenibile. La creazione di aree attrezzate, parcheggi pubblici e trasporti gratuiti. Obiettivo Zero Auto nel Centro Abitato;

–     le buone prassi per attuare la “democrazia Diretta”  anche attraverso il web, ADSL wireless gratuito per tutto il territorio per favorire la partecipazione dei cittadini (in tempo reale) alle decisioni collettive.

 

–  le modalità per  la sperimentazione della “Città Museo in Tasca”. Dare opportunità ai ragazzi in formazione, ai turisti, agli studiosi e ai forestieri di usufruire della tecnologia per attivare lo studio della cultura locale, informazioni turistiche automatiche (in più lingue) attraverso la messa in rete nei  tracciati “spot” satellitari negli itinerari delle strade cittadine.

–     le prassi per favorire il recupero  del Patrimonio Architettonico, Ambientale e Storico attreverso il riconoscimento di progetti di gestione responsabile dello bene pubblico;

–       l’individuazione di  “percorsi enogastronomici”,  in un progetto omogeneo di riuso “cosapevole” delle cantine. Concessione di aree da adibire ad orti a gruppi di cittadini in cambio di  manutenzione e gestione di spazi utilizzabili anche come richiamo turistico.

– l’istituzione di un Osservatorio permanente composto da un TEAM  di professionisti, neo laureati, capaci di individuare ed intercettare risorse pubbliche per soddisfare i bisogni della Comunità  innalzando la qualità della vita.

 

Come fare queste cose?

Partiamo dalla SCUOLA.

FASE A _ Un TEAM aperto di esperti, predisporranno indagini, questionari per coinvolgere i cittadini, il cui contributo sarà determinante, perché l’opinione dei cittadini e degli interessati è quella che conta veramente, visto che sono quelli che ci vivono tutti i giorni e meglio conoscono i problemi. Le indagini saranno somministrate attraverso la rete alunni-famiglie.

FASE B _ Si realizzeranno i prototipi e le simulazioni dei progetti esecutivi e successivamente saranno sottoposti alla valutazione definitiva degli amministratori. Se i progetti vengono recepiti provvederanno ad avviare l’iter per la realizzazione il più possibile rispondente alle indicazioni ricevute. 

Naturalmente non sempre si riesce ad accontentare tutti, a volte perché esistono leggi,  divieti, o limiti economici che impediscono di realizzare quello che i cittadini chiedono;

a volte perché non tutti sono dello stesso parere e bisogna fare delle scelte che soddisfano alcuni e scontentano altri.

Ma discutere assieme PRIMA di realizzare delle opere, può servire a modificare idee esistenti che non corrispondono ai bisogni della popolazione.

 

PERCHE’ per FARE BENE è indispensabile questa prassi?
L’esperienza politica  degli ultimi decenni ci mette in guarda dal DECISORE CIECO. (La mancanza di informazioni e di conoscenze globali nell’affrontare i problemi)

Ci sono casi, forse meno evidenti ma altrettanto importanti, in cui il coinvolgimento dei cittadini deriva dalla necessità di procurarsi risorse che sono in loro possesso.

Proviamo a esaminarli attentamente.

Può capitare che l’amministrazione proponente abbia le competenze giuridiche per agire e disponga delle risorse finanziarie, ma non sia in grado di conoscere a sufficienza la situazione in cui vuole operare e abbia difficoltà a procurarsi le informazioni pertinenti.

in questo caso il decisore è, in tutto o in parte, cieco; ed è probabile le misure che egli è in grado di prendere siano poco adatte ad affrontare il problema e incontrino difficoltà insormontabili in sede di attuazione.

Questa circostanza è particolarmente insidiosa perché non è facile riconoscere quello che non sappiamo.

Pensiamo agli interventi in campo ambientale o urbano.

In genere le amministrazioni si affidano agli esperti, che compiono rilevazioni, raccolgono ed elaborano dati e formulano progetti di intervento.

Ma i tecnici hanno una conoscenza del territorio (dell’ambiente o della città) diversa da quella degli abitanti: più approfondita su certi aspetti, più superficiale su altri. Interpretano i bisogni dei cittadini sulla base di parametri collaudati sul piano scientifico, ma possono commettere errori perché non sempre sanno esattamente ciò che i cittadini vogliono o non vogliono.

Capita così che anche interventi concepiti, con le migliori intenzioni, allo scopo di migliorare la situazione di una comunità locale, possano essere percepiti da quest’ultima come sbagliati o addirittura come una minaccia. Si possono autorizzare impianti, tecnicamente innocui, ma che spaventano (a torto o a ragione). Si possono fornire servizi che non saranno utilizzati.

Si possono ristrutturare spazi pubblici, senza tener conto delle esigenze di particolari categorie di utenti.

È molto difficile che un esperto o l’amministratore che si vale della sua competenza riescano a riconoscere di essere ciechi su certi aspetti e di aver bisogno dell’apporto di chi vive sul territorio. Ma senza questa attenzione si rischia semplicemente di incrinare il rapporto di fiducia (peraltro sempre precario) tra l’amministrazione e i cittadini, di creare ulteriori occasioni di tensione e offrire strutture, interventi o servizi che verranno giudicati negativamente dai diretti interessati.

La co-produzione di politiche pubbliche

Sempre più frequentemente si affacciano sulla scena politiche pubbliche che non possono essere messe in atto senza un’attiva partecipazione dei destinatari o di altri soggetti.

Per raggiungere il loro obiettivo occorre che i diretti interessanti facciano qualcosa, mettano in atto comportamenti cooperativi, contribuiscano attivamente alla soluzione dei problemi. In altre parole, queste politiche devono essere coprodotte.

Una netta separazione tra i decisori e i destinatari rischia di essere del tutto inefficace quando si tratti, per esempio, di programmare azioni per lo sviluppo sostenibile o per il riciclaggio dei rifiuti, o di elaborare il piano strategico di una città o un progetto di sviluppo locale.

In questi casi la ricerca del consenso non ha tanto lo scopo di anticipare i possibili conflitti, quanto di coinvolgere attivamente gli interessati nell’attuazione di un programma.

Senza un consenso convinto, verranno meno le azioni di co-produzione e le misure adottate rischieranno di non avere alcun seguito.

Lavorare con progetti integrati

Si è capito infatti che non è possibile affrontare il problema del degrado di un quartiere periferico soltanto sul piano urbanistico o edilizio (come si faceva tradizionalmente). Occorre anche agire sugli aspetti sociali, su quelli economici o su quelli ambientali. Lo stesso avviene nei progetti di sviluppo sostenibile (“Agenda 21 locale”) o in vari tipi di progetti europei (Leader, Equal ecc.).

 L’Unione europea, del resto, insiste continuamente sul tema dell’integrazione che considera uno dei requisiti fondamentali per il finanziamento dei progetti locali.

L’integrazione è un obiettivo molto difficile da realizzare e spesso riesce solo in parte. Si tratta infatti di mettere insieme competenze di diversi settori (anche all’interno di uno stesso ente locale) che hanno metodi, priorità e linguaggi diversi e che non sono abituati a comunicare tra di loro.

L’integrazione reclama qualche forma di inclusione.

 

Con l’augurio che questo Istituto Comprensivo  adotti il progetto

resto a disposizione per  qualsiasi informazione aggiuntiva, Cordiali saluti

 

Francesco Lomonaco

 


Commenti da Facebook

3 Commenti

  1. Francesco Lomonaco FL

    Il Progetto è stato adottato! Evviva

    Il  Dirigente Scolastico Prof. Nunzio Nicola Pietromatera

    ha confermato la volontà di realizzare il progetto di

    CITTA’ PARTECIPATA.

    Primi passi: un Bando/Avviso  per la costituzione di un “gruppo” per la gestione del progetto.

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