7 DICEMBRE: MARIANNINA

Marianna Menzano:

Noi donne non siamo andate, quel giorno, in campagna, perché, siccome dovevano arare, gli uomini, noi donne che cosa dovevamo fare? Avevamo i bambini, anche, da accudire. Chi da mandare a scuola, chi da mandare all’asilo. Siamo rimaste a casa. Senonché, mentre io ero a casa, approfittai di quel giorno per lavare un po’ di roba. E’ venuta una donna che si chiamava Graziella Mianulli. Era la sorella di “Narducc’ Fattor'”, che oggi non sta più a Monte. E’ venuta quella a dirmi: “Mariannina, non sai niente?” “Che cosa?” “E’ andata la polizia!”, dice, “comm’ m’ha fà. Quelli sparano! Come dobbiamo fare?””Beh”, dissi io, “incominciate a organizzarvi, uomini, donne e bambini, che dobbiamo scendere giù!” “Non ci andiamo se non vieni tu.” Mi portarono. Neanche le scarpe mi fecero mettere, per la fretta. Come stavo in casa, andai via. Allora, andai dalla compagna Avena, “Jann’ u’ r’c’gnul'”, e le dissi: “Vedi di mobilitare anche tu le persone, che qui è successo questo. Dice che è andata la polizia, giù, ai “Tre confini!” Nel medesimo tempo, lasciai la compagna Avena e salii sul Comune. Sul Comune faceva il vicesindaco Rocco Nobile, “C’c’r’nell'”. Lo incontrai e gli dissi: “Fai smontare gli uomini che stanno alla forestale, facci venire a dare una mano di aiuto.” E così ci siamo mobilitati, uomini, donne e bambini. Io, allora, soffrivo un pochino col cuore. Non potevo scappare! Anna correva di più e, allora, dissi io alle donne, no?: “Vi avverto: se buttano i gas lacrimogeni, turatevi la bocca e mettetevi un fazzoletto davanti agli occhi”, perché io andavo, insieme con le altre donne, ma andavo un pochino… qualche passo più indietro, perché non potevo scappare. E’ arrivata prima la compagna Avena, con un’altra compagna che si chiama Rosaria, non so se è Racamato il cognome di quella là. C’era il comandante della stazione dei carabinieri, il maresciallo Salvatore Lorusso, e c’erano anche i dirigenti politici. C’era Candido Ciro e c’era anche Mianulli, Leonardo Mianulli. Quando il maresciallo dei carabinieri ha visto scendere questa grande fiumana di popolo, ha capito che qualche eccidio doveva succedere. Ha detto Anna: “Ma comandante, che stai facendo? Perché stai segnando questi nomi? Noi, non vogliamo niente. Noi vogliamo il lavoro!” Allora quello ha detto:“Io, i cittadini di Monte li conosco uno per uno.” Ha preso l’elenco, l’ha strappato e ha detto alla compagna:“Facitavill’ ch’ l’aghje sfritt’.” Quando, poi, ha visto tutta questa fiumana di popolo, ha capito che doveva succedere qualche eccidio e la polizia è andata via. Allora, noi donne siamo rimaste a chiacchierare là vicino alla masseria, vicino all’ingresso, e gli uomini hanno ripreso a lavorare, quando abbiamo visto venire un’altra camionetta: erano carabinieri! Quando me ne sono accorta, ho detto: “Incordonate la strada, subito! All’ingresso della masseria. Incordonate la strada, dico! Avanti i bambini, dietro le donne e dietro gli uomini! E, se vi domandano chi sono i capi, dite di essere tutti capi, perché vogliamo il lavoro!” E, così, all’istante, si è mobilitato il popolo all’ingresso della masseria. La camionetta della polizia si è fermata. E’ sceso un carabiniere e si è accovacciato sotto il camion, con un mitra nelle mani. Il comandante dei carabinieri si avvicinò: “Cosa fate qua? Andate via, andate via, andate via! “, dice, “Chi sono i vostri dirigenti, chi sono i vostri capi?” Il popolo ha risposto: “Siamo tutti capi. Vogliamo il lavoro. Noi siamo tutti capi, non ci comanda nessuno. Vogliamo il lavoro!” E quello minacciava per mandarci via, ed io risposi: “Ma vada via lei, come è andata la polizia. Noi restiamo qui per non molestare nessuno. Se la polizia non era venuta, oggi noi stavamo nelle nostre case.” “Andate a fare le calze nelle vostre case! Andate! Andate a fare i servizi. Andate via! Andate via!” Dissi: “No. Se non veniva la polizia, noi donne stavamo nelle nostre case. Noi siamo venute per difendere i nostri uomini, i nostri mariti, i nostri figli. Siamo qui per lavorare, non per creare disordini.” Insomma, questo arrivò a dire: “Sentite, fatemi il piacere, andate alle vostre case.” E, rivolto a me: “Persuadi questa gente di andare alle proprie case e poi, tra qualche ora, tornate di nuovo.” Io risposi: “Non abbiamo fiducia in voi. Chi ci assicura che noi andiamo via e voi mettete le armi nella terra? Non possiamo andare via. Noi andremo via stasera, quando i nostri uomini hanno finito di lavorare. Siamo qui per guardare i nostri uomini. Non siamo qui per creare disordini.”

 (da Lotte contadine in Basilicata – I magazzini della memoria. Video prodotto dalla Cooperativa CIAK)


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