Abbazia: grancie in val Bradano

Casali, grancie e possedimenti dell’Abbazia di Montescaglioso nella valle del Bradano.

Fin dal secolo XI l’abbazia di Montescaglioso aggrega nella valle del Bradano e nei centri limitrofi un vasto patrimonio costituito da chiese, feudi e masserie fortificate, donate dai grandi feudatari normanni della zona. Parte degli edifici sono ancora esistenti, spesso ridotti in rudere o abbandonati. Con la soppressione del monastero (inizio secolo XIX), le proprietà dei Benedettini furono acquisite dai privati o incamerate dal Comune di Montescaglioso e dalle amministrazioni dei paesi vicini. A Montescaglioso ancora oggi appartegono al demanio comunale i boschi di S. Vito, le terre di Campagnolo e la grancia di S. Maria del Vetrano provenienti dall’antico patrimonio abbaziale.

S. Lorenzo a Murro (Montescaglioso). La grancia fortificata e la chiesa di S. Lorenzo a Murro costituiscono l’insediamento benedettino più antico presente nel territorio di Montescaglioso. La prima attestazione risale all’anno 893 quale proprietà dell’abbazia benedettina di S. Vincenzo al Volturno, presso Isernia, una delle più importanti comunità monastiche del Meridione longobardo. Nel 1099 la chiesa e il feudo si ritrovano in possesso dell’abbazia di Montescaglioso e probabilmente nel passaggio da un monastero all’altro esistono gli elementi capaci di gettare luce sulle origini dell’abbazia di Montescaglioso. S. Lorenzo era al centro di un vasto feudo, circa 2000 ettari coltivato prevalentemente ad oliveti e vigneti ed ha sempre ospitato un grande frantoio più volte ricostruito ed ampliato, oggi ancora esistente. Il complesso, a due piani, occupa un terrazzamento recintato da muri e fortificazioni in gran parte crollati. In un’area del recinto si apre una grotta con una sorgente d’acqua. Murro, era nota per la dolcezza del clima e per i giardini che i monaci vi avevano piantato riuscendo anche a coltivare aranci ed altri agrumi. Il sito è descritto nel 1702 dall’abate Pacichelli (Il Regno di Napoli in prospettiva, Napoli 1702) che ricorda anche la tradizione popolare secondo cui i grandi massi che circondano la grancia sarebbero stati forgiati dalla spada del Paladino Orlando

La grancia di Vallecupa (Montescaglioso). Nell’area in cui il fosso di Vallecupa confluisce nel Bradano, sorgono una grancia ed una chiesa dell’Abbazia di Montescaglioso, quasi del tutto ridotte a ruderi. Allo stato attuale delle ricerche non se ne conosce con certezza la dedicazione. Alcuni indizi rilevati nelle fonti fanno ipotizzare una possibile intitolazione a S. Placido. Il complesso era fortificato e recintato da una possente muratura della quale avanzano pochi resti. La cinta chiudeva un cortile dal quale si accedeva all’edificio che al piano terra presentava un elegante portico i cui pilastri ed archi erano realizzati con mattoni in cotto. La chiesa era costruita poco oltre il cortile ed era formata da un’unica navata. Poco a valle della masseria si conserva ancora una grande cisterna.

S. Lorenzo a Murro Montescaglioso: il casale fortificato di S. Lorenzo di Murro. Montescaglioso: sorgente in grotta a Murro. Grancia di Vallecupa Chiesa di Vallecupa 

Murgia S. Andrea (Montescaglioso). Vasto compresorio di terre, pascoli e oliveti che il monastero possedeva sulla Murgia al confine tra i territori di Matera e Ginosa. Secondo una descrizione delle proprietà dell’Abbazia redatta dai monaci nel 1650, il feudo era in loro possesso da molti secoli ma nella seconda metà del secolo XV, sarebbe stato alienato dall’Abate Commendatario Baldassare del Balzo, a favore del fratello Francesco, Conte di Montescaglioso. L’Abbazia, pertanto, perde definitivamente la proprietà del feudo che resterà in possesso della casa marchesale fino al secolo XIX. All’interno della Murgia di S. Andrea, i monaci mantennero la proprietà di alcune chiese rupestri in gran parte abbandonate già nel medioevo tra cui una cripta che dal nome del luogo ove è scavata, Cozzo S. Angelo, era probabilmente intitolata all’Arcangelo Michele. 

Oliveto dei Monaci (Montescaglioso). Un grande oliveto, lungo la strada Carrera e all’interno del feudo di Murro,  ove oggi sono superstiti gli ulivi più imponenti ed antichi di Montescaglioso. Al centro della tenuta è collocata una masseria il cui portale d’ingresso porta la data del 1632. Nonostante l’abbandono, si distinguono ancora chiaramente le stalle ed i depositi del piano terra, la piccola foresteria del piano superiore, la torre pensile a difesa dell’ingresso e, a poca distanza, una grande cisterna. Non si ha notizia e traccia della presenza di un frantoio. La produzione dell’uliveto, era probabilmente lavorata nel vicino trappeto di Murro o direttamente nell’abbazia.

S. Agata (Montescaglioso). Sempre nel feudo di Murro, su un poggio circondato da vigneti e da un bosco d’alto fusto, la grancia di S. Agata è formata da un palazzetto fortificato con all’interno un piccolo cortile. Al piano terra i depositi, le stalle e la cappella. Al piano superiore le residenze, la colombaia e la cucina abbellita da un camino monumentale. All’esterno un grande piazzale con una cisterna per l’acqua piovana. Sulla facciata, alcune finestre decorate da colonnine tortili, segnalano una fase di prima metà secolo XVI.

Casale di S. Agata    Montescaglioso: cappella di S. Vito.

S. Lucia (Montescaglioso). Una piccola chiesa attestata già nel secolo XI eretta lungo la strada Carrera. L’attuale edificio è stato ricostruito dai monaci nella prima metà del sec. XVIII. Nelle immediate adiacenze, i pochi resti dell’insediamento normanno occultati dai riporti di terreno determinati dai lavori agricoli. L’attuale chiesa di S. Lucia Vecchia nel paese, non ha niente a che fare con la chiesa benedettina. Infatti l’odierna intitolazione deriva dal trasferimento, avvenuto sul finire dell’ottocento nella chiesa la cui dedicazione originaria è S. Maria dell’ Abbondanza, della statua di S. Lucia che era custodita nella chiesa benedettina ormai abbandonata. 

Parco dei Monaci (Matera). Sul confine con Matera, ma già nel territorio del capoluogo, Parco dei Monaci, costituisce il più imponente impianto di oliveto realizzato dai monaci. Il fondo pervenne alla abbazia nel 1532 per donazione testamentaria del notaio Antonio da Tortona. All’epoca l’oliveto contava circa 1500 piante. L’ampiezza del possesso era pari a 150 tomoli di cui, nell’anno 1650, ben 70 a bosco, macchia e terreni rocciosi.  Nella masseria fortificata e difesa da caditoie e cinte, esistevano una cappella, la foresteria, stalle, depositi ed un grande frantoio ancora oggi visibile. L’oliveto, in buona parte purtroppo oggi tagliato, era circondato da un lungo recinto in tufo avente un perimetro di circa 1,5 chilometri che impediva il pascolo di mandrie e greggi.

Casale Oliveto dei monaci S. Lucia alla Carrera (fase sec. XVIII) Parco dei Monaci Parco dei Monaci: cinta S. Scolastica (Isca l'Arena)

S. Scolastica (Montescaglioso). La piccola cappella sorge in contrada Isca l’Arena nella ex masseria Galante. La chiesa era all’interno di un vasto comprensorio di terreni, pascoli e seminativi appartenenti all’Abbazia fin dal secolo XIII. Nell’area erano presenti grandi proprietà  dell’Università (Il Comune) e del feudatario di Montescaglioso ma anche le giurisdizioni della Regia Dogana di Foggia, poiché i vasti pascoli della zona erano affittati per la transumanza di greggi e mandrie. Per rafforzare i propri diritti sul territorio i monaci, sul finire del secolo XVII o agli inizi del secolo XVIII, erigono una piccola cappella intitolandola a S. Scolastica. Con la soppressione della comunità monastica le proprietà dell’Abbazia presenti ad Isca l’Arena subirono diversi passaggi e furono poi acquistati dalla famiglia Galante, originaria della Terra d’Otranto e già fittuaria di gran parte dei terreni, che  intorno alla chiesa costruirono la masseria ed il grande palazzo, tuttora esistenti ed in uso.

 S. Vito (Montescaglioso). La chiesa è localizzata su un poggio nella contrada omonima all’interno dell’antico feudo del Vetrano a controlla della valle del Bradano e dell’antica strada diretta a Bernalda. L’area rivela la presenza di un antico centro abitato indigeno e la successiva frequentazione medievale. La chiesa, eretta sul finire del secolo XI, fu donata dai Macabeo, feudatari normanni di Montescaglioso, all’Abbazia della SS. Trinità di Venosa ma dopo la soppressione di questa avvenuta nel 1292, fu concessa nel 1296, dall’Arcivescovo di Acerenza ai monaci di Montescaglioso che ne manterranno il possesso fino agli inizi dell’ottocento. La chiesa è a navata unica e nella parte terminale, conserva un’absidiola intradossata. Nell’interno e sulla facciata i segni della trasformazione in stalla ed in alloggio per i salariati. Nella facciata un concio in tufo conserva incisa la data 1580. A poca distanza dalla chiesa è ancora presente una fitta o titolo,  ovvero un imponente blocco di tufo utilizzato dai monaci per tracciare il confine del feudo.

S. Marco (Bernalda). Casale fortificato eretto su un’altura prossima al Bradano, oggi nel territorio di Bernalda. La chiesa ed il casale furono donati nel secolo XI dai Macabeo, feudatari di Montescaglioso, all’abbazia benedettina di S. Maria di Banzi (PZ). Dopo la soppressione di questo monastero avvenuta nella prima metà del secolo XV, l’insediamento è attestato in possesso dell’Abbazia di Montescaglioso che ne fu propietaria per pochi decenni. Infatti nella seconda metà del secolo XV, anche questo casale fu alienato dall’Abate Commendatario Baldassare del Balzo, a favore del fratello Francesco, Conte di Montescaglioso. Il feudo resterà in possesso della casa marchesale e di tutti i feudatari che deterranno Montescaglioso fino alla metà del secolo XIX. Il palazzo tuttora esistente a S. MArco, fu costruito dai Marchesi Grillo-Cattaneo nel secolo XVII ed ingloba alcune strutture appartenenti all’insediamento medievale. 

S. Maria del Vetrano (Montescaglioso). Il feudo del Vetrano o di Passavante, è stato il possesso più importante dell’abbazia di S. Angelo. La masseria fortificata formata da due piani, al centro di una proprietà di circa 2000 ettari, è organizzata intorno ad un grande cortile. Un primo lato è chiuso da un muro di recinzione. Il secondo è delimitato dalla chiesa, in parte crollata nel 1998. Gli altri due lati del complesso sono delimitati dagli edifici della masseria tra cui una torre quadrangolare eretta a difesa dell’ingresso. Su una muratura del cortile fino al 1983, anno del trafugamento, era conservato un concio lapideo scolpito con figure di angeli, databile al secolo XIII ed attribuito al lapicida Sarolo da Muro Lucano. L’elemento scultoreo, riutilizzato in un contesto di fine secolo XVI, probabilmente proveniva da un portale monumentale appartenete all’abbazia di Montescaglioso. Il casale fortificato occupa il sito di un insediamento rurale greco, fu eretto dai Macabeo, feudatari normanni di Montescaglioso,  sul finire del secolo XI e concesso in vassallaggio ad un “ miles “ della corte comitale attestato nelle fonti col nome di Passavante. Alla morte di costui, Emma Macabeo, moglie di Rodolfo, concesse il casale all’abbazia di Montescaglioso. Un ampliamento della chiesa è attestata per gli ultimi decenni del secolo XII mentre un radicale restauro è documentato per la seconda metà del secolo XVI. In questa fase i monaci ampliano la chiesa allungandola ed aggiungendovi una cappella laterale sontuosamente affrescata con immagini della Madonna e di Santi. L’ingresso della chiesa, anticamente collocato all’interno del cortile, sarà spostato sulla facciata esterna ed ornato con un sontuoso portale realizzato con carparo probabilmente prelevato dalle fabbriche greche di Metaponto, e scolpito con le insegne dell’abbazia: la bilancia e la spada di S. Michele, il pastorale e la mitra dell’abate.

S. Maria del Vetrano: chiesa e torre Portale chiesa Torre a S. Maria del Vetrano  S. Maria del Vetrano: bassorilievo Montescaglioso, S. Maria del Vetrano: crollo nella chiesa (1998).

Foto b/n. S. Maria del Vetrano: bassorilievo (inizio sec. XIII) dei cosiddetti ” Fratelli Macabeo “, trafugato nel 1984.

Per visitare l’abbazia di S. Michele Arcangelo  contattare il n. 334.8360098; fax 0835.201016 (Infopoint turistico del Centro di Educazione Ambientale di Montescaglioso nell’Abbazia). Orari: mattina 10,00 – 13,00; pomeriggio 15,00 – 17,00 (autunno – inverno) / 19,00 (primavera – estate).

Testi e foto: Francesco Caputo (CEA Montescaglioso).


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