Olivi

Olivicotura e Montescaglioso, un binomio quasi trimillenario. Le ricerche archeologiche hanno dimostrato come la coltivazione dell’olivo e la produzione di olio fossero già parte importante nell’assetto economico delle popolazioni insediate sulla collina di Montescaglioso e sui terrazzamenti degradanti verso il mare. E’ormai certo un forte radicamento dell’olivicoltura già nell’ambito degli insediamenti indigeni ed italici ed è probabile che si possa riconoscere nell’avvio della colonizzazione greca un rafforzamento delle coltivazioni, un aumento della produzione di olio e l’introduzione di nuove varietà provenienti dalla Grecia. L’olio, infatti, era una delle produzioni più importanti del mondo antico.

Oliveto lungo la Gravina (allagato dalla piena) Oliveto dei monaci: esemplare secolare

Oggi guardiamo all’olio essenzialmente come un prodotto alimentare dimenticandone il ruolo indispensabile in altri settori. Era tra le prime fonti energetiche del mondo antico: l’illuminazione era in buona parte ad olio. Recentemente a Cipro sono stati scoperti antichi impianti per la lavorazione dei metalli, alimentati con olio. Si capisce così il ruolo strategico e la ricchezza di quelle regioni, in Italia, Grecia e Anatolia, votate quasi ad una monocoltura dell’olivo. Il controllo della risorsa olio, facilmente rinnovabile (un concetto moderno ma pienamente praticato nell’antichità), determinava la fortuna di città, porti e territori collegati alla commercializzazione del prodotto. Altri utilizzi notissimi per l’olio: la medicina, la conservazione dei prodotti alimentari, la base per i profumi. Ed infine la produzione ed il consumo di olive, conservate in mille modi e quindi un alimento fortemente energetico facilmente conservabile per tutto l’anno. 

Il territorio di Montescaglioso ha un legame strettissimo con l’olivo e l’olio. Il paesaggio stesso, antico ed anche il moderno, è fortemente disegnato dalla presenza dell’olivo che cresce quasi ovunque. E’adatto alla pianura, alla collina e ad i pendii più accidentati. L’introduzione dell’olivo determina la riduzione delle superfici boscate, ma sostituisce un albero all’altro. Forma un paesaggio geometrico nel quale l’uomo giunge a compromesso con la natura. Il sesto d’impianto, il terrazzamento dei pendii, costituiscono una costante del paesaggio dell’olivicoltura e nella fattispecie di Montescaglioso. L’olivo è rintracciabile nei posti più impensabili: in cima alle colline più aspre, ma anche in fondo alla Gravina ove i pastori o qualche monaco eremita attendono alle cure di poche piante per ricavare una manciata di olive e piccoli quantitativi di olio.

Oggi Montescaglioso, secondo i dati regionali, detiene una delle maggior superfici ad olivo della regione e forse il numero più rilevanti di piante.

La commercializzazione di tanta ricchezza, però, non trova spazi adeguati per assenza di marketing e incapacità di penetrazione nel mercato. Dati purtroppo negativi che cozzano contro le grandi potenzialità determinate dalla identificazione totale tra il prodotto locale e la storia del territorio. Una produzione legata come in pochi posti a fattori culturali e storici ben definiti: le popolazioni italiche, la colonizzazione greca, la presenza benedettina, la veicolazione verso il centro Italia della ogliarola bradanica, l’assetto del paesaggio determinato, più che in Toscana ed in Umbria proprio dall’olivo. L’inadeguatezza delle scelte politiche e la incapacità del sistema delle imprese di fare rete, determinano una situazione nel quale le potenzialità espresse dal territorio ancora una volta non emergono.   

Testo e foto Francesco Caputo. Ricerche sul territorio e sulle fonti: F. Caputo, Angelo Lospinuso.

In allegato la ricerca prodotta dal Centro di Educazione Ambientale sull’olivicoltura montese in occasione dell’edizione 2000 del premio regionale “ Olivarum “.     


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