I BEGLI OCCHI DEL LADRO

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Quando scrivo, indugio. E non penso alcunché.
I miei pensieri sono come le nottole.
Abbisognano del buio e corrono e sbandano.
A volte li affido agli aquiloni.

Beppe Salvia

Può succedere d’incontrare lo spirito di un poeta attraverso i suoi versi.
E scoprire, poco dopo, ch’egli è appartenuto alla tua stessa terra d’origine riempie il cuore d’un sentimento indecifrabile che riscalda l’animo.
“I begli occhi del ladro” di Beppe Salvia curato da Pasquale Di Palmo, edito dall’Associazione “Il Ponte del Sale”di Rovigo, nella Collana “La Porta delle lingue”, è un piccolo gioello nascosto della poesia lucana.
Nato a Potenza nel 1954 Beppe Salvia si trasferisce presto a Roma , dove affianca ai suoi studi di entomologia, la passione per la poesia. Fonda con i suoi amici diverse riviste letterarie e poetiche.
Morirà suicida a soli 31 anni nel 1985.
Spesso nei suoi versi si trovano dei rimandi alla sua Basilicata. Terra di vento e di boschi. Terra di silenzio.
Snobbato dalla critica dell’epoca attenta soprattutto alle neo-avanguardie, la poesia “quasi aulica” di Salvia non ha trovato né il giusto riconoscimento che meriterebbe né la giusta divulgazione.
Il suo sentire, il suo smarrimento di fronte ad una società che sopra ogni cosa passa veloce, il suo timido rapportarsi al mondo, il suo sentire lungimirante , il suo cuore sensibile e dolorante ne fanno un poeta di grande attualità.

Francesca Zito


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