Padre Prosperino

Ammesso che il capatosta sia un tipo umano prettamente montese, credo che pochi lo abbiano rappresentato meglio di Prosperino Gallipoli, il frate cappuccino che ha dedicato la vita al Mozambico.
Parlo, naturalmente, del capatosta nel significato buono del termine, di chi perseverando nel fare ciò che ritiene giusto si mette continuamente in gioco, non dell’ottuso. Del lottatore, dell’inquieto, non di chi, appagato dalla propria mediocrità, lascia che il mondo vada come vuole.
Padre Prosperino credeva nella capacità del popolo di prendere in mano il proprio destino. Chi l’ha frequentato e visto operare in terra di missione sostiene che usava spesso questa parola che da noi è scomparsa dall’uso. L’ex ambasciatore italiano in Mozambico ricorda che, quando fu nominato Commendatore dell’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana, padre Gallipoli dichiarò che considerava l’onorificenza un riconoscimento fatto ai contadini che lavoravano nel movimento cooperativo da lui fondato.
La retorica da film americano sui buoni sentimenti ha reso scialbe parole del genere; troppo usate, troppo facili: ma per Prosperino le parole erano cose, non aggeggi per giochi di prestigio e quelle parole gli erano sembrate adatte a dire ciò che pensava.
Basta un particolare per capire certi personaggi.
Il personaggio Prosperino si ritrova, ad esempio, già nella prima pagina di un quadernetto su cui aveva cominciato a stendere appunti di “economia missionaria”. Non è possibile, al momento, capire quando furono scritte, ma l’apparente, scontrosa ruvidezza del personaggio è già in queste parole:
« E’ una stupidaggine scrivere questi appunti, dirà il fesso che apre indiscretamente questo quaderno e legge queste stupidaggini.
E’ per me questo quaderno, non per te, curioso !!! ».
Segue una firma che inizia con una grande P a svolazzi, quasi irridente nei confronti dell’immancabile curioso, e si fa piatta e minuscola nel finale.

Sono passati due anni dalla sua scomparsa. In tempi e modi diversi, l’amministrazione regionale e quella comunale ne hanno riconosciuto la straordinarietà. Ora è necessario non dimenticarlo contribuendo a continuarne l’opera.
Due associazioni si sono date questo scopo. Una si chiama Basilicata-Mozambico (http://promozambico.altervista.org/) ed ha come animatore Tonino Tricase, sempre presente alla stima e all’affetto di molti della mia generazione. L’altra fa capo a Enrico Luzzati, il docente di Scienze Politiche dell’Università di Torino che ha conosciuto Prosperino in Mozambico e me ne ha lungamente parlato. A lui devo la copia degli appunti cui ho prima accennato.

E’ intenzione delle due associazioni preparare una pubblicazione a più voci sull’opera del missionario montese. Lo scopo di questo breve scritto è anche quello di invitare chi lo ha conosciuto a darne testimonianza.

Chi vuole saperne di più può utilmente consultare questi siti:
http://www.italcoopmoz.com/docs/newsletter/10.pdf.
http://www2.varesenews.it/articoli/2004/aprile/malpensa-ticino/16-4cislticinoolona.htm
http://www.romaeconomia.it/view_rubrica.php?rubrica=oblo&&id=2


Commenti da Facebook

1 Commmento

  1. Cinzia

    Con mio grande dispiacere, devo ammettere di non conoscere molto bene la storia di Padre Prosperino Gallipoli, pur sapendo del suo impegno per la popolazione del Mozambico. Mi rattrista vedere questo post in prima pagina passare “inosservato” (anche se sono certa che la lettura non sarà sfuggita a nessuno) perchè stiamo sempre ad arrovellarci sulle beghe di paese, discutendo e azzuffandoci sulle malefatte di personaggi più o meno ben identificati. Invece, come montesi, dovremmo manifestare il nostro orgoglio e la nostra riconoscenza ad un uomo che ha fatto della solidarietà la propria missione nella vita, e di un religioso che riscatta il bigottismo e l’ipocrisia di una Chiesa sempre più teorica e meno fattiva.
    Senza cadere nella facile retorica da film americano citata da Cristoforo, mi auguro che l’iniziativa delle due associazioni abbia un grande successo e faccia (ri)scoprire a tutti – anche ai montesi ignari come me – l’opera di questo grande “capatosta” montese.

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