Mistero!

MISTERO! di Michele Trotta

PREFAZIONE. Il racconto si svolge nella città di Lecce nel lontano 1943/45 dopo l’armistizio della seconda guerra mondiale, quando i nostri soldati, prigionieri, da tanto tempo non davano segno di vita, erano cessate le corrispondenze coi familiari, non si conosceva la sorte dei propri cari. I nomi di questo racconto sono di fantasia, ogni riferimento a persona o cosa è del tutto casuale.
 
Era una bellissima giornata. Tanta gente, in due file, fissavano quattro soldati, che dopo la guerra e lunga prigionia, ritornavano alle loro case. Tutti li abbracciavano, come eroi. Molti chiedevano notizie dei loro figli, fratelli, mariti, in guerra, da cui non avevano notizie da parecchi anni. Una donna anziana si avvicinò a Giorgio, uno dei militari, e gli chiese di suo figlio Antonio. Erano partiti insieme per la Grecia. Giorgio l’abbracciò e le disse di andare a casa sua, voleva parlarle proprio di Antonio. Luca, invece, sperava tanto di abbracciare i suoi genitori, quando una conoscente gli disse di recarsi a casa dello zio Antonuccio. La contentezza di essere giunto nella propria città, si spense sul suo viso, ebbe un presentimento di qualcosa di triste. Infatti, appena entrato, nella casa dello zio, dopo i saluti, zio Antonuccio con le opportune cautele lo mise al corrente che i genitori avevano raggiunto il paradiso. Quella che doveva essere una grande gioia si trasformò nelle tristezza più assoluta. “Ci siamo noi – disse zio Antonuccio – io e zia Rosa, noi non abbiamo figli, tu sei il benvenuto, avrai in noi il papà e la mamma.” Era stanco, aveva fatto tanta strada, anche a piedi, per raggiungere Lecce dalla Germania, si addormentò col pensiero dei genitori, che non aveva trovato al suo ritorno. Gli altri due, invece, trascorsero l’arrivo in compagnia di tutti i parenti nell’allegria più assoluta.
La donna anziana, nello stesso giorno, si recò a casa di Giorgio per chiedere notizie di Antonio. “Vede signora, io non so come dirglielo……. Antonio era con me… C’è stata una grande battaglia, è stato colpito e quindi è spirato tra le mie braccia. Ho qui il suo portafoglio e tutto quanto c’era dentro, era tutto quello che aveva. Ho voluto prenderlo per portarvi un ricordo….” La donna scoppiò in un pianto dirotto. Era tutto finito, addio speranze di un ritorno….. Il figlio era morto da circa due anni, ma non c’era nemmeno una tomba su cui piangere, su cui portare un fiore.
Al mattino, Luca, si alzò presto. Si fece accompagnare da zio Antonuccio al cimitero. Aveva tanto sperato di trovare i propri genitori, di vederli felici del suo ritorno… Destino crudele! Strada facendo, si vedevano ancora i segni delle bombe sui palazzi della città. Sulla destra del cimitero, una chiesa Ss. Nicolò e Cataldo, presentava vistosamente all’esterno colpi di mitragliatrice. Il cimitero non era stato escluso dalla guerra, attraverso pezzi di calce e tufo si intravedevano casse di morti, in cui qualche curioso alzava il coperchio per vedervi dentro. Ecco le tombe dei genitori, uno a fianco dell’altra, sepolti sotto terra. Scrutò le foto, i nomi, cadde inginocchiato per terra. Il dolore fu straziante. Quanti genitori, essendo in vita, non vengono curati dai loro figli, se ne accorgono della loro mancanza solamente quando essi non ci  sono più. E’ come trovarsi soli in un deserto, senza aiuto, o meglio nelle sabbie mobili, che ti ingoiano, e non hai un appiglio, un qualcosa per aggrapparti. I genitori sono i veri sostegni, da cui puoi avere solo del bene!  Luca pensava: “Quanti sacrifici hanno fatto per farmi grande, erano periodi duri, non c’era nulla. Molte sere andavano a dormire digiuni, con la scusa che non avevano fame, per lasciarmi l’unica pagnotta che c’era. Perché Dio ha voluto che non mi vedessero……? Perché le guerre portano via i figli ai poveri genitori? E’ una cosa ingiusta, crudele!” Luca scoppiò in un pianto dirotto: ” Per ben due volte sono stato davanti al plotone di esecuzione, durante la prigionia in Germania, per ben due volte, giunse in tempo un contro ordine e non fui fucilato. Ero contento per i miei genitori, non per me, dopo sei anni di atrocità, di vedere morti, paura, sfuggire le granate nemiche. Ti senti vuoto e avrei preferito morire. Sono qui per loro, ma non ci sono!” Zio Antonuccio: ” Luca, noi ti saremo sempre vicini, ed anche i tuoi genitori dal cielo, ora ti vedono, ti ascoltano e sono contenti che tu sia tornato!”
Passarono giorni, Luca era sempre più triste. Il Sindaco della Città, venuto a conoscenza del loro arrivo,  convocò i quattro reduci in comune.  “Sono lieto del vostro ritorno – disse il Sindaco -. Il comune vi offre mille lire a testa per l’inizio delle prime spese. Poi un buono ciascuno di venti scatole di latte condensato, 5 Kg di farina, dieci scatole di sardine e 3 Kg di farina di latte. Per questo pacco dobbiamo ringraziare gli Stati Uniti, unica nazione, che ci è vicini nella nostra miseria. Ci aiuta molto, e, spero nel futuro che anche il popolo italiano possa essere riconoscente in eterno a questa nazione dal cuore d’oro. Tu Luca, che già lavoravi presso il Comune, cerca di riprendere presto il tuo posto all’ufficio anagrafe. Noi abbiamo bisogno. Vedrai che ti sentirai meglio, non penserai più al passato. Per gli altri tre, ho a disposizione tre posti di vigilanza e nel giro di pochi giorni ognuno sarà al suo posto.”
Non si sentì di andare solo, l’accompagnò lo zio Antonuccio, nelle piccola casa, una sola stanza, dove era vissuto insieme ai genitori. Erano poveri ma felici. La guerra aveva distrutto la sua famiglia! Tutto era come allora, una grande fotografia sopra il comò, era Luca vestito da militare. Quante preghiere avevano fatto i poveri genitori perché Luca tornasse sano e salvo. Era l’unico figlio! Luca si sentì svenire, non aveva retto alla grande emozione… Lo zio si spaventò, chiamò subito una vicina di casa, che corse con una bottiglia di aceto. All’acre odore il ragazzo si riprese. Sembrava una persona incantata a guardare la casa, in cui vedeva muovere i suoi genitori, che non c’erano più. Quanti ricordi racchiudeva la piccola stanza, l’infanzia, i suoi giochi, l’amore familiare, le feste di compleanni, e sopra tutto quando suo padre, persona di alta moralità, gli insegnava che per vivere bene era necessario, avere sempre nella mente fissi “I dieci comandamenti”, sottolineando “Non rubare”, “Onora il padre e la madre”. Insisteva sul ” Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te” perché nella vita c’è una legge naturale di compensazione che primo o poi ti punisce quando fai del male.”
Era il primo giorno di lavoro per Luca, seduto al suo solito posto. Non vedeva più l’anziana donna che era sempre allo sportello. Gli venne detto che Barbara, questo era il suo nome, era passata a miglior vita. Luca si rattristò. Quanti cambiamenti in sei anni di assenza. C’erano due ragazzi Giorgio e Franco di circa venti anni. Con questi cominciò a collaborare. Era già pratico del lavoro e non ci fu difficoltà ad inserirsi. Cercava di dimenticare, ma in certi momenti si chiudeva in sé, nei suoi pensieri più atroci…. Rischiava un esaurimento nervoso…..
Qualcosa era cambiato in città, gente chiusa nel dolore di non vedere i figli, nipoti, mariti, ritornare dalla guerra, gente che aspettava il raccolto del grano per poter pagare i propri debiti, ragazzi senza scarpe, la miseria ……  Bisognava uscire dal dolore più profondo, farsi coraggio, rimboccarsi le maniche e ….. ritornare al benessere. “In certi casi non si deve sbagliare, hai con te le leggi che Dio dettò a Mosè sul monte Sinai: I dieci comandamenti. Esse sono universali, in qualsiasi momento in cui ti troverai in difficoltà, e non avrai nessuno a cui rivolgerti per un consiglio, queste ti aiuteranno sempre, non solo per la buona riuscita del progetto, ma anche per fare di te una persona onesta, una persona stimata, una persona degna di Dio”. Era il testamento spirituale che il padre di Luca gli aveva lasciato!
I quattro reduci molte sere si incontravano ed insieme si dedicavano a lunghe passeggiate verso il Castello, il Teatro Romano, molte volte si sedevano ad un gradino della strada, ove si scambiavano le loro impressioni, dai cambiamenti della città, dal ricordo di persone che non avevano più trovato in città…… In sei anni il cambiamento era enorme, quasi dava l’impressione che la città non fosse più la stessa. Luigi, uno dei quattro, quasi disperato, disse: ” Io ho trovato tutti i miei bene, ma mi manca qualcosa: la mia ragazza! Mi hanno detto che si è sposata, ma con questo caos nessuno è in grado di dirmi dove si trova!” Anche Donato non era riuscito ad avere notizie della fidanzata….. La guerra trasforma tante cose…… Luca e Giorgio, per pura fortuna, erano partiti per la guerra, col cuore libero. Ammiravano le ragazze leccesi, ma i loro cuori non erano stati colpiti. Una di queste sere, mentre stavano parlando del mistero della vita, della morte, del bene, del male, della guerra e di altro, sentirono il suono di una fisarmonica che emetteva le note di “Amado mio”. Questo suono attirò la loro attenzione, si alzarono ed insieme cercarono di trovare il luogo da dove provenisse. Era una specie di bar, con una sala accanto in cui si vedevano alcune coppiette, che affogavano i loro dispiaceri della vita, nei tanghi e valzer. Era tardi, il locale era in procinto di chiudere, ma da un cartello notarono che era aperto solo il giovedì, per il ballo, dalle ore 21 alle 23. Sarà per il prossimo giovedì……
Quando Luca entrò nel bar, notò una signorina bionda, con occhi azzurri, di media statura. Aveva un vestito azzurro, che le stava molto bene. Era vicino al bancone, davanti a sé una tazza, aveva da poco preso un caffè. Con un borsellino in mano in cerca di moneta, probabilmente per pagare il caffè. Luca tutto premuroso le disse. “Signorina è in difficoltà? Posso essere di aiuto?” Rispose: “Ho dimenticato i soldi!” Luca:” Se non si offende, il caffè glielo offro io!” Lei: “Grazie! Ero imbarazzata…..” Luca la invitò a ballare, era sbocciato l’amore come un colpo di fulmine, la strinse più volte a sé. Era terminato un valzer e insieme andarono a sedersi vicino ad un tavolino. In un altro tavolino c’erano gli altri tre amici di Luca, che ascoltavano solo la musica, non avendo una dama con cui ballare. Luca le disse:” Non ci siamo ancora presentati. Io mi chiamo Luca. Sono tornato da poco dalla prigionia, cerco di riprendere la mia vita normale, anche se molte cose non sono più le stesse.” Lei: “Io mi chiamo Elda…… A dir il vero quando ti ho visto, corrispondevi al ragazzo che ho sempre sognato. Ho conosciuto i tuoi genitori. Questo vestito me l’ha cucito tua madre Francesca. Quando andavo a trovarla ho visto una fotografia sul comò, era la tua, era il ragazzo che ho portato sempre nel mio cuore!” Luca rimase a bocca aperta, stupito, non sapeva cosa chiedere …… Conosceva i suoi genitori! Rimase perplesso, non sapeva se l’incontro era stato casuale o preparato ad arte. Nessuno sapeva, tranne gli amici, che sarebbe andato in una modesta sala da ballo. Diventò tutto rosso e chiese:” Vorrei notizie dei miei genitori, non li ho trovati al mio ritorno.” Elda: “I tuoi genitori sono vissuti, aspettandoti, non vedevano l’ora di vederti, ma tu, non per colpa tua, sei arrivato tardi…….”  Luca: ” Devo dirti sinceramente, Elda, che sei una stupenda ragazza, la ragazza dei miei sogni……”  Elda fece un sorriso, guardò l’orologio, era tardi, doveva rientrare… ” “Luca – gridò Elda – ti aspetto qui giovedì prossimo……..ciao………..”
Quando Luca rimase solo, gli altri tre amici, si unirono a lui. “Dove l’hai trovata…. che bella ragazza….” gridò uno degli amici. Luca raccontò come erano andate le cose e i rapporti che c’erano stati tra i suoi genitori ed Elda. Si ricordò che non gli aveva fornito né il cognome e né l’indirizzo della sua abitazione. Come sarebbe stata lunga una settimana senza vederla, senza parlare con lei………….. Ritornò a casa, gli zii erano ancora alzati, raccontò loro quanto era successo nella serata. Zia Rosa ne fu felice, finalmente era giunto l’amore per il nipote, un toccasana per la sua salute. Al mattino presto Luca, prima di andare a lavorare, come di consueto, si recava sulle tombe dei genitori a fare una preghiera e a portare dei fiori. Guardò all’uscita sulla sua sinistra la Chiesa Ss Nicolò e Cataldo. Una meravigliosa chiesa artistica, costruita nel XII secolo per opera del re normanno Tancredi. E’ una singolare composizione con elementi strutturali romanici e barocchi. Guardando le cupole si ha l’impressione di arte orientale, con spiccata tendenza araba. Era una bellezza ammirevole, che attirava notevolmente tutti i passanti. Quasi a far scomparire la tristezza che genera il cimitero. Luca finalmente era su di morale, era l’inizio di una nuova vita, almeno era la speranza. Contava i giorni che lo separavano dal giovedì successivo….. Avrebbe rivisto Elda?………
Sì, Elda era seduta vicino ad un tavolo, in attesa di Luca, mentre un grammofono, in alternativa ad un uomo piccolo e grasso che suonava la fisarmonica, mandava le note di Reginella. In fondo al locale, c’era solo Giorgio, gli altri due avevano preferito “non tenere la candela”. Arrivò Luca, tutto sorridente, diede un bacio sulla guancia ad Elda e lanciò un’occhiata all’amico, come per dire: “Sei solo, vieni al nostro tavolo”.  Le presentazioni furono brevi. Tra le tante cose Giorgio pose il problema del mistero della vita. Luca disse: “Sentiamo il parere di una donna sul Paradiso, Inferno e Purgatorio, visto che nessuno dell’aldilà è venuto a svelarci il mistero. Elda: “Vedete, tutte le religioni, benché con sfumature diverse, tendono allo stesso Dio. Egli è il Dio buono per tutti. I Comandamenti sono le sue leggi. Trasgredire significa essere perduti per sempre. Esiste una grande valle, un giardino fiorito, profumi di fiori, ove solo le anime, che se lo sono meritato, possono entrare. Quando la persona muore, l’anima si riveste di due ali colorate: Dio le ha dorate, i Santi e le persone che si sono distinti sulla terra le hanno d’argento, i buoni hanno le ali verdi e possono entrare nella valle di Dio, i cattivi hanno le ali nere a cui non è permesso entrarci. Questi vagano nell’universo, o per attrito, o perché si avvicinano al sole si consumano o si bruciano. Così spariscono. Le anime elette, prenderanno la loro carne e vivranno per sempre nelle grande valle di Dio. Questa è, nelle semplicità, la vita futura, e, ricordate che i soldi, le ricchezze non servono per raggiungere Dio.” Luca e Giorgio, si guardarono in faccia, poi Luca disse: “Elda, tu parli come una persona che ha già visto tutto questo! Sei molto semplice e precisa nella descrizione!”  Elda non rispose, guardò l’orologio. Era ora di andare, come al solito disse. “Luca, ci vediamo giovedì, questa volta ti voglio solo perché parleremo del nostro amore…. Ciao!”  Nessuno riuscì a scoprire da che parte, o che via abbia preso per andare a casa.
Il cruccio di Luca era di non sapere chi era Elda, ove abitasse e perché al di fuori del giovedì era impossibile incontrarsi. Si fermò ogni giorno delle ore in più, nel suo ufficio, cercando, tra gli elenchi, tutti coloro che avevano il nome: Elda. In verità non riuscì a scoprire nulla, era un nome non comune nella città. Era un nome tedesco…… Ogni sera parlava con gli zii, li teneva al corrente della situazione. Gli zii erano contenti quando sentivano parlare di cose belle, la felicità del nipote stava a cuore, si oscuravano quando si passava al mistero più assoluto. Anche loro chiesero ad amici e parenti se conoscessero una ragazza bionda dal nome Elda. Nulla di concreto! Luca questa volta era deciso ad andare in fondo, voleva scoprire chi era Elda, ormai era follemente innamorato…… Preparò una bicicletta, l’avrebbe seguita… a qualsiasi costo!
Il giovedì seguente arrivò per primo Luca. Si sedette ad un tavolo, ascoltando dalla fisarmonica “‘O sole mio”. Non vedeva arrivare Elda, ogni minuto che passava sembrava un’ora. Ad un tratto sentì: “Ciao Luca, è da tanto che aspetti?”. La bionda, ancora più bella degli altri giovedì e sempre nel vestito azzurro, attirò a sé Luca, lo strinse, dandogli parecchi baci….. “E’ una sera tutta per noi.” – disse. Si sedette insieme a Luca, accarezzandolo….. ” Vedi – disse Luca – prima di ballare, vorrei finire il discorso di giovedì scorso. Tu hai detto che ci sono tante religioni, con un solo Dio, i così detti Kamikaze giapponesi che fine fanno?” “Luca – disse Elda – tu devi capire che esistono tante bibbie, per la religione cattolica è valida quella approvata dal Vaticano, così per le altre religioni. Ognuna tira l’acqua al proprio mulino. Ricordati che Dio è bene infinito, Dio è amore tra i popoli. Bianchi, neri, arabi, ebrei, giapponesi e qualsiasi razza umana, sono tutti fratelli e devono volersi bene tra loro. Dio non può permettere che si ammazzino tra loro, contrasterebbe con “I dieci comandamenti”. Se è questo che ti preme, perché nessun capo si trasforma in Kamikaze? Perché sa, che nessuna religione può permettere una cosa simile e violando le leggi divine, sarà respinto dalla valle di Dio. Non esistono kamikaze nella valle di Dio, non possono entrare perché sono degli assassini, alla loro morte l’anima riceve due alette nere e non c’è verso per ottenere il perdono. Non esiste né il purgatorio e né l’inferno, spariscono! Luca, a bocca aperta, guardava, ascoltando la lezione di Elda. Quindi i due, contrariamente alle altre sere, ripresero a ballare, l’uno nelle braccia dell’altro. Si stringevano, scherzavano tra loro…. Ad un tratto Luca: ” Perché Elda non mi dai il tuo indirizzo? Potremmo vederci anche in settimana? Sarebbe tanto bello!” Elda:” Devi aver pazienza, ti prometto che presto ti dirò tutto. Sappi solamente che sei l’unico uomo della mia vita. Ti amo tanto…!” Alla fine del ballo Luca la invitò a prendere un caffè, e mentre lo stava gustando, vedendo che era tardi, per la fretta si rovesciò il caffè sul vestito. Luca si affrettò per asciugarla, ma non ci fu verso. Sgusciò via come una anguilla. Luca sulla bicicletta la seguì, voleva sapere a tutti i costi chi era, anche per tranquillizzare i suoi pensieri. Strada facendo vide Elda fermarsi e poi riprendere. Per non farsi vedere, Luca, si nascose dietro l’Obelisco, eretto per celebrare il Re Ferdinando di Borbone. Prese Via San Nicola, Luca la seguiva a distanza, e quindi il Viale del Cimitero. “Che coraggio ha – si chiese il ragazzo – a quest’ora sola in una zona deserta.”  Si nascose dietro un altro piccolo monumento davanti alla chiesa Ss. Nicolò e Cataldo, mentre la ragazza con una chiave apriva il cancelletto del cimitero, entrandovi.  Luca si accorse dell’oscurità più assoluta, non c’era anima viva, ebbe qualche brivido, ma si riprese ben presto. Pedalò in senso contrario, arrivò quasi a casa degli zii. Si fermò e disse: “Chi lo poteva immaginare, ecco perché non voleva darmi l’indirizzo di casa, è certamente la figlia del custode del cimitero e non voleva dirmelo…. Domani mattina andrò dal custode, ormai Elda, ora potremo vederci sempre……” Arrivò a casa e raccontò tutto agli zii. L’enigma era risolto! Luca era al settimo cielo!
Dopo una notte insonne, al mattino presto bussò alla porta del custode. Salvatore, era il suo nome, si affacciò ad una piccola finestra per vedere chi avesse bussato. “Buongiorno -disse Luca – ho urgente bisogno di parlarvi”. “Devi aspettare giovanotto, sono ancora in pigiama, devo vestirmi…..” L’attesa sembrò così lunga, tanto che Luca si trattenne a stento dal bussare di nuovo. Venne, con gli occhi ancora gonfi, non si era fatto la barba e disse: “Giovanotto, qui c’è l’orario d’apertura…. è un orario da rispettare!” ” No disse Luca, l’orario non m’interessa. Voglio solo sapere se avete una figlia che si chiama Elda, una bella ragazza bionda, alta circa 1,70, snella, porta un vestito azzurro……” “Figliuolo, io non ho figli…. siamo soli io e mia moglie. Dio lo volesse, ci sentiamo soli”. Luca diventò pallido come la cera. Salvatore l’aiutò a salire le scale, lo fece accomodare e gli offrì un cognac per farlo riprendere. Capì che il ragazzo era convinto della sua richiesta, non stava scherzando. Si fecero raccontare tutto, alla fine Salvatore e consorte rimasero allibiti. “Senti Luca – disse Salvatore – da questa sera presterò più attenzione, talvolta, la donna di cui mi parli, non avendo un alloggio, viene a dormire in una delle cappelle…….”
Al giovedì seguente Luca, in compagnia di Giorgio, si recò alla sala da ballo. Attese fino alla chiusura, ma non vide Elda. Potete capire la disperazione di un ragazzo innamorato, che non sa nulla della sua ragazza, non sa cognome, dove abita, dove cercarla….. Giorgio era preoccupato, vedeva Luca sempre più teso, dimagrito di molto. Nonostante i suoi incoraggiamenti la situazione non migliorava, conosceva a memoria tutta la storia. Anche lui aveva parlato insieme alla ragazza, non era una invenzione. Era la verità assoluta….! Passarono giorni, nessuna notizia…. Era una domenica mattino, Luca decise di andare a pregare sulle tombe dei suoi genitori…. Pose dei fiori…. ad un tratto sentì una voce: “Luca, sono Elda, sono vicino a te!” Luca si girò di scatto, non vide nessuno dietro. Aveva conosciuto la voce, i suoi occhi scrutavano ogni piccolo movimento, ad un tratto, la seconda tomba, dopo i genitori, mostrava scritto su essa: ELDA…… Si avvicinò lesse tutto: ELDA HANS   15.5.1924  –  3.12.1942. Una piccola fotografia tolse ogni dubbio. Luca si sentì mancare, cadde per terra. Quando aprì gli occhi, c’erano tanti curiosi attorno. Salvatore, il custode, stava prodigandosi perché Luca rinvenisse. L’aiutò ad alzarsi. Luca ancora stordito, faceva segno con un dito verso la tomba di Elda. Il custode lesse, capì tutto….. Portò il ragazzo in casa sua, qualcosa di forte non guasta in certe circostanze. Prese un fascicolo, tirò fuori una scheda che corrispondeva alla tomba………” ELDA HANS nata a Berlino il 15.5.1924, deceduta a Lecce il 3.12.1942. Dal certificato medico risulta affetta di leucemia. Era figlia del Generale tedesco Jeorge Hans. Sì, Jeorge Hans, ricercatissimo dalle truppe di occupazione alleate. “Mi viene un dubbio, ragazzo mio, è possibile, per salvare Elda, sia sepolta o una bara vuota o con altra persona, ed Elda è viva … Era un modo per sottrarla alle ire degli alleati……”disse il custode.”  L’ipotesi reggeva, ma quanti dubbi. Dio lo volesse che Elda sia in vita. Bisognava sapere, chiedere ogni permesso per una esumazione. Era l’unico modo, per avere una certezza. Anche Salvatore voleva scoprire la verità, per curiosità ed anche perché la storia del ragazzo l’aveva appassionato.
All’alba, alcuni giorni dopo, due addetti ai lavori, con picconi e pale raggiunsero la modesta cassa. La riportarono in una stanza mortuaria, non fu permesso a nessuno di entrare, tranne ai due operai, un medico legale, un rappresentante di polizia. Rimasero fuori Luca, i tre amici, gli zii di Luca e un giovanotto con macchina fotografica: era certamente un giornalista. Aprirono la cassa, tra lo stupore di tutti, non si sentivano odori nauseanti, c’era una ragazza bionda, ancora intatta…. Si consultarono tra loro, la ragazza sembrava dormisse…. il medico constatò il decesso. Passarono ore prima che Luca fosse convocato per il riconoscimento. Appena la vide, lanciò un grido:” Elda, Elda…” Aveva il vestito azzurro, con una macchia sul petto, era il caffè che si era versato addosso l’ultima sera passata con Luca. Ai piedi c’era un piccolo borsellino, era lo stesso che aveva in mano per pagarsi il caffè la prima sera: c’era una piccola fotografia di Luca vestito da militare, probabilmente l’aveva chiesta alla mamma di Luca per portarla sempre con sé. Cessavano così tutte le speranze, in effetti Elda non c’era più…..
Giornali, e la voce dei leccesi diffusero la notizia, tanto che si parlava di questa storia, anche aggiungendo del proprio con notizie addirittura falsate. Luca veniva fermato continuamente da giornalisti, gente comune che volevano sapere. Così decisero con gli zii di spostarsi in una casa in campagna a pochi chilometri da Lecce, tanto c’era la bicicletta, per recarsi al lavoro e a trovare i suoi cari nel cimitero. Almeno evitavano la gente curiosa. C’era più tranquillità. Luca portò agli zii, perché non si annoiassero, in sua assenza, un barboncino bianco-nero, di media statura a cui fu dato il nome di Willy. Era un cane meraviglioso, la passione degli zii. Diventò presto il padrone della casa. Luca, come al solito, quasi tutti i giorni passava dal cimitero a lasciare i fiori per Elda e i suoi genitori, molti giorni si sedeva vicino a loro, quasi a voler comunicare con loro, parlava, parlava…… Era con loro tutte le notti nei sogni e si accontentava di questo. Un giorno zio Antonuccio e zia Rosa, in attesa del nipote, si erano seduti fuori della porta d’ingresso. Parlavano tra loro di Luca. “Hai visto che bravo ragazzo, peccato che non abbia preso moglie” – disse zia Rosa. Zio Antonuccio: ” Eppure tutti dicono che un padre e una madre riescono a crescere cento figli, mentre cento figli non sono capaci ad aiutare un solo genitore. Vedi che ci sono delle eccezioni. Luca è diverso dagli altri, ha avuto una educazione ferrea. Suo padre, non per vantarlo, perché era mio fratello,  era un grande moralista. Dal buon lievito, esce anche un buon pane. Molte volte però non è così, i figli sono all’opposto dei genitori, e sono guai per i ragazzi!” Luca tornò a casa sereno, si sedette insieme agli zii, parlò fino a tardi con loro. Accarezzò Willy, che era diventato il gioiello di tutti. Quest’ultimo saltava dalla gioia, con la sua coda che girava come una trottola. Com’era felice…..! In verità avevano trovato tutti una certa tranquillità. La vita di campagna, lontani dalla città, li aveva resi calmi. Avevano tutto, era una famiglia amalgamata. La compagnia di Elda era costante, tutte le notti, nei sogni. Quella dei genitori, con i loro consigli… non mancava. Una sera Luca tornò tardi. Gli zii erano preoccupati. Era passato dal dottore, accusava dei capogiri. Era la pressione che era salita. Il medico gli prescrisse alcuni farmaci che in breve tempo portarono il ragazzo alla normalità.
Luca dormiva, quando nel sogno apparve mamma Francesca: “Figlio, tu sai quando la tua vita sia stata movimentata fino ad ora, cerca di curarti la tua salute. C’è papà che ti vuole parlare….”  ” Figlio, sono papà, non dirmi che sono noioso,  ricordati di guardarti dagli amici, essi sono invidiosi e cercano di ridere alle tue spalle, altri, invece cercano di spillarti denaro con false promesse: i veri amici ti sono vicino quando sei in uno stato di bisogno…. Guardati dai falsi amici! Segui a puntino le leggi di Dio, è l’onestà che fa l’uomo grande, il suo animo pulito… Ricordati che l’abito non fa il monaco! Quando la gente ti vede, ti dirà: “Questo sì, è una persona grande, ed avrai tutti gli onori, mentre la persona disonesta sarà additata, come, questo è un poco di buono… e tutti gli gireranno le spalle!” Ricordati anche che i parassiti sono escrementi della buona società e delle persone oneste. Mi fa piacere per l’intenso amore verso Elda, l’amore per la propria donna deve essere eterno, perché non è un vestito che si indossa e poi quando non serve più lo si butta in pattumiera. I veri sentimenti devono essere duraturi, eterni.” Apparve Elda, dicendo:” Cerca di vivere bene, caro, io ti sono sempre vicino. Ti aspetto presto!” Luca si raddrizzò sul letto, con gli occhi ancora chiusi, si mise a gridare: “Papà, mamma, Elda, Elda, Elda……….” Il povero Willy, che dormiva sul sofà, spaventato corse vicino al padrone, abbaiando con tutta la forza che aveva in gola: Bau, Bau, Bau!! Si alzò zia Rosa, tutta spaventata. “E’ stato solo un sogno, un sogno molto bello….vorrei che continuasse…….!” Zia Rosa, rassicurata, andò a dormire.
Passarono anni, gli zii erano ormai sulla settantina…… Era il giorno del compleanno di Luca (24.7.1977). Con tre mazzi di fiori si recò al cimitero. Vide Elda seduta sulla sua tomba con tanti fiori, le corse incontro l’abbracciò, la baciò. Elda disse:” Hai visto che sono venuta a prenderti? Questa volta non ti lascerò più! Festeggeremo il tuo cinquantasettesimo compleanno insieme a papà e mamma”. Spuntarono due alette verdi, anche Elda prese la forma di farfallina, dandosi la “mano”, raggiunsero “La valle di Dio”, Il Paradiso. Un odore inebriante di fiori, la gioia di papà e di mamma, una festa grande univa la famiglia. Elda era felicissima! Gli zii sarebbero arrivati fra non molto…………………………
 
 
micheletrotta3@libero.it


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4 Commenti

  1. vince_ditaranto

    Compliementi a Michele Trotta per il racconto. Davvero interessante e proficuo raccogliere su Montenet racconti e poesie degli utenti della comunità. In stile anglosassone, riviste cartacee e/o online che pubblicano racconti brevi e letteratura di ogni genere.

    Conosco molti amici che scrivono, un sezione ad hoc non sarebbe davvero male…..nel caso in cui si volesse rinnovare il nostro amato blog Fico

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