Montescaglioso, vita tra i rifiuti Degrado e dignità nei locali dell’ex biblioteca

Montescaglioso, vita tra i rifiuti
Degrado e dignità nei locali dell’ex biblioteca

Due artisti hanno residenza lì da tre anni nell’indifferenza di tutti: costretti a vivere all’addiaccio e senza acqua. Sono anche gravemente malati

di MARIA ANDRIULLI

Montescaglioso, vita tra i rifiutiDegrado e dignità nei locali dell’ex biblioteca

Scene di ordinario degrado nella ex biblioteca di Montescaglioso

MONTESCAGLIOSO – Non sappiamo se quello che stiamo per raccontare, appartenga a una storia di “ordinaria indifferenza”, o di dignità.
Di certo è una storia vera, fatta di solitudine, abbandono e troppe assenze. Tutto sta accadendo a Montescaglioso, in un luogo fino a qualche anno fa istituzionale, dove è stata governata la vita democratica dei cittadini, ovvero la ex Casa comunale di viale Aldo Moro.
La struttura è parzialmente vuota dal 2011, da quando gli uffici comunali furono trasferiti nel convento femminile benedettino nel centro storico. Doveva ospitare, secondo un progetto del 2011, una Residenza per anziani, ma il progetto è stato spostato dall’amministrazione di centrosinistra, subentrata a maggio del 2011, in altra sede.
Una struttura moderna, di circa trenta anni, oggi destinata in parte agli uffici di Protezione civile, alla Biblioteca comunale e alle riunioni dell’assise comunale nella sala intitolata, manco a dirlo, a Sandro Pertini. Tutto intorno uno stato di totale abbandono, una vera emergenza sanitaria con rifiuti di ogni genere, scarichi fognari a cielo aperto, tubature bucate che hanno prodotto danni alla struttura, infiltrazioni nel tetto della sala consiliare; stanze adibite a ricovero per cani di strada e grandi palme attaccate dal punteruolo rosso. Tutto questo potrebbe appartenere alla serie “spreco della cosa pubblica”, considerando quanto la struttura sia costata ai cittadini; se non fosse che all’interno della struttura, in quelle che erano le stanze dell’Ufficio tecnico e degli assessori, si sta consumando una triste storia di due persone che vivono in una condizione di gravissimo disagio.
Sono due artisti, un pittore lui e una corniciaia doratrice lei. Non è importante la loro identità, sono li dalla fine del 2012, lei mostra un documento di identità in cui noto subito la residenza in “Casa comunale 3”.
Mi raccontano la storia della loro vita fatta di tanti sogni, del vissuto a Torino, dei giorni felici dedicati ai laboratori di pittura e fumetto per ragazzi e di quelle difficoltà economiche che da piccole sono poi diventate insormontabili. La malattia di lui prima, il difficile recupero, e poi la malattia di lei che è poco più che cinquantenne, ormai consumata, oggi pesa solo trenta chili e ha gravi difficoltà di deambulazione.
Lo spazio che gli fu affidato dal Comune per svolgere, in un momento di difficoltà, il lavoro che da sempre è il loro unico sostentamento, è diventato la loro casa. Non c’è acqua, lungo il corridoio tante taniche riempite dal bagno della biblioteca; a terra giornali per raccogliere l’acqua che scende dal tetto. Un fornellino per cucinare, racconta di momenti di vita normale, il letto allestito su dei bancali, unico contatto con il mondo esterno un computer che capta la linea adsl della biblioteca. «Hanno ucciso la cultura. -ci dice lei- Non possiamo che annuire; il suo italiano è perfetto, le frasi compiute, il suo ragionamento fila liscio, ma non abbiamo purtroppo risposte da darle. Chiedono un aiuto, «una casa è tutto quello che chiediamo, ma nessuno vuole darcela», dicono.
Alcuni amici, grazie ai social, li aiutano a vendere qualche quadro che lui dipinge di notte, «quando non sento niente, la notte svela i colori che di giorno non vedi». Mostrano le tante raccomandate indirizzate al sindaco, agli assistenti sociali, al Tribunale dei diritti del malato, al prefetto.
«Tre anni e mezzo che siamo qui, tutti sanno -dice lui- domani (oggi per chi legge ndr) ricovero in ospedale mia moglie, è molto malata». Nelle loro parole non ci sono accuse, ma denunce, appelli a quelle norme che tutelano il cittadino in difficoltà. E’ il fallimento delle istituzioni, delle politiche sociali, del volontariato. La speranza è che questa storia, passata attraverso pagine del Quotidiano, possa avere un finale di riscatto ad opera di una comunità, che per la sua storia umana non è mai stata indifferente e possa essere capace di ridare “dignità” sostituendosi al sistema e alla politica.

 


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