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10 Commenti

  1. ant

    Io credo che sulla Legge 194 ci sia bisogno di molta chiarezza. Innanzitutto si deve dire che la legge sull’aborto è stata una conquista per tutte le donne senza distinzione di credo politico, basti pensare che alle richieste di modifica da parte di Ferrara c’è stato un deciso no trasversale della Binetti e della Prestigiacomo. Partendo da questo dato di fatto bisogna ricordare che le donne sono i soggetti principalmente coinvolti dalla legge e se oggi viene da loro difesa a denti stretti significa che funziona. Non mi voglio addentrare in discussioni etico-scientifiche sul momento in cui inizia, sia dal punto di vista prettamente scientifico, sia da quello giuridico, la vita umana.  Una cosa a me ha colpito molto; in quasi tutti i paesi Europei,tranne che in Italia, è consentita la diagnosi pre-impianto. Ciò serve a  verificare, nelle ipotesi di rischio, che il bambino non possa essere affetto da gravi malformazioni congenite. In Italia, stante questa preclusione, succede che queste malformazioni possono essere riscontrate dopo le prime analisi o i primi accertamenti sul feto e questo determina naturalmente il ricorso all’aborto. Allora mi chiedo se sia giusto tutelare di più qualcosa che non ha ancora vita ma è solo materia, rispetto al momento in cui la formazione del feto è già avvenuta da un po’ di giorni? E’ utile soggiacere alla regola naturale per la quale tutti hanno diritto alla vita, qualunque essa sia, oppure bisogna preferire i rimedi della scienza? Io la risposta l’ho trovata in un articolo scritto su “La Repubblica” che riprendeva una lettera scritta da una lettrice al direttore. La signora lettrice, a seguito della imperizia di un ginecologo, aveva messo al mondo un bambino affetto da gravi malformazioni congenite ed affermò come pur amando follemente il proprio bambino proprio per il suo bene avrebbe voluto mille volte non metterlo al mondo.

    Per quanto riguarda la ricerca sugli obiettori di coscienza pubblicata da Maurizio Bolognetti io credo che sia certamente un dato anomalo ma, rispettabilissimo, dal momento che il personale medico ha la facoltà, in questi casi, di rispondere alla propria coscienza e questa scelta credo che vada rispettata a meno che non è imposta da qualcuno ed in questo caso sarebbe veramente grave.

    1. Ape Maya

      Credo che tra i tanti commenti scritti sull’argomento “Legge 194” questo sia quello con cui s’identifica completamente il mio pensiero. Concordo con Ant su ogni parola. Soprattutto quando si parla di diagnosi pre-impianto. Non è possibile che si preferisca di gran lunga l’aborto di un feto a discapito di una soluzione scientifica che secondo me non nuocerebbe alla Vita, che sia quella di un futuro neonato o della stessa madre. Perché vorrei ricordare, a tutti coloro che sono contrari alla 194, che non bisogna discutere solo della vita del feto, ma anche di quella della madre, vita che la 194 si impegna a salvaguardare. Vita messa in pericolo se il feto crea problemi (sfido chiunque a mettere in discussione la validità dell’aborto terapeutico), vita che deve affrontare decisioni che gravano sulla sua stessa pelle (sfido chiunque a mettere in discussione la pericolosità dell’aborto stesso), vita che deve affrontare turbamenti psicologici derivanti dalle proprie scelte (sfido chiunque a mettere in discussione il dolore che una madre può provare nel dover rinunciare a qualcosa/qualcuno che è dentro di sé). La 194 s’impone il dovere di assistere la donna in queste situazioni, ecco in cosa consiste la conquista delle donne riguardo questa legge. Perché modificarla? In virtù di cosa? Ho letto che si vorrebbe ridurre la soglia temporale entro cui procedere con l’aborto terapeutico in relazione alle scoperte scientifiche in ambito pre-natale, che consentirebbero la sopravvivenza del feto prematuro, rendendo quindi futile l’aborto intorno ai 5-6 mesi. Ma prima di fare questo discorso, vorrei prima interrogare ognuno su un problema: siamo sicuri che tutti gli ospedali siano attrezzati con macchinari di questo tipo? In tutta Italia? Perchè alle volte ho l’impressione che la sanità meridionale sia rimasta indietro di decenni. E se passasse la legge di modifica della 194 e la conseguente riduzione dei tempi dell’aborto terapeutico e questi macchinari non ci fossero nei nostri ospedali? Per esempio, un feto di 5 mesi, che non sarebbe possibile sottoporre all’aborto e che non sarebbe garantito da nessun macchinario per la sua sopravvivenza, che fine farebbe? Si dovrebbe tener conto del serio pericolo che correrebbe sia il feto, sia la madre. Con uno Stato che non sarebbe in grado di assicurare la vita né all’uno né all’altra. Questa modifica della legge sarebbe una conquista in questo caso?

      Secondo me bisogna tener conto di più situazioni possibili che potrebbero verificarsi, prima di modificare una Legge. Non basta basarsi su pochi punti ideologici e far partire per giunta una candidatura elettorale da questo.

      Tuttavia, nutro profondo rispetto per gli obiettori di coscienza, che hanno tutto il diritto di rispondere al proprio modo di pensare senza dover esser messi ogni volta sotto processo.

      1. ciffo

        Non credo che nessuno voglia mettere sotto processo gli obiettori, neanche il radicale Bolognetti. Secondo me dovremmo invece riflettere su un dato importantissimo.
        Una lucana che voglia sottoporsi ad aborto deve andare fuori regione o in una struttura privata.
        Esiste una legge che in pratica in Basilicata non è applicabile visto che ostetrici e dottori sono quasi tutti obiettori. E’ sacrosanto, nessuno può obbligare un dottore a fare qualcosa contro coscienza. Mi chiedo però è giusto che in una struttura pubblica vengano assunti SOLO ginecologi obiettori non assicurando alla cittadinanza il servizio adeguato?
        Tra l’altro non mi meraviglierei se questi obiettori nel pubblico si ritrovano abortisti passando nel privato. Un pò come accadeva per la naja negli ultimi anni di esistenza del servizio di leva…. tutti obiettori per non indossare la divisa…. e poi magari qualche anno dopo un concorso in polizia.
        Credo che in questa vicenda ci lasciamo troppo trasportare dalle nostre convinzioni ideologiche. Dovremmo cercare di essere obiettivi e non solo obiettori. Complimenti ai radicali che portano avanti queste battaglie di civiltà, a prescindere dal proprio pensiero sull’aborto.

  2. vince_ditaranto

    Potrei fare una domanda?

    Ma in Italia esiste un dato certo sulla percentuale degli aborti in relazione alle cause che spingono a farlo??? 

    Siamo sicuri che gli aborti effettuati sono tutti dovuti al fatto che il bambino potrebbe nascere con malformazioni???

    Cosa ne pensate invece delle scelte fatte per motivi diversi??

    Qui non si tratterebbe più di discorsi di legge….ma si andrebbe su tutt’altro tipo di discorsi!!! 

    Secondo voi potrebbe esserci una legge che “limita” nella decisione di abortire se si certifica che rientra nei casi delle cosiddette “gravidanze indesiderate”???

    Sinceramente sono perplesso su questo aspetto della questione.

     

    Aspetto considerazioni.

    1. Ape Maya

      Sinceramente sono perplessa anch’io sulle questioni che poni. Si entra nella sfera della bioetica adesso. Qual è il confine tra la libertà di scelta della madre e il diritto alla vita del feto? Questioni importanti, in cui nessuno, credo, possa ergersi come esperto e sapiente. Il problema è tutto nell’individuare l’inizio della vita psichica del feto, secondo me. Se non si arriva a questo, non si può valutare se la scelta di interrompere la gravidanza nuoccia al feto e si commetta un reato perseguibile dalla legge o no. E non si può valutare il limite tra semplice dissenso morale/religioso e l’omicidio. E finché non si trova soluzione al problema, cosa fare? Creare una legge atta a ledere la libertà di giudizio della madre? Non credo sia la repressione la cura ai mali, piuttosto opterei per una campagna informativa e di assistenza psicologica, come già la 194 dovrebbe fare. Ma, d’altro canto, si arriverà mai a capire quando inizia la vita psichica del feto? E soprattutto, siamo tutti d’accordo sul fatto che sia la psiche a determinare l’inizio della vita che lo Stato dovrebbe impegnarsi a proteggere? Secondo te? Secondo voi?

  3. Maurizio_Bolognetti

    caro Ciffo, hai assolutamente ragione. Il “Radicale” Bolognetti non vuole mettere sotto processo gli obiettori.

     Ma garantire il rispetto della legge ed evitare alle donne lucane l’emigrazione sanitaria.

    Certo, qualcosa ci sarebbe da dire su quei medici che fanno gli obiettori nel pubblico ma non nel privato 🙁

     Ciao M.

     

    P.S.

     

    Un grazie agli amici di Montescaglioso.net Smile

    1. ant

      Certamente i dati evidenziano che questo eccesso di obiettori determina una oggettiva impossibilità nell’applicazione della legge 194 in Basilicata. Però in questo caso l’accusa che viene mossa da Maurizio Bolognetti, opportunamente denunciata in Parlamento e ai mass media, è molto grave. In Basilicata sostanzialmente si può abortire ma solo in strutture private che spero siano autorizzate dal Ministero della Salute e, laddove qualche medico ospedaliero pensi di poterlo fare presso la struttura pubblica, o viene denigrato dai suoi falsi colleghi, o può accadere che durante un aborto si veda piombare la polizia ed arrestato per omicidio volontario. Tutto questo, dal mio punto di vista, è al limite della decenza e, non so quanto della legalità, ma evidenzia ancora una volta che il problema non è la legge 194 ma la sua mancata applicazione. Giustamente corvo poneva un interrogativo molto inquietante: ma quanti aborti sono dovuti a gravidanze indesiderate? Anche qui caro corvo la legge c’entra eccome, perché la risposta va ricercata nella stessa legge 194 che all’art.5 stabilisce come la donna, in questi casi, non deve essere lasciata sola ma  “dovrebbe” entrare in un circuito di assistenza socio-sanitaria in cui partecipano più operatori che hanno proprio il dovere di scongiurare questa eventualità. Inoltre credo che la donna abbia anche la facoltà di disconoscere il proprio bambino un secondo dopo il parto. Quindi questo dimostra come nel caso in cui la legge fosse pienamente applicata, nel caso in cui la società facesse appieno la propria parte, gli aborti indesiderati sarebbero pari a zero considerato anche che negli aborti le prime a soffrire sono proprio le donne.

    1. Cinzia

      Anch’io come Maurizio, ritengo del tutto fuori luogo ed assurda l’obiezione di coscienza nel caso della pillola del giorno dopo.
      Impedirne l’assunzione significa rischiare una gravidanza indesiderata che potrebbe sfociare nel migliore dei casi in un matrimonio “riparatore” (male minore) oppure in un’interruzione volontaria, non sempre praticata a dovere.
      In questo caso, non c’è nessuna vita da proteggere in quanto non si va ad interrompere una gravidanza; la si previene, semmai!
      Pare che in Italia l’obiezione di coscienza riguardo la pillola del giorno dopo non sia regolata chiaramente, come nel caso dell’aborto.
      Mentre nel resto d’Europa si sta discutendo della possibilità di distribuire tale farmaco senza obbligo di prescrizione medica, in Italia si mette addirittura in discussione la liceità della stessa prescrizione.
      Molti medici si rifiutano di prescriverla dicendosi obiettori di coscienza. A questo punto perchè non obiettare anche sulla pillola anticoncezionale e sui metodi contraccettivi in genere? La scienza e la medicina non dovrebbero essere laiche?

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